Ludwig von Mises

Leopoli, 29 settembre 1881 – New York, 10 ottobre 1973

Leggendo Carl Menger, padre della Scuola Austriaca, Ludwig von Mises apprezza l’economia di libero mercato e l’azione individuale come criterio dell’analisi economica, ma presto lascerà il maestro Böhm-Bawerk verso una prospettiva «neoaustriaca» che l’opporrà alle teorie di Keynes. Rintracciata nell’espansione artificiale del credito la causa dell’alterazione dei prezzi che, mistificando l’informazione da essi veicolata, spinge gli individui a «malinvestimenti» scatenanti cicli depressivi, von Mises afferma che il metodo scientifico è insufficiente a comprendere le dinamiche causali della realtà sociale e perciò ricostruisce la scienza economica su basi deduttive, fondando una scienza dell’azione umana, la «prasseologia», sull’assioma secondo cui l’uomo agisce in quanto tale, essenzialmente per migliorare il proprio stato di soddisfazione. Di qui la costanza nel sostenere che solo garantisce prosperità e crescita un regime di lassez-faire, governato da un sistema gold standard non inflattivo, ove lo Stato si astenga dall’intervenire e, peggio, dal pianificare: abolito con il libero scambio della proprietà privata il sistema reale dei prezzi, l’uso razionale dei beni risulta impossibile e l’economia condannata al disastro. Ostracizzato quando Keynes trionfa, von Mises formerà nei suoi «seminari privati» l’estremista Rothbard come quel più moderato Hayek che, rielaborando la teoria dei cicli economici da lui sviluppata negli anni Venti, vincerà il Nobel per l’Economia subito dopo la sua morte.

 

Si ringrazia Brenno Bianchi per la preziosa collaborazione


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