Goodbye #FiRiv2015

Considerazioni sentimentali sulla prima edizione di Firenze RiVista

Una settimana fa, sabato 26 settembre, si è chiusa la prima edizione di Firenze RiVista, il festival organizzato da undici riviste cartacee e digitali dell’area fiorentina, tra cui L’Eco del Nulla. Undici riviste che si conoscevano poco o per niente, e che durante l’organizzazione e le tre settimane di festival hanno avuto modo di incontrarsi e confrontarsi, sul palco o davanti ad un caffè, con la consapevolezza di aver rinunciato ad un po’ di sé per costruire qualcosa di più grande. È stato un lavoro difficile, soprattutto per una prima edizione senza fondi, e per questo dobbiamo ringraziare i locali fiorentini che ci hanno aiutato a portarla a termine, ZAP e La Cité su tutti. Eppure, gli incontri e le serate hanno ripagato ogni secondo speso per organizzarla: dalle risate fatte sul palco con il gruppo di Firenze delle Letterature allo scrittore Frank Iodice che ci ha raggiunto dalla Francia per raccontarci il presidente Mujica, dal quiz sul cinema toscano con il collettivo Snellinberg alla discussione spontanea nata tra Christian Raimo e gli studenti delle scuole superiori fiorentine e pratesi durante l’incontro sulla cultura in rete. È finito #FiRiv2015, ma stiamo già lavorando per fare della rete di riviste e di persone che si è creata un’opportunità in più per la scena culturale fiorentina, un movimento di realtà diverse che offra al pubblico e ai cittadini una proposta più varia e, per una volta, coordinata e connessa. È finito #FiRiv2015, ma, come si dice in gergo (e come direbbe il Collettivomensa), morto un FiRiv se ne fa un altro.

Venerdì 25 settembre, mentre si apriva la penultima giornata del festival con Marco Vichi, sono dovuto scappare lontano da Firenze, ospite del Cervignano Film Festival, un festival cinematografico friulano piccolo ma vivo, a differenza di tanti altri carrozzoni festivalieri portati avanti per inerzia o per interesse. A Cervignano del Friuli, 13mila anime a due passi dal Carso, si fa un “festival del confine e del limite” vivace, originale, eterogeneo. Nella serata in cui ho avuto il piacere di essere invitato si discuteva del rapporto tra cinema e architettura, in particolare del film Il ventre dell’architetto di Peter Greenaway, e della relazione tra il regista britannico e l’architetto autore degli allestimenti del film, il friulano Costantino Dardi – responsabile tra l’altro degli allestimenti della Biennale di Venezia tra il ’78 e l’82  –, romano di adozione ma nato proprio a Cervignano. L’incontro voluto dal direttore artistico Vanni Veronesi e tenuto assieme alla professoressa Diana Barillari, docente di Storia dell’Architettura all’Università di Trieste, è stato premiato da un pubblico interessato e attento, che si è fermato a parlare e discutere anche dopo la conclusione, a dimostrazione ancora una volta di come le realtà festivaliere possano essere matrici di una cultura molteplice che unisca la dimensione locale a uno sguardo più ampio, l'interesse del pubblico alla spinta creativa.

Anche per Firenze RiVista, la risposta più importante di queste tre settimane sono le persone che hanno assistito agli incontri, partecipato ai concorsi, preso parte ai dibattiti, cantato in coro ai concerti. Ed era questo il nostro obbiettivo: non far vedere il festival, farlo vivere, perché è sulla pagina che la cultura si discute, ma è nelle piazze che prende vita. Proprio Costantino Dardi, in uno dei meravigliosi testi raccolti in Architettura in forma di parole, scrive: «se noi vogliamo identificare un luogo, nella variegata morfologia del paesaggio storico italiano, o individuare uno spazio, nei complessi passaggi della memoria individuale e dell’immaginario collettivo, ove quei fatti e quei valori coesistono raggiungendo la più alta densità e concentrazione, questo è la piazza. Costruita attraverso lenta stratificazione e continua modificazione nel corso dei secoli o realizzata di getto per volontà di prìncipi o di governi, la piazza della città storica è, comunque, il luogo privilegiato ove la comunità, nel corso del tempo, praticando o svolgendo funzioni o eseguendo sentenze o dando vita a manifestazioni, celebrando i suoi riti o inseguendo i suoi miti, ha perseguito il suo disegno e realizzato il suo destino». Nelle piazze e negli spazi di Firenze questa prima edizione del festival il suo disegno l’ha perseguito, quello di mettere in piedi una comunità decisa ad allargarsi sempre di più, e se sembra forse un po’ eccessivo parlare di un destino da realizzare, certamente in quelle stesse piazze vogliamo inseguire i nostri miti per molti anni ancora.

Chi ha partecipato, sa che l’atmosfera che si è creata di giorno in giorno è stata di festa, ed è andata sempre in crescendo. Dagli amici che ci hanno raggiunto all’OFF bar per il week-end di apertura a quelli con cui abbiamo festeggiato la fine del festival alle Murate, sulle note dei Fantasia Pura Italiana, dai redattori che si aggiravano curiosi tra gli stand per scoprire le altre riviste ai direttori che si scambiavano idee e proposte per il futuro, dalla banda di Three Faces che si scolava una Peroni dietro l’altra alle ragazze di Lungarno con cui abbiamo condiviso il nostro banchino. Persino il ritardo dei redattori di A few words alla conferenza stampa di apertura in Palazzo Vecchio si è trasformato in una lunga chiacchierata a base di panino e Chianti da Fratellini. Molti di noi non si conoscevano prima di questo festival, molti altri speriamo di incontrare sulla nostra strada. Oltre a Carlo Benedetti di con.tempo e Silvia Costantino di 404: file not found, che con me hanno condiviso questi quattro lunghi mesi di preparazione insieme a Francesco Ricceri, Silvia Ciuffetelli e alla redazione di Toc Toc Firenze, ci sono Salvatore e Daniele di Riot Van, Niccolò e Annalisa di FUL, Giovanni, Marco, Leo di The Florentine, Tiziana, Simone e Niccolò di Three Faces, Giorgio, Filippo e Mirko di A few words, Valentina, Matilde, Cristina di Lungarno, Anna di Florence is You! Per molti di voi questi sono soltanto dei nomi, e lo erano anche per me non più di qualche mese fa. Adesso sono volti, persone, amici con cui ho intrapreso un percorso, insieme alla nostra rivista e a tutte le altre che vorranno unirsi a noi per fare di Firenze RiVista un luogo di dialogo, multiforme, contrastante e per questo ricco. Andremo avanti così come ci siamo avvicinati, un po’ per volontà e un po’ per caso. Così nascono le cose più belle, così nascono i legami più forti.


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