Vlad III Ţepeş

Sighişoara, 2 novembre 1431 – Giurgiu, 16 dicembre 1476

Dall’Ordo draconis che Sigismondo imperatore fonda per schiantare l’eresia hussita e contrastare nei Balcani l’avanzata ottomana il voivode di Valacchia (1436) Vlad II, suo membro, cava il soprannome Dracul per cui suo figlio sarà Dracula: ostaggio alla Porta quando il genitore sceglie Instanbul per garantirsi dai rivali – la schiatta dei Daneşti – in Valacchia e fuori da potenze, com’è quella incombente di János Hunyadi, che rischiano di fagocitare la sua, il giovane Vlad tornerà a casa allorché Dracul muore per mano dei suoi boiari e, dopo un primo effimero successo (1448), dedica lunghi anni a edificare sulle armi un potere posto, finalmente saldo e duraturo (1456), a difesa della cristianità. È allora che per intimorire i nemici, dissuadere i nobili dal tradimento e imbrigliare gli agitati ceti cittadini Vlad III dispiega una primitiva quanto massiccia strategia del terrore da cui verdi voci tedesche e russe trarranno una leggenda nera ma eroica, esemplificata da una pratica famigerata: l’impalamento. Sfuggito ai Turchi solo per finire nelle carceri di Mattia Corvino (1462) e restituito al proprio titolo per morire in battaglia (1476), Ţepeş «l’impalatore» sarà, nell’Ottocento, eroe popolare dei luoghi anticamente stornati dal Turco, e forse ispirazione per l’immortale personaggio di Bram Stoker.


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