Filippo Corridoni

Pausula, 19 agosto 1887 – San Martino del Carso, 23 ottobre 1915

Emerso dalle fornaci marchigiane grazie ad una borsa di studio presso l’Istituto superiore industriale di Fermo, a Milano (1905) il giovane Corridoni lascerà Mazzini per darsi nel seno del Partito Socialista a un sindacalismo rivoluzionario di cui sarà tra i principali promotori: la febbrile attività di pubblicista e di agitatore lo porterà più volte in carcere, ma sul filo d’una evoluzione intesa ad attenuare il conflitto di classe senza smorzare la componente rivoluzionaria, in rotta sotterranea sul futuro produttivismo nazionale, Filippo Corridoni sarà tra i protagonisti della nascita dell’Unione sindacale italiana (1912). Dal carcere cui lo trascina la Settimana rossa del 1914 assiste allo scoppio della Grande Guerra e quindi al «tradimento dei proletari tedeschi e austriaci» a favore d’una prospettiva nazionale anziché socialista: fiducioso nella potenzialità rivoluzionaria d’un conflitto capace di spazzare via le potenze reazionarie incarnate dagli Imperi Centrali, Corridoni si converte all’interventismo di sinistra per fondare i Fasci d’Azione Internazionalista (1914) e dopo le dannunziane radiose giornate di Maggio arruolarsi volontario. Con la morte troverà sul fronte il fondamento d’una futura manipolazione della propria vicenda a beneficio del nuovo regime fascista e del suo bisogno di genealogie intellettuali.


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