Adolf Hitler

Braunau am Inn, 20 aprile 1889 – Berlino, 30 aprile 1945

Quando la Germania crolla sul Fronte Occidentale, al termine della Grande Guerra, il volontario Adolf Hitler è convalescente, ferito agli occhi dai gas. Convinto che la sconfitta sia dovuta  alla  «pugnalata alle spalle» inferta da cospiratori ebrei e comunisti, Hitler crede già allora nel mito della razza ariana e nella necessità del suo dominio. A Vienna, dove ha provato a diventare un artista, Hitler aveva rinnovato l’antigiudaismo cattolico di famiglia con le teorie razziali di Gobineau e Chamberlain. All'ordine della Repubblica Weimar, che tenta di inventare una Germania democratica, egli risponde col putsch di Monaco (1923) per rovesciare l’universo creato dai trattati di Versailles e ricostruire la Grande Germania. Verso quest’obbiettivo totale, maldestramente teorizzato nel Mein Kampf (1925), Hitler impegnerà il ricostruito Nazionalsozialistiche Deutsche Arbeiterpartei. La sua ascesa politica, condotta al successo quando ottiene gli estremi poteri di cancelliere e presidente tra il 1930 e il 1935, era certo stata favorita dalla rovina economica del 1929 ovvero dal malcontento di masse nazionalizzate ma mai del tutto democratizzate, dalle aporie della stessa Costituzione weimeriana e dall’azione volentieri terroristica, e sempre lobbistica, del partito di cui è Führer. Sia Hitler «padrone del Terzo Reich» o «dittatore debole», travolto dallo stesso (dis)ordine che crea per mantenersi fedeli le varie consorterie di potere esistenti al di sopra del consenso organizzato; sia che programmi fin dall’inizio lo sterminio, o tutto accada accidentalmente, nel contingente incontrollabile di una guerra impossibile – sia che si riconosca in Hitler una ragione o solo psicosi e follia, distruggendo la Germania e l’Europa ben oltre le macerie, i lager e i milioni di morti, egli ha dato all’umanità nuovi peccati da cui redimersi. Separato dal suo essere umano, già personaggio leggendario, oggi Hitler domina il linguaggio e l’immaginario, e volentieri si lascia usare per indicare dov’è il male. 

Si ringrazia Filippo Luti per la preziosa collaborazione

 


Parte della serie Fascismi

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