La trilogia dell’incomunicabilità di Michelangelo Antonioni
I palazzi e il frastuono, la città assordante riflessa sul vetro, realtà impalpabile che risucchia come giù dentro a un baratro, in seno al vuoto estremo dei sentimenti che insolente si mischia al cemento delle grandi costruzioni milanesi. La riflessione intellettuale non sembra essere sufficiente a trovarne salvezza e riparo, non riesce a eludere il meccanismo d’ingabbiamento...
La trilogia dell’incomunicabilità di Michelangelo Antonioni
Vive uno sguardo che, minaccioso e delegittimante, ci rende oggetti; oggetti tra gli altri, prigionieri di una soggettività che intrinsecamente e per natura ci appartiene, ma che non può prescindere dalla soggettività altrui: brutale e inesorabilmente presente, per la quale, giustappunto, noi siamo meramente un ‘oggetto-visto’. Senza troppo uscir fuori dalle suggestioni...
La rappresentazione dei vinti nell’arte, fra eroismo e autocelebrazione
L’antichità classica amava l’impresa bellica, e soprattutto gli atti di eroismo, che servivano da exempla: quando lo storico latino Tito Livio narra le gesta dell’impavido Orazio Coclite, eroe della romanità più arcaica, lo fa esaltandone i tratti più gloriosi – l’eroe che ordina agli altri soldati di abbandonare il ponte su cui stavano arginando...
Giovanni Verga e Italo Svevo agli albori del romanzo italiano moderno
Raggiunto il traguardo della estenuante maratona risorgimentale l’Italia, da poco politicamente unita, si trova ad un punto di svolta epocale, soglia di impegni ed attese forse ancora più gravi degli anni di lotta appena trascorsi: il neonato Regno d’Italia, al momento esistente solo nominalmente, deve darsi assetto istitutivo, riorganizzare le regioni acquisite, creare un tessuto...
Riflessioni sulla Grande Guerra a cent'anni dall'attentato a Francesco Ferdinando
«Ho paura che né io né voi possiamo arrestare la marcia del tempo». «Boëldieu, io non so chi vincerà questa guerra. La sua fine, qualunque essa sia, sarà la fine dei Boëldieu e dei Rauffenstein». «Forse non ci sarà più bisogno di noi». «E voi non trovate che sia un peccato?» «Forse». Al...
Il provinciale microcosmo dell’Italia contemporanea
«Per conoscere un uomo bisogna studiare non il suo silenzio né il suo modo di parlare o di piangere o di infiammarsi alle idee più nobili, ma il suo riso. Se, per lungo tempo voi non avete potuto decifrare un carattere, e ad un tratto ci riuscite ciò è perché quell'uomo ride molto francamente. Allora tutta la sua anima vi si presenta come su una mano. Quell’uomo...