Cuba off-line

L'Avana, Miguel e l'incredibile storia dell'isola senza wi-fi

Le ore di punta a L'Avana sono difficilmente riconoscibili dal resto del giorno. Nelle strade intasate da macchine d’epoca dalle emissioni decisamente d’altri tempi, il problema maggiore sull’isola è un altro tipo di traffico: il traffico dati. È in quelle ore infatti che la maggior parte dei cubani si accalca nelle piazze principali, una decina in tutta la capitale, per accedere ad internet tramite i router pubblici dell’unica compagnia di telecomunicazioni cubana, l’Etecsa. Poiché il governo cubano non permette l’installazione di connessioni wi-fi private nelle case e, data la difficoltà nel reperire i materiali necessari a costruirne di illegali, Cuba vive oggi in un isolamento impressionante rispetto al resto del mondo. Un’ora di connessione pubblica costa circa un decimo dello stipendio mensile medio di un lavoratore cubano. Per connettersi è necessario andare in un punto vendita Etecsa e affrontare file interminabili per ottenere una tessera plastificata con i codici di accesso ad internet relativi ai documenti forniti durante l’estenuante procedura di registrazione. Nonostante ciò, in tutte le piazze “connesse”, nelle ore di punta, si possono vedere decine e decine di cubani seduti dove capita, circondati dagli schiamazzi di tutta la famiglia riunita, mentre agitano le mani e si commuovono di fronte allo schermo di un telefonino collegato in videochiamata con qualche figlio o fratello che vive all’estero. Si passano gli auricolari, ridono e si abbracciano, qualche volta qualche signora piange. A Cuba, se c’è qualcosa di privato, non sono di certo le emozioni.

Si passano gli auricolari, ridono e si abbracciano, qualche volta qualche signora piange. A Cuba, se c’è qualcosa di privato, non sono di certo le emozioni

Le ragioni dietro questo tipo di atteggiamento da parte delle autorità de L'Avana sono ovviamente sia politiche che economiche. Tuttavia, sebbene la ripresa dei rapporti con gli Stati Uniti e soprattutto con i suoi colossi nel campo della rete prometta di sopperire alla mancanza d’infrastrutture e fondi, le ragioni legate al controllo politico sembrano più difficili da superare. E infatti, nonostante gli accordi con Google sullo sviluppo della rete wi-fi e della banda larga, i progressi appaiono lenti e i cambiamenti difficili da immaginare. L’aspetto più sofferto dai cubani in questo contesto d’isolamento è soprattutto la mancanza di condivisione, del cosiddetto compartir. Ed è proprio questo uno dei motivi alla base della nascita del paquete semanal, il pacchetto settimanale, un servizio nato nel 2014 che si occupa della distribuzione di materiale digitale tramite una fitta rete di grandi e piccoli distributori. Questi pacchetti sono un insieme di file contenuti in hard disk da un terabyte che ogni settimana offrono ogni sorta di film, serie tv, musica o articoli di giornale normalmente disponibili online. La distribuzione dei pacchetti avviene su tutta l’isola in maniera più o meno diffusa a seconda del numero di distributori locali. Il servizio nel tempo è andato espandendosi grazie al passaparola e alla pubblicità fatta tramite volantini distribuiti in piazze ed università. È proprio uno di questi distributori a spiegarmi in cosa consiste e come funziona questo servizio.

Questi pacchetti sono un insieme di file contenuti in hard disk da un terabyte che ogni settimana offrono ogni sorta di film, serie tv, musica o articoli di giornale normalmente disponibili online

Miguel è uno studente di informatica di 23 anni, timido e impacciato. Io provo ad offrirgli una birra, ma finiamo a bere una cola cubana in un piccolo parco del Vedado, a L'Avana. Ancora prima di iniziare ci tiene a specificarmi di non voler avere niente a che fare con la politica e di come nei pacchetti settimanali non si trovino contenuti politici. Non insisto, per il momento. Improvvisamente più tranquillo inizia a spiegarmi che esistono punti dove ogni settimana i distributori si recano per riempire il proprio hard disk di ogni sorta di articoli di giornale, serie tv e film. Ci vogliono alcune ore prima che tutte queste informazioni vengano copiate e siano pronte ad essere distribuite. A questo punto Miguel e altri come lui portano i propri hard disk direttamente nelle case di amici, conoscenti o semplicemente clienti che hanno alcune ore per scegliere il materiale che preferiscono. Ed è solo così che i cubani possono godersi il finale di stagione di Game of Thrones, per il modico prezzo di 2 pesos convertibles (circa 2 euro) a settimana. Scopro inoltre che le serie più richieste sono comedy americane andate in onda per alcune stagioni sulla televisione cubana, come 2 Broke Girls e The Big Bang Theory, e che anche i supereroi vanno forte a Cuba, infatti nei pacchetti di Miguel serie di dubbia qualità come Flash e Arrow sono molto richieste. Molti dei distributori sono ragazzi giovani come Miguel che fanno questo lavoro part-time come in Europa si fanno i camerieri e le babysitter. Altri invece, cominciano come collaboratori e arrivano a gestire punti specializzati dove si possono comprare singolarmente film o serie specifiche, un servizio dove i guadagni cominciano a farsi più sostanziosi.

Miguel e altri come lui portano i propri hard disk direttamente nelle case. Ed è solo così che i cubani possono godersi il finale di stagione di Game of Thrones, per il modico prezzo di 2 pesos convertibles (circa 2 euro) a settimana

A completare il quadro rimane il fatto che tutto questo sia in realtà considerato illegale dalle autorità cubane. Ed è proprio sul quadro giuridico che torniamo a parlare di politica. Miguel è fermo e deciso nella necessità di evitare l’inserimento di qualsiasi contenuto politico all’interno dei pacchetti settimanali. Questa sua posizione, mi spiega, deriva dal fatto che alcuni in passato hanno provato a inserire articoli di giornali antigovernativi o interventi su specifici blog cubani oscurati dalle autorità de L'Avana, e questo aveva creato diverse tensioni tra le autorità ed i distributori. Finché non si parla di politica, Miguel è libero di fare il proprio lavoro.
«Ci sono molti contenuti cubani, relativi alla nostra cultura, come film e telenovela, ma non significa che questi debbano essere politici. E preferisco che non lo siano, perché non vogliamo avere problemi». Le ragioni dietro questo tipo di atteggiamento da parte di Miguel, sembra di capire dalle sue parole, sono sia economiche che sociali. Per lui il suo lavoro non è solo una fonte di guadagno ma anche un modo per essere utile ai suoi concittadini, perché tutti possano essere aggiornati e sentirsi meno isolati dal resto del mondo. A spiegare questo tipo di spirito è il fatto che questo mercato informatico abbia delle sue precise regole etiche: una di queste è che la versione offline di Wikipedia non viene venduta, ma scambiata gratuitamente nella sua versione più recente. Quella di Miguel è aggiornata al 2015. Nelle strade intasate da macchine d’epoca e traffico dati, i cubani mantengono comunque un atteggiamento pragmatico e sicuramente meno rivoluzionario di quello che i nostri cliché ci impongono di immaginare. La nuova rivoluzione a Cuba è il cambiamento progressivo, il lento modificarsi di una realtà costretta ad adeguarsi all’era globale. Con la speranza che l’isola disconnessa nei futuri pacchetti settimanali aggiorni anche i propri gusti in fatto di serie tv.


Da L'Eco del Nulla N.5 - Reti e tecnologie, in uscita a gennaio 2017


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