Jean-François Champollion

Figeac, 23 dicembre 1790 – Parigi, 4 marzo 1832

Lo studio delle lingue orientali è per Champollion vocazione di genio: ad appena sedici anni ne domina sei, oltre l’olimpia conoscenza di latino e greco. Professore di liceo (1809-1816) a Grenoble e collaboratore dell’accademia locale, s’interessa sempre più alla decifrazione dei geroglifici, invano tentata dal fisico inglese Thomas Young su quella Stele di Rosetta che i francesi rinvennero durante la campagna d’Egitto di Napoleone (1798-9) e quindi dovettero cedere agli inglesi vincitori d’Abukir: confrontando, sulle copie allora fatte, la parte in greco con quelle in geroglifico e demotico, la grafia d’uso dell’antico egizio, Jean-François Champollion riuscirà ad identificare una pluralità di segni – alfabetici, sillabici, perfino ideografici – fornendo alla comunità dei dotti d’Europa, tramite pubblicazioni avviate nel 1821-2, la chiave per una prima comprensione della lingua nilotica. Superando le critiche senza scopo rivoltegli da altri studiosi, Champollion diventerà curatore della collezione egizia del Louvre (1826) e, dopo una spedizione archeologica in Egitto (1828), riceverà la cattedra di Antichità egizie creata appositamente per lui al Collège de France (1831): a postumo coronamento del lavoro di una vita, scandito dal Précis du système hiéroglyphique des anciens Égyptiens (1824) come dal Panthéon égyptien (1823-5), saranno una grammatica (1836-41) e un dizionario (1841-3) dell’antico egizio.      

 

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