Black Mirror: Bandersnatch | Realtà parallele

La recensione interattiva dell'episodio speciale di Black Mirror targato Netflix

Le pareti si riempiono di colori e il soffio leggerissimo dell’incredulo Stefan deforma a poco a poco i fiori raffigurati, che s’impastano come delle onde che ripiegano su loro stesse: «La gente crede che ci sia una realtà, ma ce ne sono tantissime che serpeggiano, come radici», afferma deciso Colin durante il trip di lsd condiviso col giovane collega. Secondo lui non esiste un’unica realtà ma una struttura di più piani temporali connessi tra di loro, che s’influenzano reciprocamente. A riprova di ciò, Colin porta Stefan sul balcone e lo invoglia a decidere chi dei due debba saltare giù.

Ben al di là della matrice prettamente narrativo-fantascientifica, la teoria di Colin fa leva su un tema caldo nel dibattito scientifico contemporaneo che ci conduce alle fascinazioni del regno quantistico: qui accade che alcune particelle subatomiche si trovino in più luoghi contemporaneamente. Da quest’ordine di considerazioni, secondo la teoria del multiverso – introdotta negli anni ’50 dal matematico americano Hugh Everett III – esisterebbe una pluralità di universi paralleli, una sorta di arcipelago di isole sparse nell’oceano, in grado d’interagire tra di loro in maniera soprattutto repulsiva. Proprio dalla collisione tra questi mondi nascerebbero, secondo gli scienziati, i fenomeni quantistici.
 

Secondo la teoria del multiverso esisterebbe una pluralità di universi paralleli, una sorta di arcipelago di isole sparse nell’oceano


Tra i fieri sostenitori di questa teoria c’è Jerome F. Davies, lo scrittore visionario del libro interattivo Bandersnatch a cui s’ispira il gioco di Stefan. Come del resto il suo eccentrico ispiratore, anche Stefan rimane dunque irrimediabilmente invischiato nei mondi possibili, mondi che gli si offrono nella realtà sovrapponendosi, esattamente come quelli del gioco si offrirebbero come possibilità di scelta ai suoi giocatori. Ma se il tempo è il risultato dell’espansione dell’universo e viviamo in un universo di dimensioni intrecciate, come possiamo distinguere l’illusione dalla realtà?

Per quanto immaginaria, la figura di Jerome F. Davies è cucita dichiaratamente sul visionario scrittore californiano Philip K. Dick, precursore del cyberpunk nonché uno dei più influenti autori della cultura pop del XX secolo. Raccontato nella biografia Io sono vivo, voi siete morti da un appassionato Emmanuel Carrère, Dick si definì profeta e fu un personaggio unico, che visse nel dubbio perenne di essere controllato dall’Fbi, dalla Cia o addirittura dall’Unione Sovietica, credendo oltretutto di essere solo il sogno imperfetto di qualcun altro in stato di ibernazione.
 

«Non riusciva a concludere», dice Carrère di Philip K. Dick, «come se avesse terrore del momento fatale in cui la pallina della roulette cade sul rosso, o sul nero»


Secondo Carrère le “profezie” di Dick hanno trovato un legame con la realtà in tutto ciò che è mondo virtuale, «l’idea che la rappresentazione della realtà si sovrapponga alla realtà e la rimpiazzi, la abolisca completamente è una delle griglie di lettura più giuste, pertinenti e vertiginose che esistano». Non è un caso che nei suoi mondi non si arrivi mai a una vera fine ma sempre a “non c’è un livello successivo”. «Non riusciva a concludere», prosegue Carrère, «come se avesse terrore del momento fatale in cui la pallina della roulette cade sul rosso, o sul nero». E anche Bandersnatch, andando avanti e indietro fra i tanti possibili finali, sembra chiedersi: c’è un’unica conclusione o le conclusioni sono tante quante sono le sue diverse realtà?

 

C’È UN SOLO FINALE

CI SONO PIÙ FINALI


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