Albrecht von Wallenstein

Heřmanice, 24 settembre 1583 – Cheb, 25 febbraio 1634

Ai morenti ideali che precipitano l’Europa nell’ultima guerra di religione, quella dei Trent’Anni, Albrecht von Wallenstein oppone il crudo pragmatismo, fondato sull’interesse personale, che pure vincerà a Westfalia: protestante e boemo, si fa cattolico e massacra i ribelli boemi (1618-23) per farsi nominare principe dell’Impero, e investe le ricchezze incamerate in oculati matrimoni per armare a Ferdinando II d’Asburgo l’esercito imperiale che al suo comando ricaccia in Danimarca Cristiano IV (1624-9); allora, il nuovo Duca del Meclemburgo cambia prospettiva. È una politica indipendente quella che per dare il Baltico all’Impero lo porta a dialogare coi protestanti anseatici, contro la prospettiva cattolica e continentale d’un imperatore spinto dai suoi spaventati principi ad esautorare il generalissimo; ma solo armi e denari di Wallenstein possono qualcosa contro la Svezia entrata nel conflitto. Quando però la morte di Gustavo II Adolfo a Lützen (1632) lo rende dispensabile, Wallenstein non smobilita, deciso a gestire la pacificazione trattando coi protestanti come una libera autorità che l’imperatore non può tollerare. Se l’isola lo sfrontato doppiogiochismo, l’uccide la fiducia che gli astri gli ispirano nei suoi generali quando, mentre cospira contro Vienna, saranno loro ad assassinarlo per calcolo o sincera lealtà agli Asburgo.

 

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