Basilio Bessarione

Trebisonda, 2 gennaio 1403 – Ravenna, 18 novembre 1472

È al concilio di Ferrara e Firenze (1438-9), quando ubriachi d’universalismo umanistico si decide la riconciliazione della Chiesa greca con la latina, che il monaco bizantino Bessarione, arcivescovo di Nicea, s’impone quale mediatore culturale sulla scena del Rinascimento italiano: creato cardinale da Eugenio IV Condulmer e così, dopo anni di curia, asceso fino al patriarcato di Costantinopoli (1463), Basilio Bessarione fallirà nell’impresa di convincere la cristianità mondana e ribollente del Quattrocento alla crociata contro il Turco ora assiso a Bisanzio (1453), malgrado l’energia d’oratore e diplomatico che v’investe, e la promettente alleanza di Pio II Piccolomini con Venezia (1463). Riesce, invece, nell’opera di promozione dello studio del greco di cui dà idea la biblioteca che donerà all’amata Venezia (1468), embrione della Marciana; ma, soprattutto, di diffusione della filosofia platonica, che contro l’aristotelico Giorgio di Trapezunte difende nell’In calumniatorem Platonis (1457-8), capolavoro greco tradotto in latino rivolto ad evidenziare l’affinità profonda del cristianesimo, anziché con l’aristotelismo, col platonismo; episodio celebre dell’inesauribile litigare dei greci, che ai latini indica quanto il dubbio, il dissidio, la competizione delle idee travaglino anche gli eredi del monolite ch’è creduta l’autorità dell’antico, e che infatti proprio allora comincerà, lentamente, a spaccarsi sotto il martello della critica.  

 

Parte della serie Religiosi

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