Pietro Nenni

Faenza, 9 febbraio 1891 – Roma, 1 gennaio 1980

Repubblicano fin da giovanissimo e tanto che conosce il carcere entro i vent’anni, Pietro Nenni s’impone quale esponente di spicco del movimento dei lavoratori romagnolo: segretario della Camera del Lavoro di Forlì, organizza scioperi contro l’impresa di Libia (1911) ed è protagonista dei fatti scatenanti la Settimana Rossa (1914). Interventista di sinistra, farà la guerra per poi aderire al Partito Socialista (1921) e schierarsi risolutamente contro il fascismo, così in patria da direttore dell’«Avanti!» come in Francia, dove emigra (1926) dopo ripetuti arresti. Segretario generale del PSI in esilio a Parigi, sarà commissario politico in Spagna, ma l’invasore tedesco lo consegnerà alle autorità italiane; dal confino a Ponza, tuttavia, Nenni tornerà a guidare il Partito Socialista durante la Resistenza e la guerra civile, favorendo una comune linea d’azione col PCI. All’impegno nella Costituente, agli alti incarichi di governo sostenuti al principio della Repubblica Nenni farà seguire, dopo l’invasione sovietica d’Ungheria (1956) e l’affermazione della formula di governo di centrosinistra, un riassetto autonomista del partito a favore della riunificazione coi separatisti del PSDI di Saragat, che saprà realizzare per quanto brevemente (1966-9), e dell’attiva partecipazione ai governi della Democrazia Cristiana d’un Partito Socialista di cui sarà Presidente fino alla morte. 

 


Parte della serie Politici

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