La morte corre al cinema

Il capolavoro con Robert Mitchum torna in sala, stasera a Prato con Mabuse e L'Eco del Nulla

Molte pellicole oggi riconosciute a livello mondiale come cult della settima arte nascono come fiaschi al botteghino, magnifici fallimenti – Freaks di Tod Browning e La vita è meravigliosa di Frank Capra, I cancelli del cielo di Cimino e Fight Club di Fincher – che con il passare degli anni si sono costruiti la reputazione che forse fin dal primo momento meritavano, attraverso il passaparola, l’home video e il supporto dei critici arrivato spesso troppo tardi. Così fu per La morte corre sul fiume di Charles Laughton, uscito nel disinteresse generale nel 1955 e oggi pietra miliare della cinematografia americana, di cui ha influenzato i nuovi pionieri da Martin Scorsese a Terrence Malick. Quando Laughton, attore britannico di immensa statura diviso tra teatro e grande schermo e premio Oscar 1934 per il ruolo del re d’Inghilterra in Le sei mogli di Enrico VIII, decide di passare per la prima volta dietro la macchina da presa, lo fa per dirigere questo noir che racconta la storia di Harry Powell, predicatore evangelico in cerca del bottino di un furto che un suo ex compagno di cella aveva nascosto. Per scoprirlo, Powell sposa l’ex moglie di quest’ultimo e cerca di entrare in confidenza con i bambini, che non si fidano di lui. La figura dello spietato protagonista dalle nocche tatuate – LOVE sulla mano destra, HATE sulla mano sinistra –, incarnato da un inquietante Robert Mitchum in una delle sue migliori interpretazioni, si scolpirà indelebile nella storia del cinema.

La figura dello spietato protagonista dalle nocche tatuate – LOVE sulla mano destra, HATE sulla mano sinistra – si è scolpita indelebile nella storia del cinema

Ci fu un critico, tra gli altri, che si accorse subito del valore e della sorte che sarebbe toccata al film e al suo regista, si chiamava François Truffaut: «Una sceneggiatura del genere non è di quelle con cui si può inaugurare una carriera di regista hollywoodiano e si può ben scommettere che questo film, realizzato nel disprezzo delle elementari norme commerciali, sarà l’unica esperienza di Charles Laughton, ed è un vero peccato». Oggi, a 60 anni di distanza, resta la purezza cinematografica di questo gioiello, incastonato dallo sguardo di Laughton in armonia perfetta con lo straordinario lavoro fotografico di Stanley Cortez – già direttore della fotografia de L’orgoglio degli Amberson di Orson Welles e poi collaboratore di Samuel Fuller e Claude Lelouch –, che dà corpo a una luce vitale e parlante, barocca di un barocchismo espressionista e allo stesso tempo estremamente moderna. Potente e inquietante come una filastrocca cantata da un bambino nel buio della notte, per le atmosfere e per il rapporto morboso tra omicidio e mondo infantile il film ricorda un altro capolavoro espressionista: M – Il mostro di Düsseldorf di Lang. Da questa settimana la Cineteca di Bologna, con il progetto Il Cinema Ritrovato, lo ridistribuisce in Italia. Il Mabuse Cineclub lo ha scelto per la splendida rassegna “Magnifici fallimenti”, e L’Eco del Nulla lo segue in sala anche questo martedì 8 novembre per presentarlo al pubblico. Appuntamento stasera al Cinema Terminale di Prato, dove La morte corre sul fiume verrà proiettato alle 21.30.

 

Magnifici fallimenti
25/10 Freaks di Tod Browning
8/11 La morte corre sul fiume di Charles Laughton
 

Omaggio a Michael Cimino
15/11 I cancelli del cielo di Michael Cimino
22/11 L’anno del dragone di Michael Cimino
29/11 Il cacciatore di Michael Cimino


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