Black Mirror: Bandersnatch | È stato un trip

La recensione interattiva dell'episodio speciale di Black Mirror targato Netflix

«Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quanto è profonda la tana del bianconiglio». Come in Matrix, fin dal titolo Bandersnatch esibisce le influenze dell’opera di Lewis Carroll nei contenuti e nella forma della storia. Da Kitty come versione femminile del Cappellaio Matto agli acidi che deformano la realtà di Stefan, l’episodio fa incetta di temi e riferimenti ai romanzi di Carroll, che ne influenzano tanto l’atmosfera quanto certe azioni decisive: trovare il coniglietto di peluche, attraversare lo specchio. Brooker vuole immergere lo spettatore nella tana di Stefan, che è il suo blocco creativo causato dall’impossibilità di vedere la verità del mondo in cui vive e del suo passato. E una volta dentro la tana, comincia a cadere.

La caduta di Stefan dura tutto l’episodio, inarrestabile, tanto quanto quella lenta e apparentemente infinita di Alice nella tana del bianconiglio all’inizio di Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie«Giù, giù, giù. Avrebbe mai finito di cadere?». Cadendo Alice ripensa al suo gatto, che vorrebbe con lei per farle compagnia magari mangiando topi oppure, visto che si trova per aria, pipistrelli. E si chiede: ma i gatti mangiano i pipistrelli? «Do cats eat bats? Do cats eat bats?», e a volte nel ripeterlo: «Do bats eat cats?». Perché vedete, dice Carroll, «non potendo rispondere né all’una né all’altra domanda, non importava molto in quale modo la ponesse». In questo stallo psicologico, che ripercorra il tempo in una direzione o nell’altra, che cambi o meno le sue scelte o che le inverta, Stefan non trova risposte alle sue domande, e continua a cadere. Come Alice si ritrova in Wonderland seguendo il bianconiglio, così Stefan attraversa lo specchio alla ricerca di Rabbit, il coniglietto di peluche e che è lo snodo della sua storia. Rimpicciolisce, torna bambino, e può cambiare il passato pur senza cambiare il suo destino.

Il paese delle meraviglie di Alice diventa per Stefan un abisso elettronico e (meta)narrativo in cui, tra programmazione digitale e biforcazioni della storia, il protagonista perde i suoi punti di riferimento e rimane intrappolato nella tana, senza via d’uscita. L’unica possibilità per lui di aprire gli occhi è sfondare i limiti della percezione, lasciare che gli acidi di Colin gli rivelino la vera struttura del mondo: un mondo sconosciuto, fatto di realtà parallele che si muovono indipendentemente da quella che sta vivendo o di realtà alternative che si aprono in base alle scelte che lui compie?

 

 

REALTÀ PARALLELE

REALTÀ ALTERNATIVE


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