Interviste dalla quarantena | Marta Barone e Giorgio Fontana

Si faccia una vita interiore. Scrittori, traduttori, giornalisti e musicisti raccontano il loro isolamento

Mentre i giorni della quarantena si accumulavano uno dopo l’altro e cercavo un modo per abitare la mia casa e me stessa senza farmi intimorire da questo tempo circolare, ho pensato spesso a una frase di Cesare Pavese che va bene un po’ per tutto, anche per mandare la gente a quel paese: «Si faccia una vita interiore». La frase intera, in realtà molto dolce, viene da una lettera a Fernanda Pivano, e dice: «Si faccia una vita interiore – di studio, di affetti, d’interessi umani che non siano soltanto di “arrivare”, ma di “essere” – e vedrà che la vita avrà un significato». È probabile che Pavese, andando spesso a trovare la sua amica Natalia Ginzburg a Gressoney, avesse preso in prestito l’espressione dal padre di lei, Giuseppe Levi, che quando i figli si annoiavano in montagna li sgridava tuonando: «Voialtri vi annoiate perché non avete vita interiore». Sia come sia, la questione ci mostra una verità importante: se già normalmente è utile sapersi abitare ed essere in grado di muoversi nella propria topografia interna, figuriamoci quanto può diventarlo chiusi in casa durante una pandemia. Il bello della vita interiore, poi, è che può essere fatta di tante cose, non per forza di studio e di libri ma anche di musica, ricette, motociclette da riparare per tempi migliori, fiori da coltivare, yoga sul balcone. Così è nata l’idea di questa serie di micro interviste a persone che grazie a libri, musica e articoli ci fanno compagnia nelle nostre vite interiori, per andare a scoprire un po’ della loro. Le pubblichiamo due a due, ogni volta una donna e un uomo, per un totale di dieci puntate.

La seconda coppia è formata da Marta Barone e Giorgio Fontana.
Marta, scrittrice e traduttrice, è nata e vive a Torino. A gennaio è uscito per Bompiani Città sommersa, attualmente nella dozzina del Premio Strega: un romanzo-memoria che ricostruisce la storia privata e politica di suo padre nella Torino degli anni di piombo. Ha pubblicato tre libri per ragazzi (I sette colori per sette pittori, Mondadori; Miriam delle cose perdute e I giardini degli altri, entrambi per Rizzoli), e si è occupata, tra le altre cose, delle più recenti traduzioni di Cime tempestose, Mary Poppins e Peter Pan.
Giorgio, scrittore, è nato e cresciuto in provincia di Varese e vive a Milano. Esordisce nel 2007 con Buoni propositi per l’anno nuovo (Mondadori). Ha scritto diversi libri e vinto molti premi, tra cui ci limiteremo a citare il Campiello nel 2014 per Morte di un uomo felice (Sellerio), romanzo tradotto in otto paesi. È inoltre autore di Lamiere, un fumetto a sei mani sulla bidonville Deep Sea di Nairobi. Insegna alla Scuola Holden, è sceneggiatore di storie per Topolino, e collabora con varie testate, tra cui il Domenicale del Sole 24 Ore e A-Rivista Anarchica. Il suo romanzo più recente è la saga famigliare Prima di noi, uscito a fine gennaio per Sellerio.

 

MARTA BARONE


Dove stai trascorrendo il lockdown? Sei da solo o con qualcuno?
Sono da sola, con il mio cane e il mio gatto, in un appartamento in centro a Torino. Vivo vicina al fiume e vado spesso a guardarlo quando porto fuori il cane; ho visto la sponda proibita dall'altra parte diventare sempre più libera e selvatica, con le piante ad altezza d'uomo, una specie di sogno di foresta. Il mio quartiere è diviso in due da piazza Vittorio: di là ci sono le case più belle, dei ricchi, e l'incantevole, nascosta piazzetta Maria Teresa, tutta alberata di ippocastani e bagolari e con un'aiuola centrale dove è dolce passeggiare persino nel gelo, quando gli alberi sono spogli e c'è la nebbia. È come uno spiazzo del Marais parigino (ho scoperto per caso che piaceva anche a Pessoa). L'altra parte è Vanchiglia, il mio vero quartiere, che è sporco e popolare e ha case incredibili tutte diverse, costruite chissà quando, azzurre e gialle e bellissime anche se scrostate e decadenti. In questi giorni è sempre pieno di code davanti ai piccoli supermercati, lunghe file di persone estenuate e pazienti. Ma mi manca disperatamente camminare, l'estensione della città, la scoperta di angoli nuovi.

Stai bene? Come stanno i tuoi cari?
No, non sto bene. Ho vissuto malissimo tutto il lockdown, anche cercando di tenermi attiva preparando corsi e lavorando su libri di altri. Ma mi sento obnubilata e istupidita. Mia madre ha avuto il coronavirus e non ne è ancora del tutto uscita, ed è stato un aprile mostruoso. Ma finirà.

Qual è la cosa che più ti manca del “prima”?
Andare a cena con gli altri. Vederli, toccarli. Mia madre. Camminare, come ho già detto. Incontrare gli amici per un caffè di corsa tra un treno e l'altro. Il caffè espresso. La pizza. Mi mancano persino le presentazioni "vere", nonostante la stanchezza di andare in giro per l'Italia, conoscere i librai, vedere le persone in faccia. «La mente, come la natura, ha in orrore il vuoto», ho appena sentito leggere dalla mia amica Livia Satriano da uno dei suoi bizzarri Libri Belli in una presentazione video. Non saprei dire della natura, ma per quanto riguarda la mia mente è vero.

Qual è la cosa che invece non ti manca?
La costrizione di cose che non mi interessano.

Puoi dire di aver imparato qualcosa, di te o in generale, in questo periodo di quarantena?
No. O forse che credevo di essere ormai stabile, e invece posso ancora perdermi.

C'è un'abitudine, o un nuovo rito, che hai acquisito?
Cenare su Skype con gli amici.

Che cosa mangi quando vuoi farti un piccolo regalo? Se vuoi dacci la ricetta.
Sono una brava cuoca, ma non ho fatto niente in questi mesi per me. Non so come mai. Tutta questa panificazione e tutte queste ricette chic postate dagli altri mi terrorizzano. Quando proprio voglio festeggiare, ordino un poke dal posto qui vicino.

Che cosa hai letto o stai leggendo?
Ho letto molto poco, se non per il corso di scrittori outsider che ho tenuto. Quello è stato lavoro, ma piacevole: ho riletto Landolfi, Manganelli, Cristina Campo, Lalla Romano, Morselli, Marina Jarre, Anna Maria Ortese, Giovanni Comisso, Wilcock e molti altri. L'ultimo libro (stupendo, imperdibile) che ho letto è stato Guida il tuo carro sulle ossa dei morti di Olga Tokarczuk. Un poema folle e pieno di umorismo e di dolore e di paesaggi e personaggi incredibili.

Che film e serie tv hai visto o stai vedendo?
Ho appena visto Unorthodox, che mi è piaciuto nonostante qualche difettuccio di trama. Consiglio a tutti i suoi spettatori ammirati di leggere Danny l'eletto e L'arpa di Davita di Chaim Potok, stessa ambientazione, stessa ribellione, grande stile.

La migliore colazione possibile da fare a casa.
Latte, caffè, muffin neutri o pancake. Ma chi ha voglia di farli?

La migliore colazione possibile da fare al bar e che ti manca.
Caffè, caffè, caffè e i muffin al pistacchio del bar Ricco.

La prima cosa che farai quando si potrà.
Correrò da mia madre, correrò da mia madre, correrò da mia madre. (Edit: l’ho fatto!)

Una frase che ti tiene compagnia.
«Non sapendo quando l'alba verrà, tengo aperta ogni porta». È l'inizio di una poesia di Emily Dickinson.

 

GIORGIO FONTANA


Dove stai trascorrendo il lockdown? Sei da solo o con qualcuno?
Lo sto trascorrendo con la mia compagna, a Milano. In condizioni normali la nostra strada è piuttosto rumorosa: pur essendo abbastanza stretta è a doppio senso e punteggiata di attività commerciali. Ora di notte il silenzio è assoluto.

Stai bene? Come stanno i tuoi cari?
Stiamo tutti bene, per fortuna.

Qual è la cosa che più ti manca del “prima”?
A parte la risposta ovvia — non c'è una cosa che mi manca più delle altre, quanto il ventaglio di scelte che avevo e la libertà di movimento — rimpiango le giornate di lavoro in biblioteca, i viaggi in treno, le passeggiate, i giri in libreria e le sere al bar.

Qual è la cosa che invece non ti manca?
Il rumore.

Puoi dire di aver imparato qualcosa, di te o in generale, in questo periodo di quarantena?
Non mi pare. Non è stato un tempo adatto alla riflessione; è stato — ed è — un tempo inquieto, colloso e pieno di preoccupazioni per gli altri. Ho solo avuto la conferma di alcune cose, come l'urgenza assoluta del problema ambientale e della diseguaglianza sociale.

C'è un'abitudine, o un nuovo rito, che hai acquisito?
La ginnastica casalinga, una volta ogni due giorni.

Che cosa mangi quando vuoi farti un piccolo regalo? Se vuoi dacci la ricetta.
Nel fine settimana cerchiamo di cucinare qualcosa di particolare che vada bene per entrambi (io sono vegetariano). Un piatto che ho molto amato è l'insalata di pomodorini rossi e limoni arrosto — una ricetta di Yotam Ottolenghi. Scottate i limoni, spennellateli d'olio e sale e salvia, infornateli per una ventina di minuti abbondanti; poi buttateli in una ciotola con pepe nero, olio e i pomodori tagliati a fette. Semplice ma squisito.

Che cosa hai letto o stai leggendo?
Non sto tenendo un diario delle letture di quarantena, quindi seguo i ricordi: L'incubo di Hill House di Jackson, Albertine scomparsa di Proust, la Correspondance (1945-1959) di Camus e Chiaromonte, Le transizioni di Statovci, L'asino di Person, La casa in fiamme di Marechara, Il ragazzo di vetro di Berberova, Meridiano di sangue di McCarthy, Enciclopedia dei morti di Kiš, Dire la verità di Said, un bel po' delle Mille e una notte e un sacco di Batman. Ho riletto La cripta dei Cappuccini di Roth, Tonio Kröger di Mann e Minima moralia di Adorno. Sto leggendo Falter di McKibben, Un seme di umanità di Bellocchio e il primo volume della vasta biografia di Stach, Kafka: The Early Years. Poi inizierò Fuga da Bisanzio di Brodskij; e quindi credo riprenderò con la narrativa, dopo una lunga pausa.

Che film e serie tv hai visto o stai vedendo?
Soltanto una serie: Mindhunter. Non sono un grande appassionato di cinema e serie tv; in compenso ascolto molta musica.

La migliore colazione possibile da fare a casa.
Latte d'avena con biscotti e frutta, e una tazza di caffè amaro.

La migliore colazione possibile da fare al bar e che ti manca.
Semplicemente caffè e brioche alla marmellata: mi mancano i bar, non tanto la colazione.

La prima cosa che farai quando si potrà.
Ritrovare il mio migliore amico.

Una frase che ti tiene compagnia.
Due versi dalle Mille e una notte:
«Non c'è scrittore che non debba scomparire, e il tempo fa restare ciò che la sua mano ha scritto;
Perciò non scrivere col tuo pugno se non cose che ti farà piacere rivedere nel dì del Giudizio.»

 

"Si faccia una vita interiore" è un ciclo di interviste ideato da Francesca Pellas
Le illustrazioni sono a cura di Arianna Bellucci

www.ariannabellucci.com


Parte della serie Si faccia una vita interiore

Commenta