Alle porte della spiritualità

Su La verità su tutto di Vanni Santoni, storia di formazione metafisica tra sacralità, politica e letteratura

Cleopatra Mancini sta guardando un video pornografico, nel quale crede di riconoscere Emma, la sua ex-fidanzata; non ne è sicura al cento percento, ma più la sua attenzione si focalizza sulla ragazza e più ne è convinta. Il filmato non è poi dei migliori, e forse non è nemmeno troppo eccitante. Emma – o colei che le somiglia –, agli occhi di Cleopatra, restituisce l’immagine di una donna costretta a stare lì, svuotata da ogni piacere o coinvolgimento: ed è qui che Cleo mette in atto una sorta di auto-analisi, addossandosi ogni colpa per le sventure patite da Emma, da lei lasciata per Laura, la sua attuale compagna. Comincia così a porsi domande sul male: prima su quello fatto a Emma, poi su quello perpetrato ai danni di altre persone sepolte nel suo passato. Cleo, nel ripercorrere la sua vita, non trova comunque alcun episodio davvero grave da giustificare un senso di colpa tanto prepotente, se non piccole cattiverie su dei coetanei, quindi niente di diverso da quanto fatto da bambini e adolescenti della sua generazione. Tuttavia, il suo rimuginare è una miccia in grado di scuotere la sua esistenza di giovane donna, tutto sommato stabile e soddisfacente sotto il profilo lavorativo e sentimentale. Ma dentro Cleo ardono sensazioni più intense, che la portano a confrontarsi col male in modo man mano sempre più serio e stratificato, fino a prendere piena coscienza di una dimensione spirituale mai esperita prima, o quantomeno non nelle modalità con cui affronta il suo percorso di radicale cambiamento.
 

In La verità su tutto il lettore, nel volgere di poche pagine, viene catapultato in un vortice da cui, malgrado la complessità dei temi affrontati e l’elevatezza di certi riferimenti – politici, letterari, filosofici, teologici –, non riesce a staccarsi


Inizia così La verità su tutto (2022), l’ultimo romanzo di Vanni Santoni, non nuovo a incursioni nel trascendente, ma mai abbastanza da farlo divenire il nucleo fondante di una trama. In più, se finora l’autore ci aveva perlopiù abituati a un sistema di personaggi corale, qui avviene il contrario, poiché l’intera narrazione ruota attorno a Cleo, ai suoi dubbi e alla strada che, da ricercatrice di sociologia, la condurrà al mutamento in una mistica con un milione di adepti al suo seguito. Ciò non avviene in un giorno, si capisce; anzi è una graduale ricerca di sé, costantemente votata alla dicotomia bene-male. Il lettore, nel volgere di poche pagine, viene catapultato in un vortice da cui, malgrado la complessità dei temi affrontati e l’elevatezza di certi riferimenti – politici, letterari, filosofici, teologici –, non riesce a staccarsi. Perché Santoni pure in questa circostanza non nasconde le sue consuete pennellate di leggerezza, utili a dare una solida struttura a un libro che, seppur costellato di rimandi extra-testuali, non rinuncia alla chiarezza del racconto, rendendo La verità su tutto un testo fruibile da una platea più ampia di quanto non possa apparire a una lettura superficiale. Il tutto, e il bello risiede pure in questo, è supportato da una prosa densa, dal lessico ricercato e dal periodare articolato, che guarda in prevalenza a Thomas Bernhard (citato per l’appunto più di una volta) e a Mircea Cartarescu, penna amatissima dallo scrittore valdarnese, che qui compie un piccolo miracolo stilistico: far convivere il registro colloquiale con quello raffinato e letterario, evitando nel contempo giri di frase paludati e dando a chi legge un effetto monologo-intervista sorprendentemente scorrevole – in fondo, s’intuisce sin dal principio che Cleo si rivolge a un interlocutore.
 

Immagino che qualcun’altra si sarebbe comportata in modo differente, avrebbe prima di tutto tentato di sincerarsi che fosse veramente Emma quella nel video, le avrebbe scritto, l’avrebbe chiamata con una scusa; forse, dato che la faccenda era così tormentosa, sarebbe andata fino a Stoccolma, là dove un bel giorno l’avevo lasciata e dove si poteva presumere abitasse ancora, a chiederglielo di persona, ma per me – allora non lo sapevo, ma lo vedo bene adesso, nel palco del ricordo: un cambio di frequenza netto – la questione cominciava a non esser tanto chi fosse la ragazza nel video, quanto il male che avevo fatto: poteva proprio essere Emma, e poteva essere davvero tutta colpa mia, e di fronte all’esistenza di questa possibilità, cosa importava chi fosse, poi, la ragazza nel video?


Ma se la cifra stilistica è senza dubbio un punto di forza del romanzo, pure l’architettura narrativa e la caratterizzazione di Cleo, personaggio dalle molteplici sfumature, non sono da meno. La protagonista, come avviene pressoché sempre nei libri di Vanni Santoni, peculiari per il loro essere comunicanti tra loro sin dagli esordi, porta sulle spalle una lunga gestazione: compare negli Interessi in comune (Feltrinelli, 2008; poi Laterza, 2019), nel racconto Emma e Cleo, parte dell’antologia L’età della febbre (minimum fax, 2015) e in Muro di casse (Laterza, 2015), romanzo-reportage che giocoforza fa la sua comparsa anche in queste pagine, cioè quando un certo V. (chi si celerà mai dietro questa lettera puntata?) va a intervistare Cleo nel dipartimento universitario a proposito della sua esperienza con i free-party – fino a quel momento, a detta di lei stessa, il culmine della sua attività politica.

Già, in fondo cos’è La verità su tutto se non in primis, oltreché un viaggio mistico-spirituale, un manifesto politico? Cleo muove i primi passi nei collettivi studenteschi, dove fa da subito mostra di sé in quanto leader, trascinatrice e catalizzatrice di idee, brava a circondarsi di persone disposte ad ascoltarla. È una ragazza da un lato a digiuno di particolari amicizie, dall’altro capace di attrarre a sé i tipi umani più disparati. E se ciò sopravvive ancora nei suoi ricordi di studentessa di Scienze politiche, significa che in lei tale attitudine non si è mai del tutto sopita: il lettore lo deduce seguendo le tappe della sua conversione la quale, strano a dirsi, nasce dapprima con l’iscrizione a un nuovo corso di laurea, Lettere. La letteratura, affermano sia Santoni sia Cleo, può ancora farsi strumento fondamentale di conoscenza, adatto all’esplorazione dell’Io. Scrollarsi di dosso la sociologia, o meglio ripensarla in un’ottica sacra, sarà utile alla ragazza per comprendere in quale misura la letteratura sia più incisiva della stessa filosofia nello sbrogliare la matassa del problema del male: da qui, le letture di Huxley, Thoreau, Jünger, Machen, Hamsun, Calasso e altri ancora; il tutto mentre Cleopatra dialoga con il tulpa (entità incorporea, nonché forma-pensiero manifestata nella cultura tibetana) di Simone Weil; per non parlare di Morelli, anziano frequentatore della biblioteca universitaria fiorentina e fautore di molti consigli letterari e saggistici – anche lui frutto dell’immaginazione di Cleo.
 

La meditazione e gli psichedelici hanno un’affinità naturale, guardano nella stessa direzione. È abbastanza logico, visto che un’esperienza psichedelica pienamente riuscita reca in uno stato di “connessione col tutto” analogo a quello del nirvana o nirvikalpa samadhi che dir si voglia, ma l’esperimento andò oltre le mie aspettative. Anche con una dose molto bassa, che normalmente non avrebbe quasi avuto effetti visionari, la combinazione con la meditazione non si limitava a far esplodere, come è naturale, solo la capacità di visualizzazione, ma rendeva anche molto facile entrare rapidamente in un virtuoso stato di samadhi.


Il passaggio dalle umane lettere ai testi sacri è una conseguenza quasi fisiologica: non saranno moltissimi i passaggi che portano la ragazza dai Vangeli ai Veda induisti: e giunta fin qui, si muove come un’eroina di un romanzo di formazione metafisico; va a visitare più comunità mistico-religiose, a partire dagli Hare Krishna fino ai Folletti pistoiesi, per poi approdare al Paradisino, eremo posto sopra l’abbazia di Vallombrosa, dove John Milton scrisse una parte del Paradiso perduto.

[…] he stood and call’d
His Legions, Angel from, who lay intras’t
Thictk as Autumnal Leaves that strow the Brooks
in Vallombrosa, where th’Etrurian shades
High overarch’timbow’r; […]


La località appartenente al comune di Reggello, in provincia di Firenze, è un luogo centrale e simbolico anche ne I fratelli Michelangelo (Mondadori, 2019), libro di cui abbiamo scritto a suo tempo su queste pagine che, se riletto a distanza di tre anni, può essere considerato come un esperimento costituito da più micro-romanzi per arrivare alla maturità espressiva e al flusso ininterrotto de La verità su tutto.

Come è facile intuire, Cleo non trova il suo compimento al Paradisino, benché anche lì sia divenuta una specie di punto fermo per Antonio, Girolamo, Nami, Sayori, Alejandro e altre persone transitanti o in pianta stabile nella comunità dell’eremo. La sua incarnazione definitiva sarà invece tra Pontremoli e l’India, a Shaktiville: è lì che avviene lo straordinario incontro con Kumari Devi e dove Cleopatra Mancini cambia nome in Shakti Devi. Nel contesto della secolarizzata società occidentale, La verità su tutto non si pone soltanto come una questione privata tra la sua protagonista e i suoi interrogativi sul male, ma anche come una storia universale che abbraccia il sacro, il misticismo, la spiritualità e le loro possibili collocazioni nella sfera contemporanea, dove talvolta alcune discipline sono entrate a far parte della routine di una parte della popolazione, come per esempio lo yoga o la meditazione.
 

Il romanzo di Vanni Santoni abbraccia il sacro, il misticismo, la spiritualità e le loro possibili collocazioni nella sfera contemporanea, dove talvolta alcune discipline sono entrate a far parte della routine


Era un compito arduo riuscire a cristallizzare una tale densità di temi in trecento pagine: eppure Vanni Santoni porta a termine l’impresa con grande successo. Senza scordare l’ironia, la toscanità, i rimandi alla vita di provincia e a una certa cultura pop infantile o pre-adolescenziale, a varie contro-culture, su tutte il rinascimento psichedelico e i rave, l’autore ha scritto un romanzo dalle infinite implicazioni sociali e individuali, firmando quello che finora è il miglior libro della sua carriera.


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