Nuovi vangeli del corpo

Cura, deformazione e estasi dei corpi in La porta del cielo di Ana Llurba e Il libro di X di Sarah Rose Etter

Il passaggio che avviene nei due romanzi di Ana Llurba e Sarah Rose Etter, rispettivamente La porta del cielo e Il libro di X, è quello tra adolescenza ed età adulta, tra speranze ed effettive possibilità. Come altre autrici contemporanee, Llurba ed Etter scelgono la speculative fiction per raccontare cosa significa desiderare e sopravvivere ai propri desideri come giovani donne. La crescita che le protagoniste dei due romanzi devono affrontare comprende ostacoli, inganni, territori incomprensibili e apparentemente inesplorabili. Per trovare una via di uscita e scavare il proprio sentiero in mezzo agli obblighi e agli impedimenti, entrambe le protagoniste, Estrella e Cassie, dovranno mettere al centro delle proprie storie il loro corpo. Imparare a conoscere le trappole che questo contiene, quale malessere può nascondere, ma anche riuscire a esprimere i desideri di cui questo ha bisogno.
Cassie è la protagonista di Il libro di X, debutto dell’autrice americana Sarah Rose Etter, portato in Italia da Pidgin Edizioni. Cassie, come sua madre e sua nonna, è nata con il corpo annodato e negli altri suscita disgusto e repulsione; crescendo, a Cassie, quel corpo causa anche dolore. La prima a ricordarle quanto sia imperfetta e quanto la perfezione sia necessaria alla sopravvivenza è la madre. È con lei che la ragazza passa le sue giornate, mentre il fratello e il padre, con il quale ha un rapporto molto più rilassato, lavorano alla cava di carne vicino alla loro abitazione. La cava è una miniera da cui si estrae carne cruda appunto. Un luogo mitico ricevuto in eredità dagli avi e loro unica fonte di sussistenza.
 

Qualcuno vive in un inferno? Che cerchi di sfruttarlo al massimo


È interessante notare, fin dall’infanzia di Cassie, quanto il suo corpo annodato sia in difetto rispetto ai corpi degli uomini che la circondano, che nella cava riescono a percepire, poggiandosi sul terreno, dove si trova la carne migliore. Eppure la stessa Cassie cercherà il suo posto all’interno della cava, all’interno della propria famiglia, fino a che un abuso la porterà lontano, in città. La storia di Cassie è una storia lineare che parla della ricerca del proprio posto nel mondo, un romanzo di formazione in cui tuttavia la protagonista viene sempre rigettata a riva a causa delle parole, dei gesti delle persone che la circondano, che riescono costantemente a invalidarla a causa del suo corpo non conforme. In esergo al romanzo, Etter ha inserito una citazione dell’artista italiana Carol Rama: «Qualcuno vive in un inferno? Che cerchi di sfruttarlo al massimo». Etter, in un’intervista, ha spiegato come le opere di Rama siano riuscite ad aiutarla a mettere a fuoco il corpo femminile che voleva raccontare: contorto, ma in cerca della luce.

L’eredità apparentemente mostruosa che Cassie ha ricevuto la conduce lontana dalla famiglia, lontana dai suoi desideri talvolta, ma sempre più vicina a trovare il posto giusto per lei. Quello che Cassie cerca di fare in tutto il romanzo è trovare la giusta misura per rapportarsi al mondo materiale che la circonda. Alcuni gesti rituali che compie nelle diverse fasi che attraversa (sfregare i limoni sulle pareti della casa d’infanzia, battere a macchina nel suo primo lavoro, scavare nel giardino della sua casa isolata a fine romanzo) la ancorano a terra. Ma Etter inserisce anche visioni, deliri apparenti nei quali Cassie non ha problemi ad interagire con la realtà o a comprenderla:

Non riesco a smettere di guardare le mie terribili viscere, a guardare quanto sono diventata miserabile lì, quanto è bello il marcio.
La mia ferita continua a splendere a ogni respiro, una tremenda sera piena di stelle che luccicano dentro di me.


Questo, per Cassie, significa sfruttare l’inferno. È il suo corpo annodato, le scelte volte a portare a fondo tutti i desideri, che riescono a innescare quelle visioni capaci di sistemare, una volta per tutte, l’aspetto che la quotidianità deve avere. Grazie alle visioni, l’eredità che Cassie possiede diventa accettabile e il suo corpo da fardello si trasforma in strumento. Il libro di X non è altro che una guida, un Vangelo, del corpo di Cassie, un’opera che proviene direttamente da quel nodo che per molto tempo l’ha ancorata troppo ferocemente al terreno.

Dall’altro lato sta la vita di Estrella, raccontata dall’autrice argentina Ana Llurba in La porta del cielo (Eris Edizioni). La ragazza, appena adolescente, viene tenuta prigioniera con altre giovani donne da un uomo che abusa di loro e da una donna adulta sua complice. I due sono gli ultimi sopravvissuti di una setta, che loro stessi hanno sterminato, convinta che la salvezza sta nello spazio e che un giorno gli uomini giusti ascenderanno al cielo e troveranno la Terra Promessa su Betelgeuse. La vita di Estrella è una vita fatta di menzogne, nascosta in un bunker che chiama Astronave, tenuta prigioniera da un uomo che si fa chiamare Comandante, vincolata a credere alla salvezza tramite un testo fasullo chiamato Testimoni della saggezza cosmica.
 

Sul soffitto c'era un rivestimento di carta che ricopriva tutta la superficie. Era di un azzurro intenso. Rappresentava la cartografia celeste di entrambi gli emisferi, una mappa delle stelle con tutte le costellazioni visibili. Sembravano scintille bianche unite da una matita immaginaria. E solo una spiccava sulle altre: Orione. È al suo interno un’esplosione più grande e intensa: era Betelgeuse, dove si trovava la Porta del Cielo, la dimora dei Padri creatori.


Llurba si è sicuramente ispirata alle teorie pseudoarcheologiche riguardo gli Antichi Astronauti, che avrebbero accelerato l’evoluzione umana per poi tornarsene nello spazio, sulle correlate letture bibliche di Erich von Däniken ma soprattutto sulle religioni ufologiche e sul Movimento raeliano. La vicenda di Estrella ricorda in particolare, a partire dal nome, la setta ufologica di Heaven’s Gate, ben nota per il suicidio di massa dei suoi seguaci avvenuto nel 1997.

Tuttavia Estrella, nella narrazione di Llurba, riesce a ritagliarsi uno spazio mistico e soprannaturale. La doppia menzogna vissuta dalle ragazze, costrette a credere di dover nascondersi sottoterra a causa di una catastrofe in attesa di venire portate nello spazio, ma anche abusate da un padre che si crede divinità e si dimostra mostro e tiranno, permette a Estrella di creare un suo Vangelo personale. La storia crudele e violenta che la riguarda viene trasformata da lei stessa in un’altra menzogna, che parla però di miracoli, passioni e ascensioni celesti. Entrambi i romanzi ricordano insomma le agiografie, le vite di sante e mistiche: il rapporto che Cassie ed Estrella imparano a intrattenere con i loro corpi stremati, abusati e non conformi è simile al corpo mistico che diventa strumento divino ma soprattutto mezzo di liberazione e comprensione della propria corporeità. Bisogna tuttavia distinguere le visioni e le parole delle mistiche dalla loro narrazione operata tramite lo sguardo maschile. Da una parte stanno le visioni femminili, che corrispondono ad autorità e potere, perché vedere il futuro, il nascosto, è sinonimo di potenza. Tuttavia, come è stato spesso fatto notare, in alcune narrazioni i martirii delle sante si concentravano su dettagli quasi pornografici. Questo perché erano torture operate da uomini, narrazioni per uomini raccontate da uomini. Da un lato quindi queste visioni afflitte dallo sguardo maschile, dall’altra le parole di Caroline Walker Bynum in Holy Feast and Holy Fast ci ricordano che in realtà:
 

Quando le donne parlavano di astinenza, di estasi eucaristica, di cura e guarigione attraverso il cibo, lo chiamavano imitatio Christi. “Imitatio” significa unione – fusione – con quel corpo ultimo che è il corpo di Cristo. L’obiettivo delle donne religiose era quindi quello di realizzare l’opportunità della fisicità.


Il linguaggio mistico non intende i verbi di percezione quali “assaporare”, “gustare”, come metafore: l’estasi è una percezione che sorpassa davvero ogni limite e giunge ai sensi. Per questo anche il rapporto che Cassie ed Estrella hanno con il loro corpo travalica i confini del reale. Sono esperienze che vanno oltre il mondano, e il rapporto con il cibo, tema appunto centrale nelle vite delle sante e argomento principale dell’opera di Bynum sopra citata, è anche nei romanzi di Etter e Llurba il primo scoglio che le ragazze devono affrontare. Per Cassie ed Estrella il cibo è insieme sogno e incubo: «Mangio e mangio e mangio, lo zucchero viene pompato nelle mie vene», immagina Cassie, «Vedrai, quando arriveremo su Betelgeuse mangeremo fragole con crema chantilly», sogna Estrella.
 

Sia Cassie che Estrella riescono a scrivere nuovi vangeli, corporei, sensibili e senza freni, scevri e liberi del punto di vista maschile che le incollerebbe al terreno trasformandole in feticci


Come per le mistiche e le sante la connessione con il cibo era importante perché si tratta della prima e più evidente forma di ascetismo da poter praticare. Per le due ragazze nutrirsi è quindi il primo ed essenziale sintomo di percezione nei confronti del proprio corpo. Sentire o non sentire la fame è una risposta ai propri desideri. Sia Cassie che Estrella riescono a scrivere nuovi vangeli, corporei, sensibili e senza freni, scevri e liberi del punto di vista maschile che le incollerebbe al terreno trasformandole in feticci. Capaci di liberarsi dalla realtà riescono ad affrancarsi dai miracoli crudeli e ingannevoli che le circondano, divenendo capaci di operare i propri.


Commenta