Francesco Ferrucci

Firenze, 14 agosto 1489 – Gavinana, 3 agosto 1350

Suo padre lo vorrebbe mercante, ma all’incarico podestarile a Campi Bisenzio (1523) e a Radda in Chianti (1526) Francesco Ferrucci fa seguire l’arruolamento nelle già decapitate Bande Nere, per poi servire in armi la Repubblica fiorentina restaurata quando il Sacco di Roma (1527) stronca l’informale signoria di papa Clemente VII Medici. Sarà la riconciliazione col pontefice a spingere Carlo V d’Asburgo ad un Assedio di Firenze (1529-30) che farà di Ferrucci il Commissario di Campagna capace insieme di riprendere Volterra ribelle (1530) e di resistere agli imperiali con tanto successo da essere chiamato a difendere la stessa Firenze. Da Pisa costretto a deviare dall’Arno all’Appennino la marcia sulla città, a Gavinana Ferrucci trova lo scontro col nemico per ucciderne il comandante Filiberto d’Orange, ma ferito a morte sarà finito dal capitano mercenario Fabrizio Maramaldo, che uccidendo un uomo morto toglierà alla Repubblica ogni possibilità di sopravvivenza: tradita dal Comandante generale Malatesta IV Baglioni e quindi ridotta nelle mani dei Medici, Firenze vorrà a mezzo Ottocento rifare Ferrucci di marmo e porlo fuori dagli Uffizi, accanto a Giovanni delle Bande Nere, dove l’Italia risorgimentale prima e poi fascista ne faranno un simbolo del sentimento nazionale contro l’invasore straniero.

 

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