Lorenzo deʼ Medici

Firenze, 1 gennaio 1449 – Ivi, 9 aprile 1492

Da cittadino privato, ma investito de “la cura della città e dello stato” e rafforzato da graduali trasformazioni costituzionali che legalizzano la sua posizione, a ventʼanni Lorenzo regge la signoria su Firenze che ai Medici ha guadagnato suo nonno, Cosimo il Vecchio. Diversamente dal fratello Giuliano, Lorenzo scampa alla congiura che i Pazzi gli sollevano contro (1478) col tacito assenso di papa Sisto IV, deciso a contrastare il consolidamento dello Stato fiorentino: da allora Lorenzo svolge unʼopera politica e diplomatica sapiente e infaticabile, intesa a conservare ed espandere il potere proprio e della città quale snodo di una rete di accordi che garantiscano lʼequilibrio tra i vari attori della penisola italiana. Raggiunta la posizione di «ago della bilancia dʼItalia», il Magnifico vorrà elevare la famiglia, in particolare facendo del figlio Giovanni un cardinale (sarà Leone X). Più duratura di quella del politico, eppure da questa indissolubile, è lʼeredità del Lorenzo mecenate: egli stesso autore di prosa e versi – spicca qui il Trionfo di Bacco e Arianna – sostiene filosofi di immensa influenza come il neoplatonico Marsilio Ficino e il sincretico Pico della Mirandola, musicisti (Squarcialupi), letterati del calibro di Poliziano, pittori, scultori e architetti come Gozzoli e Botticelli, Verrocchio, da Maiano e da Sangallo.


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