Telemaco Signorini

Firenze, 18 agosto 1835 – Ivi, 10 febbraio 1901

Avviato alla pittura dal padre vedutista, dall’Accademia di Firenze il giovane Signorini vorrà passare con Odoardo Borrani a dipingere dal vero: vivace animatore del circolo d’artisti del Caffè Michelangelo e poi volontario garibaldino nella Seconda Guerra d’Indipendenza (1859) in ordine allo spirito risorgimentale che informa la sua generazione, Telemaco Signorini ritrova la pittura all’aperto a La Spezia, dov’è con Borrani e Cabianca immerso in toni fortemente chiaroscurali, per poi trovare a Parigi la natura di Corot e della Scuola di Barbizon. Tornato in Italia, vorrà unirsi al gruppo di Pergentina per dare al movimento dei Macchiaioli il pungente verismo d’una Sala delle agitate (1865) e insieme l’armatura teorica cui provvede fondando col critico Diego Martelli il Gazzettino delle arti (1867). Spesso in Francia come in Gran Bretagna per riscuotere il successo delle sue vibranti impressioni paesaggistiche e urbane (Novembre, 1870; Leith, 1881), agli ultimi anni Signorini  consegna tonalità più dolci e variate, senza perdere il tono polemico che brontola in fondo al Bagno penale di Portoferraio (1894-5) e confermando la totale dissoluzione della linea a favore d’una macchia di cui Signorini è rappresentante dei più validi.


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