Giuseppe Garibaldi

Nizza, 4 luglio 1807 – Caprera, 2 giugno 1882

«Iniziato ai sacri misteri della patria» nella Giovine Italia di Giuseppe Mazzini quando ancora nel 1833 è capitano mercantile, Giuseppe Garibaldi è dalla fallita insurrezione in Savoia (1834) spinto in Sudamerica, dove massone combatte per il Rio Grande do Sul e per il giovane Uruguay. Eroe dei due mondi quando con la moglie Anita torna in Italia per servire volontario Carlo Alberto nella Prima Guerra d’Indipendenza  e poi la Repubblica Romana (1848-9), Garibaldi fugge ancora, a New York dov’è candelaio con Antonio Meucci, per ancora tornare in Italia riconquistato dalla politica realistica di quel Cavour che non ama, ma che seguirà quale convinto assertore della soluzione monarchica di Vittorio Emanuele II. Affiliato perciò alla Società Nazionale e comandante dei Cacciatori delle Alpi in quella Seconda Guerra d’Indipendenza (1859) che da Villafranca lo porterà per poco tempo a chiudersi nel privato prima di tentare, col tacito assenso di Torino, l’impresa dei Mille, tra Marsala e il Volturno si consacra genio militare e insieme politico pronto all’«obbedisco» per farsi leggenda di un Risorgimento ove pure Garibaldi sa trovare il nemico dell’Aspromonte e al fondo, quando tutto è finito e pure inconcluso, la delusione di un’Italia che non è quella sognata. 

 


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