Reza Pahlavi

Alasht, 16 marzo 1877 – Johannesburg, 26 luglio 1944

Cresciuto da un militare amico di famiglia, Reza Khan si trova al comando della Brigata Cosacca dell’esercito persiano quando il suo Paese è sull’orlo di cadere in mano sovietica. Ma l’invasione è rintuzzata dal colpo di Stato che nel 1921 vede Reza insediarsi saldamente in Teheran e, di lì a poco, convincere il parlamento (Majles) riunito in Assemblea Costituente a incoronarlo nuovo Shah (1925) di Persia per avviare una cruciale fase di cambiamenti: ispirandosi all’attività riformatrice di Atature facendo leva sui cospicui proventi petroliferi, peraltro fonte perenne di tensione con i propri custodi britannici, il governo autoritario di Reza Pahlavi impone al Paese, ribattezzato Iran (1935), di abbracciare la modernità occidentale, espandendo ferrovie e industrie, fondando un sistema scolastico all'europea e battagliando contro i costumi tradizionali della religione islamica difesi dal clero sciita capeggiato dall'ayatollah Modarres. Il merito implicito di aver spinto l’Iran a ripensarsi e cambiare nel confronto con l’Occidente moderno non può però nascondere una conduzione dittatoriale e personalistica del regime dalle molte ombre che si concluderà con l’invasione anglo-sovietica del 1941 e l’abdicazione dello Shah.


Parte della serie Autoritari

Commenta