Malattie brutte

Il sonno della salute genera mostri

Un breve e inesaustivo elenco di malattie davvero brutte, poco rassicuranti, anche dolorose, che nella storia dell’uomo hanno generato prodigi della malformazione (e qualche incubo). 

 

Sindrome di Proteo
Identificata per la prima volta dal dottor Michael Cohen nel 1979, la sindrome di Proteo è una delle più rare malattie genetiche conosciute, tanto da essere stata individuata finora solo in 200 soggetti. Il suo nome si deve alla capacità della malattia di deformare, come il dio Proteo, il corpo umano in maniera imprevedibile. Chi ne è affetto è condannato a crescere: pelle, ossa e tessuti si sviluppano abnormemente portando a mutazioni grandiose e singolari, con manifestazioni tumorali su buona parte della superficie corporea. Il caso più celebre – recentemente riconosciuto – è quello di Joseph Merrick, The Elephant Man (da cui il film di David Lynch a lui ispirato), star dell’età vittoriana per l’eccezionalità delle proprie malformazioni. Morì soffocato nel sonno dalla pesantezza della sua testa, per aver cercato di dormire in posizione orizzontale. Riportando finalmente tutto alla normalità.



Porfiria eritropoietica congenita
È la più insolita fra le varie forme di porfiria, chiamata anche Morbo di Günther, da colui che la descrisse nel 1911. Alcuni dei suoi sintomi sono la fotosensibilità della pelle e degli occhi, forme di anemia più o meno accentuate e lo scolorimento dei denti. Quando Bram Stoker dava vita, nel 1897, al celebre personaggio di Dracula ispirato a Vlad III di Valacchia l’impalatore, si stava interessando proprio a questa malattia. L’aspetto cagionevole e poco rassicurante di chi la contrae ha in parte stimolato la fantasia gotica del vampiro, creatura semi-morta assetata di sangue che, calata la notte, esce dalla propria bara per molestare le giovani vergini. Questo genere di porfiria può infatti, in alcuni casi, ledere il sistema nervoso portando ad un coma profondo, diagnosticabile – dalla medicina di fine ‘800 – come caso grave di decesso. Posti anzitempo nelle bare, al loro risveglio i poveri malati bussavano per reclamare il proprio posto fra i vivi. Facendo morire di paura tutti i cattolici dell’epoca.


Diphallia
Detta anche Difallia o, più esplicitamente, duplicazione del pene, è una malattia rarissima che conta nella storia della medicina appena 100 casi. Il primo caso fu riportato da Johannes Jacob Wecker nel 1609. Consiste nello sviluppo di un doppio pene, e generalmente – come riporta uno dei pochi studi a riguardo sull’Iranian journal of pediatrics – si accompagna ad altre patologie come lo scroto ectopico, lo scroto bifido, l’ipospadia, l’ano imperforato e deformità vertebrali di vario genere. Uno dei casi più studiati è quello di Juan Baptista dos Santos, nato in Portogallo nel 1843. Oltre ad avere doppi genitali, manifestava anche, in aggiunta alle due normali gambe, un terzo arto mobile di cui, però, non aveva il pieno controllo. All’età di 22 anni un rapporto medico registrò – chissà come – che aveva un formidabile appetito sessuale, la cui ampia soddisfazione era permessa dalla possibilità di alternare i due organi durante la copula. Tuttavia, contrariamente a quanto si possa pensare, è clinicamente riconosciuto che avere due peni non aiuta ad avere più donne.



Pubblicato su L'Eco del Nulla N.3, "Indagini e ricerche", Autunno 2015
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