Gian Gastone de’ Medici

Firenze, 24 maggio 1671 – Ivi, 9 luglio 1737

Terzogenito del granduca Cosimo III, il malinconico Gian Gastone dimostra fin da subito una passione per gli studi che gli conquista gli uomini di lettere, scienza e diritto schiacciati dal fanatico regime paterno. Devastato dal matrimonio tedesco cui il padre lo costringe per la sopravvivenza dei Medici, Gian Gastone si accompagna all’etéro Giuliano Dami per girare l’Europa tra bordelli e università, all’insegna di una dissolutezza che dura anche dopo il 1723, quando gli tocca succedere a quel Cosimo III che aveva spinto la Toscana sull’orlo del baratro: mentre Asburgo e Borbone incombono,  l’economia ristagna, le scienze balbettano e ovunque domina la pretaglia spagnoleggiante. Dalla sua stanza, dove soggiorna recluso in odio all’esercizio del potere e all’etichetta che esso impone, consolato dai «ruspanti» e dal sincero affetto della cognata, Gian Gastone governa «illuminato e senza pregiudizio»: tenute a bada le potenze straniere e aperte le riforme compiute poi da Pietro Leopoldo, è soprattutto nella tutela di biblioteche e università contro l’influenza della Chiesa e quindi nella restituita libertà intellettuale che trova il suo merito quest’ultimo granduca de’ Medici che poco prima di morire vedrà con tutti gli onori traslate in Santa Croce le spoglie di Galileo.

 

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