I cancelli del cielo si riaprono

Breve storia del leggendario flop di Michael Cimino, in sala stasera con Mabuse e L'Eco del Nulla

Di tutti i flop della storia recente del cinema americano, I cancelli del cielo fu sicuramente il più grandioso, il più fragoroso nella sua inevitabile caduta. La pellicola era soltanto il terzo lungometraggio di Michael Cimino, ma i cinque Oscar (tra cui miglior film e miglior regia) portati a casa con il capolavoro Il cacciatore crearono un’immensa aspettativa rispetto a Heaven’s Gate. La storia si ispira agli eventi della guerra di Johnson County, nel Wyoming, per raccontare un’attualissima parabola anti-americana, in cui una lobby decide, con il permesso del governo, di far fuori gli immigrati della contea accusati di furto, ma colpevoli soprattutto di essersi presi parte delle libere terre americane. Una storia ricca di significati e corposa, fin troppo. Il primo montaggio del film era di 5 ore e 25 minuti, dopo un accordo con la produzione per un massimo di tre ore, e anche se per la prima ufficiale di New York Cimino tagliò quasi due ore, il taglio non bastò. Heaven’s no help for Heaven’s Gate, For Heaven’s sake, it’s nearly for hours long, Hell’s Gate, titolarono i giornali il giorno successivo. Quella versione distributa a novembre del 1980, lunga 3 ore e 40, dopo le critiche venne ritirata e il film rimesso in circolo nell’aprile successive in una versione di 2 ore e 30. In totale, la United Artists spese 44 milioni di dollari per il film, di cui 36 in produzione, e ne incassò 1,3. Il colossale fallimento della pellicola (e di conseguenza della United Artists) era in odore da tempo, fin da quando si rese palese la maniacalità di tutta l’operazione. Già durante le settimane di pre-produzione Cimino impegnò il cast in una lunga e dura preparazione – esercitazioni a cavallo, di tiro, sui pattini a rotelle – che gli attori finiro per chiamare il “Camp Cimino”. Una cura e una precisione che sfociò nella fase produttiva. Per la scena in cui Jim, il protagonista, viene svegliato dal sindaco e reagisce con un colpo di frusta, ad esempio, il primo giorno la troupe girò soltanto 52 take del master, l’inquadratura principale. Come i 70 ciak di Sergio Leone per il passaggio del foglio di carta davanti alla macchina da presa o i 148 take di Kubrick per un primo piano di Shining. Kris Kristofferson, protagonista del film, difende la devozione artistica di Cimino e la cura con cui si preoccupava della scena: «I bet Michelangelo cared, I bet Picasso cared».

Per la scena in cui il proagonista dà un colpo di frusta, il primo giorno la troupe girò soltanto 52 take del master, l’inquadratura principale. Come i 70 ciak di Sergio Leone per il passaggio del foglio di carta davanti alla macchina da presa o i 148 take di Kubrick per un primo piano di Shining

C’è un episodio rappresentativo della cura che Cimino mise nel film, già in cantiere dal 1971 con una sceneggiatura dal titolo Heaven’s Gate. Una mattina la troupe va a girare una sequenza all’alba, alle quattro del mattino, ma il cielo si copre. Cimino fa aspettare tutta la troupe, seduto su una sedia, in attesa, finché non arrivano le tre del pomeriggio senza che nessuno abbia mangiato. Allora un assistente alla regia gli si avvicina, e timidamente gli chiede: «Michael, what about lunch?». «Lunch?», gli risponde Cimino, «This is bigger than lunch». Cimino finirà la principal photography con 457 chilometri di pellicola, 220 ore di girato, senza ancora aver filmato la sequenza d’apertura ad Harvard. Fu per questa ossessione che una pellicola meravigliosa – cast formidabile con Kris Kristofferson, Christopher Walken, Isabelle Huppert, Jeff Bridges, John Hurt, fotografia folgorante di Vilmos Zsigmond – affondò inesorabilmente. L’incredibile storia della produzione del film, oltre che nel libro di Steven Bach  Final Cut: Art, Money, and Ego in the Making of Heaven's Gate, the Film That Sank United Artists, è raccontata nel documentario Final Cut: The Making of Heaven’s Gate and the Unmaking of a Studio (che potete vedere qui). Nella sua grandiosa caduta, I cancelli del cielo non può che chiudere la rassegna “Magnifici fallimenti” (e aprire il ciclo in omaggio a Michael Cimino, scomparso quest’anno) a cura del Mabuse Cineclub. L’Eco del Nulla lo presenterà in sala, con un'introduzione alla splendido director’s cut del film. Stasera al Cinema Terminale di Prato, ore 20.30, appuntamento con la storia del cinema.

 

Magnifici fallimenti
25/10 Freaks di Tod Browning
8/11 La morte corre sul fiume di Charles Laughton
 

Omaggio a Michael Cimino
15/11 I cancelli del cielo di Michael Cimino
22/11 L’anno del dragone di Michael Cimino
29/11 Il cacciatore di Michael Cimino

 


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