Perché il futuro dell’Europa si decide a Kiev

La guerra in Ucraina tra informazioni false, pacifismo d’accatto, le risposte dell’Ue e le critiche alla Nato

Giovedì 24 febbraio, tre giorni dopo aver riconosciuto le autodichiarate repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk, Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina. Per trovare un evento simile nella storia europea bisogna risalire alla fine degli anni Trenta, quando la Germania nazista avviò una feroce politica di espansionismo militare annettendo l’Austria (12-13 marzo 1938), occupando la Cecoslovacchia (15-16 marzo 1939) e invadendo infine la Polonia (1 settembre - 6 ottobre 1939): ciò che accadde dopo è cosa nota. Lungi dal cedere a una facile reductio ad Hitlerum, l’aggressione di Putin ai danni di uno stato sovrano è nei fatti una replica di quegli avvenimenti. A questo attacco l’Ucraina ha risposto con una resistenza eroica, guidata dal presidente Zelensky: un’opposizione che continua ancora in queste ore, nonostante le bombe, i missili e i carri armati degli invasori. L’Occidente, dopo due giorni di parziale disorientamento, ha invece sferrato ai danni della Russia le più dure sanzioni della storia: la guerra energetica e finanziaria avrà pesanti conseguenze anche sulla nostra economia, già messa a dura prova dall’inflazione e dall’emergenza sanitaria, ma di fronte alle immagini di Kharkiv appare evidente che i veri problemi siano altri. Come sempre non sono mancati i commenti ingenerosi («la risposta dell’Europa è debole, l’Ue è morta»), né le idiozie di chi confonde la cultura russa con il regime di Putin (si veda il ridicolo caso Dostoevskij-Nori-Bicocca), ma a questi signori del dolore va spiegato che nelle democrazie compiute i processi decisionali richiedono tempo, e soprattutto intelligenza: chi vuole l’uomo forte, i pieni poteri e il pensiero unico può sempre rivolgersi al Cremlino.
 

La paventata Terza guerra mondiale è già in atto da un decennio, combattuta con i nuovi mezzi della cibernetica; una guerra che è anche interna alla Russia stessa, fondata sulla repressione del dissenso


Ora che la geopolitica è cambiata, nulla come la concretezza del fabbisogno energetico può nuovamente accelerare il processo di integrazione europea, tanto più necessario quanto più evidente è l’obiettivo di Putin: la repressione cecena dei primi anni Duemila, l’attacco alla Georgia del 2008, l’invasione della Crimea del 2014, l’appoggio al golpe bielorusso di Lukašėnka nel 2020, l’attuale guerra in Ucraina e le costanti minacce a Polonia e repubbliche baltiche sono tappe di un programma imperialista che punta a ricostituire la vecchia unità sovietica e a scardinare le democrazie europee, come auspicato esplicitamente dall’ideologo Alexander Dugin, già leader del partito Nazional Bolscevico e oggi aperto sostenitore della «grande rivoluzione anti-liberale». Sicché è bene essere chiari: la paventata Terza guerra mondiale è già in atto da un decennio, dichiarata dal Cremlino e combattuta con i nuovi mezzi della cibernetica; una guerra che è anche interna alla Russia stessa, fondata sulla repressione del dissenso e sulle menzogne dei media di stato, purtroppo assai diffuse anche a casa nostra. L’osservatorio giornalistico internazionale NewsGuard, relativamente all’Ucraina, ne ha catalogate almeno dieci
 

1)     i residenti di lingua russa del Donbass sono stati vittime di un genocidio: falso, come dimostrano i rapporti dell’Onu e dell’Ocse;
2)     sabotatori di lingua polacca hanno tentato di bombardare un impianto di trattamento delle acque reflue nel Donbass, come dimostrerebbe un video diffuso il 18 febbraio 2022: falso, dal momento che il video è stato girato dieci giorni prima e manipolato con audio e immagini provenienti da altri filmati;
3)     le forze ucraine hanno bombardato un asilo nel Lugansk il 17 febbraio 2022: falso, perché i bombardamenti provenivano dal fronte separatista russo;
4)     la Russia non ha preso di mira infrastrutture civili in Ucraina: falso, come dimostrano Amnesty International e le decine di immagini che arrivano ogni giorno dal fronte di guerra;
5)     il nazismo, sostenuto dalle autorità di Kiev, è prevalente nella politica e nella società ucraine: falso, tant’è vero che nel 2019 il partito di estrema destra Svoboda ha ottenuto l’1,6% dei voti alle presidenziali (sommando Casa Pound e Forza Nuova, qui in Italia, si arriva a 1,27%), senza contare che il presidente Zelensky è di famiglia ebraica, direttamente coinvolta nella tragedia dell’Olocausto;
6)     l’Occidente ha organizzato un colpo di stato per rovesciare il governo ucraino filorusso nel 2014: falso, poiché il governo Janukovyč è crollato dopo mesi di proteste di piazza, più volte represse nel sangue (per una documentatissima ricostruzione degli eventi si veda qui);
7)     gli Stati Uniti possiedono una rete di laboratori di armi biologiche nell’Europa orientale: falso, dal momento che tali laboratori fanno riferimento al Biological Threat Reduction Program (finanziato anche dagli Usa) per la ricerca contro le malattie infettive;
8)     la Nato ha una base militare a Odessa: falso, e basta controllare la mappa delle basi Nato;
9)     la Crimea si è unita alla Russia legalmente: falso, poiché il referendum è stato dichiarato illegittimo dalla risoluzione Onu n°68 del 27 marzo 2014;
10)   l’Ucraina è stata creata da Lenin (dichiarazione di Putin dello scorso 21 febbraio): falso, o meglio mistificatorio, dal momento che la storia può essere tagliata dove si vuole (ed è lì che si cela la distorsione ideologica): se torniamo ancora più indietro, è piuttosto la Rus’ di Kiev (882-1283) a essere stato il primo nucleo della futura Russia.


Simili bufale hanno una sola regia: la propaganda di Mosca, che da tempo ha infettato vari settori del giornalismo, della politica e della cultura. Questa macchina infernale, raccontata da Marta Ottaviani nel recente libro Brigate Russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker, ha il dichiarato intento di plasmare un immaginario antieuropeo per destabilizzare l’Unione, come puntualmente avvenuto durante l’emergenza da Covid-19, quando i server russi hanno diffuso oltre 900 notizie false su virus, vaccini e contenimento della pandemia. Molte di queste, neanche a dirlo, sono state ribattute dall’eterno Matteo Salvini, le cui decennali dichiarazioni amorose nei confronti di Putin sono oggetto di ampia disamina in queste settimane. Colui che nel 2015 voleva arruolarsi per combattere l’Isis, oggi si dichiara sostenitore «della via tracciata dal Santo Padre», prega davanti alla tomba di San Francesco ad Assisi e tuona contro l’invio di «armi letali» a Kiev (la resistenza ucraina, evidentemente, dovrebbe affidarsi al Super Liquidator XP75).

Del resto il nostro eroe aveva già dato prova della sue doti messianiche in un video del 2016: «Qualcuno ha paura di essere invaso dai russi stanotte? Il pericolo è altrove! Io ridiscuterei la presenza dell’Italia nella Nato!». A Kiev ringraziano per la profezia, ma rifiutano l’offerta e vanno avanti, mentre in Polonia, dove Salvini si è recato in «missione di pace», il sindaco della città di Przemysl ha esibito la maglietta di Putin indossata dal Capitano nei suoi ruggenti anni moscoviti, invitandolo ad andarsene dalla sua città (qui il delizioso video). Ci sarebbe da ridere, se non fosse che il pallonaro sovranista ha inquinato la nostra politica in modo irreversibile; a riportarci alla realtà, infatti, ci pensa la sua compagna di partito Anna Cisint, sindaca di Monfalcone, Gorizia, che in un post su Facebook del 1 marzo 2022 se ne è uscita con parole abominevoli:
 

In giornata comunicheremo che apriamo un centro raccolta. Questa tragedia della guerra ci ha dimostrato che ci sono profughi e …’profughi’. Quelli veri, che ti fai in quattro per aiutare (e dopo annunceremo le misure che ieri sera fino a tardi abbiamo organizzato) e quelli che sono arrivati a gruppi di soli uomini e con tutto il ‘contorno’ che conosciamo, purtroppo. Finché avrò possibilità AIUTERÓ QUELLI VERI. I profughi scappano dalla guerra, da Paesi in guerra. Il ‘politicamente corretto’ non fa per me.


Non ce la fanno proprio a non essere razzisti, è più forte di loro: l’Ucraina è solo un pretesto, perché il vero obiettivo è la restaurazione della società bianca, non contaminata dai ‘falsi immigrati’ di pelle scura.

Al ruspante putinismo di destra fa da contraltare un (in)colto putinismo di sinistra. Ne è degna rappresentante Barbara Spinelli, che sul Fatto Quotidiano del 26 febbraio dà credito alla bufala n°6 di NewsGuard: «Nel 2014, facilitando un putsch anti-russo e pro-USA a Kiev, abbiamo fantasticato una rivoluzione solo per metà democratica». Si osservi il lessico: la caduta di Janukovyč è definita putsch, con un tecnicismo hitleriano che rimanda al vocabolario di Putin («vogliamo denazificare l’Ucraina»). Che dire, poi, del famigerato ‘accerchiamento della Russia’? È senz’altro vero che fra 1991 e 1993 i leader occidentali promisero a Gorbaciov prima e a Eltsin poi che non ci sarebbe stato alcun allargamento orientale del Patto Atlantico, ma è altrettanto vero che quelle rassicurazioni erano soltanto verbali, mai ratificate da nessun trattato (perciò l’accusa di ‘tradimento’ è ridicola) e soprattutto circoscritte al momento della dissoluzione dell’URSS; quando Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca furono ammesse nell’Alleanza (12 marzo 1999), i tre stati avevano intrapreso questo percorso in totale autonomia, nel pieno rispetto del diritto internazionale. Come rivela Foreign Policy, persino Vladimir Putin, nel suo primo mandato (e prima di cambiare idea), manifestò la volontà di entrare nella Nato, alleanza difensiva alla quale ciascun paese aderisce volontariamente: si chiama ‘autodeterminazione dei popoli’ ed è la base su cui si costruisce la politica di qualunque stato sovrano. Che questo principio sia stato più volte violato dai nostri alleati statunitensi (si pensi a Cuba e al Cile, ma anche alle pesanti responsabilità americane nella ‘strategia della tensione’) è tanto vero quanto irrilevante: un crimine più un crimine fanno due crimini, non zero. Con buona pace dell’inviato di Rai2 Marc Innaro, del marxista di ferro Luciano Canfora e dello sproloquiatore seriale Tomaso Montanari, nessuno ha minacciato o accerchiato la Russia.
 

Quando un invasore bombarda ospedali pediatrici e corridoi umanitari, l’unico modo per costruire la pace è combattere


Questi sono i fatti (per i dettagli rinvio all’analisi del Post), il resto è propaganda ideologica buona per la posizione dell’Anpi, che oggi si dichiara «né con Putin, né con la Nato». In questa falsa terzietà, che nei fatti è sostegno alla Russia, vittime e carnefici finiscono per essere appiattiti nella stessa narrazione, sicché coloro che oggi predicano la pace un tanto al chilo non si stanno rivolgendo a Putin, bensì a Zelensky. Questo irenismo d’accatto, che sputa sulla dignità del popolo ucraino, è una sconcia ipocrisia: quando un invasore bombarda ospedali pediatrici e corridoi umanitari, l’unico modo per costruire la pace è combattere, come fecero i nostri nonni partigiani (ed è sconcertante che lo si debba ricordare proprio all’Anpi). Per chi ancora non l’avesse capito, il futuro dell’Europa si decide a Kiev: se non sosterremo questa lotta per la libertà, le prossime vittime saremo noi.



PER SOSTENERE L’UCRAINA
Come aiutare l’Ucraina e le associazioni che operano nel paese | Valigia Blu
Le foto incluse nel presente articolo sono tratte da un’esercitazione militare anti-terrorismo dell’esercito ucraino e diffuse dal Ministero della Difesa dell’Ucraina


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