Ludovico Antonio Muratori

Vignola, 21 ottobre 1672 – Modena, 23 gennaio 1750

Taglio agostiniano e giansenista danno alla vocazione del giovane Muratori gli studi modenesi che sotto l’abate Bacchini l’avvicinano al metodo di critica storica dei padri maurini, com’è Jean Mabillon: se comincia a Milano, dov’è bibliotecario dell’Ambrosiana (1695-1700), il dialogo con i critici del dogma ove vita natural durante cerca all’Italia un’uscita dalla «crisi della coscienza europea» integrando alla tradizione tridentina originaria, ostile alla superstizione, le novità filosofiche e scientifiche dell’Oltralpe cattolico, anche eterodosso (Riflessioni sopra il buon gusto nelle scienze e nelle arti, 1708-15; Della regolata divozion de’ cristiani, 1747), è ritornato a Modena, sotto Rinaldo I d’Este, che Ludovico Antonio Muratori si consacra al mestiere di storico che lo immortala. Chiuso nei libri, ma attivo in parrocchia e collegato al mondo da infiniti epistolari, interroga come Leibniz una messe oceanica di fonti medievali e con le Antichità estensi (1717) inaugura una storiografia capace, sostenendo contro Roma il giurisdizionalismo imperiale, di abbattere il muro tra sacro e profano per liberarsi dall’apologetica verso la verità; di dare al Medioevo, tra i monumentali Rerum Italicarum Scriptores (1723-38) e le Antiquitates Italicae Medii Aevii (1738-42), il volto d’una civiltà autonoma, barbarica culla dell’Italia come entità unitaria, qui illuminata da una modernissima «Kulturgeschichte».


Parte della serie Religiosi

Commenta