Anna Comnena

2 dicembre 1083 – 1153

Decisa a far valere i suoi diritti di primogenita e convinta, con l’orgogliosa madre Irene, di poter regnare sui Romaioi, Anna Comnena tenterà invano di convincere il morente padre Alessio I Comneno a diseredare suo fratello, il più giovane Giovanni; tuttavia, per l’abilità del secondo dei Comneni e l’eccessiva prudenza di suo marito Niceforo Briennio, fallirà anche la successiva congiura da cui pure Anna esce incolume, salva nei beni, e solo spinta con la madre in convento: qui cercherà consolazione nell’inclinare all’istorìa l’eccelsa educazione ricevuta – la lingua attica, Platone e Aristotele, il quadrivio. Perciò è informata alla tradizione che va da Tucidide a Psello, e percorsa da reminescenze classiche l’opera che Anna cava dalla clausura, quell’Alessiade che più d’un resoconto storico di cinquant’anni d’Impero (1169-1118) è un panegirico di Alessio I Comneno colto nell’ascesa e nel regno; ma l’evidente parzialità non inficia l’alto valore documentale dato dallo scavo che negli archivi imperiali sa fare l’autrice (e questo sesso aggiunga peso), dalla lucidità delle osservazioni personali, dal vivido disegno delle vicende come degli uomini, dei «barbari» che fecero la Prima Crociata, tra chi come Boemondo d’Altavilla intendeva profittarne anche ai danni di Bisanzio e chi, pietoso, semplicemente anelava ai Luoghi Santi. 

 

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