In Licorice Pizza tutti vogliono rimanere bambini

Sul nuovo film di Paul Thomas Anderson, candidato agli Oscar, con Cooper Hoffman, Alana Haim, Bradley Cooper e Sean Penn

Licorice Pizza, il nuovo film di Paul Thomas Anderson, è pieno di bambini che si comportano da adulti e di adulti che si comportano da bambini. Il film sfuma deliberatamente i contorni di questa separazione: tutti i personaggi fingono allo stesso modo, sempre. Il materiale pubblicitario del film lo presenta come una storia sul raggiungimento dell’età adulta, e in un certo senso lo è, ma sotto molti altri aspetti, per questo gruppo di sbruffoni immaturi, si tratta perlopiù di una storia sui vari tentativi di rimanere bambini. In Licorice Pizza, tutti si sforzano per trovare un senso nelle loro vite, ognuno con il proprio ritmo e il proprio tempo, e poco importa se anche tra coetanei quel significato risulta essere diverso. Ciò che conta è trovare un significato.
 

In Licorice Pizza, tutti si sforzano per trovare un senso nelle loro vite


Il film segue Gary Valentine (Cooper Hoffman), un quindicenne che si autodefinisce uno «showman» e vive una vita movimentata nella Los Angeles del 1973. È un giovane attore che viaggia attraverso gli Stati Uniti per partecipare alle audizioni e comparire in TV, mentre gestisce un’agenzia di pubbliche relazioni con la madre (Mary Elizabeth Ellis). Ha sempre il «solito tavolo» riservato nella bettola locale, intraprende numerose iniziative imprenditoriali redditizie e con la sicurezza di un uomo più grande (ovvero un quasi ventenne) insiste nel provarci con donne più vecchie. L’oggetto delle sue attenzioni è Alana Kane (Alana Haim, della band Haim), una venticinquenne incazzata che incontra durante il giorno delle foto scolastiche. Ci prova con lei in modo sfacciato, lei lo rifiuta, ma è innegabile che tra i due si sia creato un legame, infatti poco dopo diventano amici.

Alana vive con i suoi genitori (interpretati dai veri genitori dell’attrice, Moti e Donna Haim) e con due sorelle (le vere sorelle e compagne musiciste, Este e Danielle Haim); è infastidita e intrigata da Gary, un adolescente precoce che ha raggiunto molti più obiettivi nella sua breve vita di quanto non abbia fatto lei nella sua vita appena un po’ più lunga. È immatura, insicura, ingenua, ansiosa e desidera essere amata e sentirsi importante; anche se è evidentemente più grande di Gary, spesso ha atteggiamenti più adolescenziali di quelli del ragazzo (in particolare, mentre Gary ci prova con donne di tutte le età, Alana non ha mai avuto un fidanzato). Tuttavia, Gary resta un bambino che scimmiotta la vita adulta in modo molto teatrale, e come il Furbacchione in Oliver Twist è il capo di un gruppo di preadolescenti che lo aiutano nelle sue imprese, cosa che lo fa sembrare ancora più bambino. Mentre i due giovani si girano intorno, Licorice Pizza si snoda, facendo più volte invecchiare e ringiovanire emotivamente i suoi protagonisti, e il loro legame si approfondisce fino diventare qualcosa di simile all’amore.
 

Guardando il film oggi, è impossibile non pensare che questi giovani diventeranno (o meglio sono diventati) degli adulti


Alana e Gary si mettono in affari, vendono e consegnano materassi ad acqua (e al contempo Gary prova a far entrare Alana nel mondo del cinema). Alana è ancora alla ricerca di sé stessa, mentre Gary è già più consapevole, e questo crea una tensione che li porta in situazioni potenzialmente pericolose e li divide. In particolare, c’è una differenza tra la loro immaturità fatta di scambi reciproci e il tipo di immaturità che caratterizza gli adulti del film: i beoni egomaniaci e instabili di Hollywood che i giovani trovano sul loro percorso. Questi individui nel migliore dei casi sono solo rivoltanti, come ad esempio il ristoratore razzista interpretato da John Michael Higgins, ma nel peggiore dei casi sono pericolosi, come l’attore Jack Holden (Sean Penn), che desidera così tanto tornare ai bei tempi andati negli anni ’60, quando faceva film di guerra, che prova a fare un’acrobazia pericolosa sul retro di un ristorante a conduzione familiare. O, peggio ancora, come l’instabile celebrità Jon Peters (Bradley Cooper), che li minaccia di violenza fisica, dando un ultimatum folle e intimidatorio ai ragazzi che stanno montando il suo materasso ad acqua. Licorice Pizza si sviluppa nei primi anni ’70 e, guardando il film oggi, è impossibile non pensare che questi giovani diventeranno (o meglio sono diventati) degli adulti. Senza neanche considerare che nella loro giovinezza si trovano già sulla cima di una brutta china, è questo il mondo spiacevole che li attende?

Il tema sotteso in Licorice Pizza è quello di «diventare una versione diversa di sé stessi», in particolare Alana tenta di reinventarsi di continuo: è alla ricerca ostinata di attenzioni da parte di qualcuno che la faccia sentire diversa da ciò che è, finché in seguito all’epifania finale comprende che nessuno se non sé stessa può darle quello che cerca (c’è una scena verso la metà del film in cui ci chiediamo se quel cambiamento sia effettivamente avvenuto, per poi scoprire che era un gioco di finzione anche quello). Come in Peter Pan, trasformarsi in modo permanente in un adulto è il più grande pericolo del film, almeno finché non diventa la più grande necessità. Alana sta ritardando quel momento più che può. Un piacevole stratagemma visivo di questo tema è che Alana e Gary (ma soprattutto Alana), passano gran parte del film a correre, corse veloci e intense, che lasciano senza fiato, il tipo di corse che si fanno da bambini, quando si è veramente arrabbiati o felici. La «corsa» in Licorice Pizza è il corrispettivo simbolico del «volo» in Peter Pan, viene innescata dai sentimenti, dalla fiducia e dal cameratismo, è un tentativo fisico di sfuggire al destino, di prolungare la giovinezza e mantenere la propria libertà.

Gary vorrebbe invecchiare e passare al livello successivo, ma Alana, per non sentirsi una fallita, non vuole crescere finché non riesce a raggiungere più obiettivi. Questo è curioso, considerato che la vera Alana fa parte di una pop band di successo da almeno una decade. Lei e la sua famiglia (che interpretano personaggi omonimi), sono versioni alternative di loro stessi che viaggiano nel tempo. (Il compleanno di Alana Kane, menzionato di sfuggita, è lo stesso giorno di quello di Alana Haim). E in una recente intervista per il New York Times, Paul Thomas Anderson ha affermato di aver deciso di fare il film con la famiglia Haim dopo aver scoperto che, prima di sposarsi, la matriarca Donna era stata una sua insegnate (che lui adorava). Licorice Pizza sembra di fatto un esercizio di meditazione su «ciò che è stato» e su «ciò che sarebbe potuto essere». Il film ci porta a considerare tutto ciò anche visivamente; i suoi fotogrammi sono pieni di superfici riflettenti (in particolare vetrine di negozi), in cui pare che i personaggi abbiano delle vite diverse, sé alternativi. 
 

Licorice Pizza sembra di fatto un esercizio di meditazione su «ciò che è stato» e su «ciò che sarebbe potuto essere»


Licorice Pizza è un film raggiante. Anderson, che si occupa (insieme a Michael Bauman) della fotografia bianca come il sole, ha anche progettato visivamente il tipo di opulenza con cui si poterebbe ricordare la San Fernando Valley nell’estate del 1973. La luce è dorata anche di notte; le strade sembrano luoghi in cui tutto può succedere, a noi come ai personaggi torturati dalle innumerevoli possibilità. Il film (e il suo materiale promozionale) trova il suo inno in Life on Mars di David Bowie, contemporanea agli eventi rappresentati; senza contare che il testo della canzone sembra già contenere molto di quello che accade: la storia di una «ragazza con i capelli castani» disillusa che vive con i genitori e trova rifugio dalla sua vita deludente flirtando con i film, che in cambio la circondano di innumerevoli specchi senza significato che comunque non la soddisfano. Ma la canzone sembra anche sottolineare la dichiarazione criptica del film. Se c’è un verso in Life on Mars che può rivelare i misteri di Licorice Pizza, credo sia la frase più interrogativa e maledetta della canzone, «Topolino ha cresciuto una mucca». In questo verso, come in tutto film, il gioioso simbolo dell’infanzia è cresciuto per assomigliare a ciò che è sempre stato davvero: un prodotto distorto del contesto capitalistico in cui è stato creato.

È questa la strada su cui è davvero diretto Gary, un truffatore nato (e un vero e proprio persecutore di donne)? E cosa possiamo dire di Alana, una ventenne che resta affascinata da un ragazzo dieci anni più giovane di lei dopo che si è vantato di essere quasi famoso? Per quanto Licorice Pizza sia un racconto dei sentimenti veri e potenti che proviamo da giovani, e che ci spingono verso il momento magico che abbiamo sempre sognato, è anche il racconto della minaccia costante di perdere proprio quelle cose e di farci diventare qualcuno che a malapena riconosciamo.


 

Olivia Rutigliano è un’autrice statunitense. È autrice per Literary Hub e CrimeReads, ha scritto per Vanity Fair, Lapham’s Quarterly, Public Books. Questo articolo è stato pubblicato su Literary Hub il 17/12/2021 ► In Licorice Pizza, Everyone is Pretending to Be a Grown-Up. Especially the Grown-Ups  | Traduzione di Valentina Pesci


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