Montale in Love

Scritti ridicoli – Lettere a Clizia

21 Marzo 1934
«I pesci si riproducono senza saperlo e senza preoccupazioni, e questo deve essere molto satisfactory. Noi invece… è meglio farne a meno. But I love every inch of you – and this is terrible. I believe Platone was a sort of Bigongiari (Dino), though he liked children not platonically. I don’t like to have children in my bed (never have I tried to have): I hate pederasti. But individually they are nice».

10 Dicembre 1934
«Cara, le lettere, gli snapshot e tutto il resto sono per ora nel mio cassetto del W.C. Quando li porterò at home sta sicuro che nessuno frugherà fra i miei papers e che su questo argomento non ci sarà da discutere con nessuno. Non accetterei una schiavitù di questo genere, e il pericoloso era appunto questo: una certa illusione di libertà che rendeva il mio stato abbastanza tollerabile, finché naturalmente non c’era nessuna Irma all’orizzonte (e chi poteva attenderne più una nel paese del no love?)».

Maggio 1935
«Alas! Mi dici che se cadi in half love per qualcuno provi un senso di sin. Senza diritto di averla provo una gelosia ridicola. Chi è questo uno? È possibile quest’altra mia sciagura? E posso evitarla? Lo merito?? È possibile questo mio parlarti come un essere normale, civile? Non sono forse un wap? Esiste ancora una mia rispettabilità? Potrò più portare alta la fronte? Passo da momenti di assoluta fiducia (in me) ad altri di pauroso collasso. E non mi manca la fiducia (in te); solo I wonder fino a quando e se potrò ripagarla degnamente. Certe sere mi addormento nella speranza di non svegliarmi più: poi mi rimprovero (per te) di queste idee».

Eugenio Montale, Lettere a Clizia


Quando, nel luglio 1933, l’italianista americana Irma Brandeis arriva a Firenze per intervistare Eugenio Montale al Gabinetto Vieusseux (o «W.C.», come lui lo ribattezza) di cui in quegli anni è direttore, non si immagina certo di diventare presto Clizia, la donna-angelo che lo salva nelle Occasioni e lo illumina ne La bufera e altro. La sua prima impressione di lui non è delle più raggianti: lo trova simpatico ma «davvero semplice, alquanto brutto e spesso, persino, piatto», tanto da non riuscire ad avere con lui una conversazione con «dieci parole degne di essere ricordate». Insomma incapace di esprimersi, noioso e pure bruttino. Non esattamente il miglior endorsement per un futuro premio Nobel (fatta eccezione per il bruttino). Un mese dopo, Irma comincia a ritrattare: «Il grande poeta non sa parlare. Mi dice, umilmente, delle cose stupide. E mi piace adesso, non perché somiglia tanto alla sua opera, ma perché non ci somiglia affatto!». Tra i due nasce così  (nonostante Eugenio sia già da tempo in una relazione con la «mosca» Drusilla Tanzi, sua futura compagna e moglie) una bruciante storia d’amore, spesa in agosto per le strade e gli hotel di Firenze. Il 5 settembre 1933, finita l'estate, la Brandeis si imbarca sul transatlantico Rex per tornare in America, con la promessa di un arrivederci. Separati dall’Oceano Atlantico avviano un’intensa e travagliatissima corrispondenza epistolare – costellata di drammi postali – sotto l’ombra lunga e sofferente di Drusilla, che minaccia due volte di suicidarsi se il poeta si trasferisse oltreoceano da Irma. Nelle 156 lettere (desecretate nel 2006 dopo vent’anni dalla morte di Clizia) che Montale le scrisse fino al 1939, quando la guerra negò loro ogni comunicazione, emerge il ritratto di un uomo insicuro, goffo, per nulla eroico, capace di scrivere in maniera perfettamente ridicola interpolando l’italiano con un discutibile slang americano. Lei è lontana, lui dice di volerla raggiungere ma alla fine rinuncia sempre e continua soltanto a scriverle, rimandando tutte le decisioni nello scherzo, nellaffetto, nelle piccole bugie e gelosie di un gioco epistolare che col tempo si fa sempre più virtuale e doloroso. Il delirio dimmobilità che fin dagli Ossi lo paralizza è qui, nella sua versione più intima e sincera, disperato appello alle sciocchezze e ai sentimenti semplici di fronte all’impotenza, il registro minore di una storia senza coraggio. Tolto alle vesti di poeta laureato resta povero uomo «guilty of loving» (come lui stesso si definisce), che col mestiere della scrittura tenta di tenere in vita, finché può, un amore destinato a spegnersi into the Ocean.

 

Springtime is coming and the Lungarnos are beautiful
Eugenio Montale

 

Pubblicato su L'Eco del Nulla N.2, "Distanze", Primavera 2015
Acquistabile online su Diogene Multimedia


Parte della serie Scritti ridicoli

Commenta