Denis Davydov

Mosca, 27 luglio 1784 – 22 aprile 1839

Rampollo d’un influente famiglia dell’aristocrazia russa, Denis Davydov ascende a larga fama quando durante l’invasione napoleonica della madrepatria (1812) si adopera per fare d’una ficcante guerriglia partigiana l’arma più efficace nel logorare il lento e pesante nemico, così meritandosi menzione e lode nel Guerra e pace di Lev Tolstoj. Diversa popolarità raggiunge negli anni successivi, quando dalla sua passione per la letteratura e la poesia emerge uno stile cosiddetto ussaro plasmato a celebrare, nella memoria degli anni di lotta, ora le virtù del guerriero leale e coraggioso, ora un edonismo traboccante di vodka e meretrici, ma degno di nota soprattutto per la scorrevolezza d’una metrica assolutamente non convenzionale che indicherà la via dell’originalità al suo più grande ammiratore, Aleksàndr Sergeevič Puškin. Considerato dai giovani del circolo di quest’ultimo il prototipo dell’eroe romantico per la fusione che in lui si realizza tra le qualità militari consacrate alla patria e l’amore che informa gli ultimi sentimentali versi scritti per una giovane donna, Denis Davydov sarà sepolto all’interno delle mura del convento moscovita di Novodevičij, a conferma di un’alta celebrità consolidata dalla letteratura russa successiva e tuttora in vigore.


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