Girolamo Savonarola

Ferrara, 21 settembre 1452 – Firenze, 23 maggio 1498

 

Spiriti e tempi corrotti lo invocano domenicano, e nella Firenze laurenziana, dov’è nel convento di San Marco (1482) prima lettore e poi priore, Girolamo Savonarola predica e profeta un «flagello» rigeneratore per Chiesa e Città. Lo vede incarnato in Carlo VIII quando cala sull’Italia (1494): all’autonoma riforma osservante avviata nei conventi toscani Savonarola affianca allora la promozione d’una nuova Res publica fiorentina. Ma intorno a lui si divide la città. Il suo profetismo invita a sprezzare il mondo e invasa i «Piagnoni» fino ai «bruciamenti di vanità», ma critica duramente la Santa Sede e suscita l’attenzione dell’esecrato Alessandro VI Borgia: lo convinceranno gli «Arrabbiati» ad abolire la Congregazione di San Marco (1496), per indebolire il frate già privato dalla Lega Santa del sostegno francese (1495). Segue la scomunica (1497), e Firenze gli vieta di predicare quando ai sospetti germogliati nelle sue lotte intestine s’associa il terrore dell’interdetto pontificio; un ingenuo fratello invoca l’ordalia del fuoco, ma il miracolo risolutivo non arriva, e gli «Arrabbiati» assaltano San Marco. All’escatologia tutta medievale d’un frate deciso a governar «coi paternostri», come dice Machiavelli, la città del Rinascimento non può credere se non finché s’accorda ai suoi interessi terreni: perciò Savonarola muore impiccato e arso.  


Parte della serie Religiosi

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