Trascendere l’umano

Evoluzione e perfezionamento della razza umana nella letteratura fantastica, tra Colin Wilson, outsider e mistici

Esperienze di picco, Facoltà X, Outsider, sono alcuni dei termini che Colin Wilson, saggista e romanziere britannico, ha utilizzato nei suoi lavori più noti, per spiegare e rendere visibile una mappa di ciò che tiene insieme la realtà appena percepibile dall’uomo insieme a quella che di solito resta nascosta, celata alla nostra consapevolezza.
Sia nel suo saggio di esordio pubblicato nel 1956 ad appena ventiquattro anni, L’Outsider (edito in Italia da Atlantide Edizioni e tradotto da Thomas Fazi) sia ne L’Occulto (Astrolabio, tradotto da Paolo Valli) pubblicato nel 1971, viene esposta dall’autore quella che secondo lui è l’unica verità possibile riguardo l’uomo, nonché la sua più grande sciagura: viviamo le nostre vite solo in piccola percentuale rispetto a quello che potremmo davvero conoscere. Due saggi del tutto diversi uno dall’altro, il primo, L’Outsider, che si concentra su grandi autori e artisti del passato che secondo Wilson sono stati tra i pochi capaci di defilarsi dallo schema e dalla routine quotidiana, riuscendo a cogliere davvero di che pasta sia fatta la realtà. Il secondo è invece un grande trattato sulla magia e su quelli che secondo Wilson sono “i poteri latenti dell’uomo”, i quali dovrebbero aiutarlo a comprendere quanto c’è ancora da scoprire.
 

In mezzo a queste due opere sta Religione e ribellione, pubblicato un anno dopo L’Outsider e uscito per la prima volta in italiano nella recente edizione di Carbonio Editore, tradotto da Nicola Manuppelli. Religione e ribellione sta a metà, perché sembra davvero di poter cogliere le orme di Wilson nel percorso tra arte e misticismo. Dagli outsider come Dostoevskij e Nijinsky le sue orme ci conducono verso la religione e infine l’esoterismo. Anche la struttura è già più vicina a quella de L’Occulto: una prima lunga parte introduttiva seguita da capitoli dedicati a filosofi e mistici diversi. Sta a metà infine, perché molti romanzi di Wilson che seguiranno, a partire dalla trilogia di Gerard Sorme fino a I vampiri dello spazio, e che vedono il soprannaturale come elemento centrale, hanno come protagonisti degli outsider sì, ma che sono fondamentalmente mistici. Personaggi che sono stati capaci di perfezionarsi, di evadere, di scoprire quello che stava oltre l’ovvio quotidiano o, almeno, capaci di crearsi una nuova storia.
 

L’outsider si sviluppa, con un immenso sforzo spirituale, fino a diventare un mistico. Lo fa trasformando la propria vita in uno stato di guerra e vivendo con la prontezza mentale necessaria per il conflitto. Il mistico vede tutto come bellezza. Questa bellezza si palesa già nel modo in cui l’outsider vede il mondo. È vero che il mondo lo ha tormentato e lo ha portato a definirlo una terra desolata o una città avvolta in una notte spaventosa (il punto di vista di Keegan), ma il fatto stesso che la sua visione si sia intensificata con la repulsione significa che li vede il mondo anche come qualcosa di più vitale.


Wilson stesso quindi riconosce una sorta di evoluzione, ma è qualcosa di più raffinato e meno consequenziale. Il punto è che attraverso questa disciplina, attraverso quelli che Wilson chiama “intuizione poetica” e “viaggio mentale”, si diventa consapevoli di quanto le acque siano più profonde del previsto. Ma ciò che soprattutto deve essere ben radicato nella mente di ognuno è che la trasformazione, l’evoluzione, è prima di tutto interna all’individuo. Se nel suo primo lavoro Wilson affibbiava colpe al declino occidentale, che causerebbe in molti di quelli che chiama outsider una sorta di risveglio obbligato, rendendoli più vigili e attenti degli uomini normali, qui riconosce infine che il nucleo del cambiamento, il bisogno di vedere di più, scaturisce sempre dalla volontà del singolo.
  

quaderni è un grande libro perché è un´evocazione assolutamente straordinaria di un uomo solo in una città straniera: il conflitto tra la certezza del proprio potere di outsider e la sensazione di essere rifiutato dall’immenso numero di persone che vivono la loro vita come se egli non esistesse.


Wilson, in questo capitolo dedicato a Rilke, definisce le dinamiche di ciò che porta l’uomo a ideare un’entità estranea e superiore; queste intuizioni riguardo il reale, la speranza di trovare forze capaci di comprenderci, la voglia di poter riconoscere quali fili sono quelli che ci condurranno dalle giuste persone, queste sono forze che conducono Rilke verso “una costruzione completa dell’essere”. Credere in qualcosa di più grande e diventarlo. Tutto l’universo è in mano a chi sceglie di comprenderlo e crearlo: la cosmogonia è una faccenda tutta umana. Questo è l’ennesimo tassello che conduce l’autore dagli outsider verso i mistici e i maghi, verso il soprannaturale e verso i suoi romanzi fantastici. Se il mondo là fuori appare terribile o semplicemente superficiale, questo è il momento per tracciarne uno nuovo. Nel capitolo dedicato a Swedenborg, riguardo le sue visioni, Wilson scrive:
 

Se è così la cosa rafforza l'idea che le visioni e le voci di Swedenborg avessero luogo nella sua testa, nella sua immaginazione. Ma questo non vuol dire che fossero solo autoinganni; la Giovanna D'Arco di Shaw diceva che tutte le visioni passano attraverso l'immaginazione, e certamente chiunque abbia avuto una buona esperienza di creazione immaginativa sa che il potere dell'immaginazione sta nel ricettività, non nell’inventare.


In queste pagine, che manifestano chiaramente quanto secondo l’autore inglese la mente logica e il ragionamento scientista avessero messo all’angolo la coscienza umana rendendo l’uomo incapace di intuire nuovi modi di essere, è evidente quella che è la teoria di base di Religione e ribellione: creare è un atto immaginativo e chiunque può farlo, se solo investisse sufficiente tempo in questa attività. E questo non significa isolarsi, arroccarsi in un mondo fasullo: “gli uomini sono fatti per vivere nel mondo”. Si tratta piuttosto di trascendere la forma che ci è stata imposta o che si è scelta di mantenere fino a quel momento. Ed è proprio quello che faranno tutti i personaggi di Wilson, a partire da Gerard Sorme, che deve trovare il proprio posto nella Londra degli anni Cinquanta, fino alle storie ambientate in universi paralleli o nello spazio. Trascendere la routine umana, imparare a vivere e a convivere con il mondo reale accettando pienamente il nostro ruolo all’interno esso: perfezionarsi.

 

Creare è un atto immaginativo e chiunque può farlo, se solo investisse sufficiente tempo in questa attività



È interessante notare quanto i mistici di Wilson siano simili ai personaggi che devono fare i conti con quello che nella letteratura fantastica, soprattutto nella science-fiction, viene definita Instrumentality. Si tratta della capacità di poter superare il proprio ruolo di semplice umano per accettare un universo più grande e una maggior comprensione della realtà che ci circonda. Se il titolo della raccolta di Cordwainer Smith del 1979 è The Instrumentality of Mankind, dove l’Instrumentality in questione gestisce e controlla il destino della razza umana, il primo caso di vero perfezionamento è quello presente nel romanzo di Clarke Le guide del tramonto, in cui la razza umana può evolversi solo unendosi a un’entità più grande che non corrisponde a una sorta di controllo esterno, come in Smith, ma a una vera fusione con essa. Tuttavia solo le generazioni più giovani ne saranno capaci. Entrambi i titoli sono stati di ispirazione per quello che è l’Instrumentality più noto degli ultimi anni, nonché il perfezionamento che più si avvicina a ciò che intendeva Wilson.

Anche in Neon Genesis Evangelion, serie che Hideaki Anno ha condotto dal 1995 al 2021, la trasformazione, l’evoluzione, passa dall’interno. Per quanto il mondo là fuori sia in preda a sciagure, apocalissi e disastri, queste non sono niente in confronto al conflitto identitario  che ciascuno dei suoi personaggi si porta dietro. Perfezionare significa cambiare il nostro copione nello schema degli eventi. Leggere Religione e ribellione nello stesso periodo in cui esce l’ultima pellicola del Rebuild di Evangelion può essere parecchio interessante, soprattutto quando vengono pronunciate battute come: “The world is outside your notice”.
 

Migliorare se stessi significa scontrarsi con quel mondo che anche secondo Wilson è stato fatto su misura per gli uomini, quello che devono affrontare e manipolare per trovare il giusto modo di viverlo


Diventa sempre più evidente che migliorare se stessi significa scontrarsi con quel mondo che anche secondo Wilson è stato fatto su misura per gli uomini, quello che devono affrontare e manipolare per trovare il giusto modo di viverlo. Non si tratta di sciogliersi in un infinito ideale, di arroccarsi contro quello che può sembrare un declino, ma scegliere di creare un nuovo spazio, laddove creare significa sempre ricevere e comprendere. Creare una divinità è un atto egoisticamente umano, ma creare un’identità supera qualsiasi aspettativa divina


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