Teodosio I il Grande

Cauca, 11 gennaio 347 – Milano, 17 gennaio 395

Al governo dell’Oriente il generale ispanico Teodosio è chiamato dall’Augusto d’Occidente, Graziano, quando Valente perisce per mano gotica nell’immensa catastrofe di Adrianopoli (378): nell’ormai indifferibile questione della convivenza coi barbari, sistemando i Visigoti di Fritigerno entro l’Impero con la prima foederatio (382), il nuovo Augusto d’Oriente – invero unico pilota dell’ecumene – dimostra l’energia con cui sopprimerà (388) Magno Massimo, usurpatore di Graziano, e la pragmatica lungimiranza che l’indurrà così a separare l’Impero, alla morte, tra i figli Onorio e Arcadio, come a favorire il cristianesimo. All’ultimo IV secolo dà infatti valore periodizzante, oltre al nuovo rapporto col barbaro, anche quello, stabilito da Costantino e qui ribadito, tra l’autorità dell’imperatore e la religione cristiana con annesse gerarchie: tra l’editto di Tessalonica (380), che ad ariani e pagani impone il credo niceno quale religione ufficiale dell’Impero, e quello di Costantinopoli (392) che bandisce il culto pagano, si snodano la vicenda d’Eugenio – l’imperatore, scelto dal franco Arbogaste sul cadavere di Valentiniano II, cui si volge, alla testa dei pagani d’occidente, quel Virio Nicomaco Flaviano che battuto morirà suicida – come quella di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano e rivale di Simmaco, che per la strage inflitta sulla ribelle Tessalonica saprà ottenere, da Teodosio, addirittura una pubblica penitenza.   

 


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