Filippo Maria Visconti

Milano, 23 settembre 1392 – Ivi, 13 agosto 1447

Allo sgretolamento del grandioso Stato milanese che il padre Gian Galeazzo ha costruito sulla sabbia il gracile Filippo Maria assiste impotente finché, morendo, il condottiero Facino Cane e il fratello maggiore, duca Giovanni Maria, non gli danno il primo la vedova in moglie, con cospicua dote di ricchezze, armi e legami, il secondo titolo e Stato (1412). Lunatico e paranoico quanto abile e ambizioso,  Filippo Maria Visconti tenta ancora la via del grande Stato territoriale: rimette a sé la Lombardia e fa sua Genova, ma quando s’ingerisce in Romagna Firenze risponde inevitabile e così Venezia. Battuto e imbrigliato sopra Roma dalle paci di Ferrara (1428; 1433) il Visconti briga perché Napoli, morta Giovanna II (1435), rimanga agli Angiò per servire i suoi potenti sudditi genovesi contro l’Aragona: ma l’improvvida alleanza sancita con l’Alfonso che proprio i liguri gli catturano vincendo a Ponza i catalani (1435) solleva Genova, e risuscita le vecchie nemiche. Dopo la sconfitta di Anghiari (1440), alla pace di Cavriana il Duca è spinto da quel Francesco Sforza che, sposata sua figlia e cresciuto in prestigio e potenza, si candiderà a succedergli dopo la breve parentesi repubblicana che s’apre in Milano morto il Duca senza eredi.


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