Jane Austen incontra Pulp Fiction

Le edizioni popolari dei romanzi di Jane Austen che la resero famosa in tutto il mondo

Com’è noto, la fama di Jane Austen rimase latente per circa 15 anni dopo la sua morte nel 1817. Secondo la versione tradizionale, Austen raggiunse un pubblico più ampio tra i lettori inglesi solo in seguito alle edizioni della collana Standard Novels del 1833 ad opera di Richard Bentley (1794–1871), che seppero dare nuova vita alle opere della scrittrice. Eppure Bentley, sebbene ne sia stato un promotore, non è il vero eroe di questa favola. Le sue edizioni non erano poi così economiche e accessibili come ritenevano gli studiosi, prendendo in parola le affermazioni di Bentley. Quest’ultimo ci teneva ad evidenziare la convenienza dei suoi volumi compatti, affermando che, seppur poco costosi, erano di ottima fattura e decorati con eleganti illustrazioni e vignette sui frontespizi e in copertina. Negli annunci dichiarava: «prezzo solo 6 scellini» e «edizione economica». Bentley fu uno dei primi editori ad adottare le rilegature in tessuto e i suoi prezzi riflettevano non solo il risparmio di carta dovuto al formato da tre volumi in uno ma, appunto, l’assenza delle tradizionali rilegature in pelle.
 

I libri di Bentley furono rapidamente affiancati da edizioni molto più economiche, il cui impatto fu maggiore


Gli studiosi hanno ampiamente documentato e lodato le pubblicazioni di Bentley, definendole “Standard Novels”, a sottolinearne l’autorità (dato che l’editore pagò per veri e propri diritti d’autore) e l’importanza, in quanto punto di svolta per il successo postumo dell’autrice. È proprio grazie a queste opinioni che i volumi compassati di Bentley sono oggi ricercatissimi. Tuttavia, è probabile che la sua influenza sulla ricezione di Austen sia stata sopravvalutata, perché i suoi libri furono rapidamente affiancati da edizioni molto più economiche, il cui impatto fu maggiore. Il ruolo di queste ristampe più umili viene largamente ignorato nella ricostruzione fiabesca del successo di Jane Austen che va per la maggiore. 
 


Esempio di edizione decorata tascabile degli anni ’60. Collezione dell’autore


La mia attenzione non si rivolge perciò alle già ben pubblicizzate edizioni di Bentley, ma a quelle, finora trascurate, dei suoi concorrenti di fascia bassa. I prezzi e le dichiarazioni di Bentley sull’economicità delle proprie edizioni sono tuttavia uno strumento fondamentale per interpretare gli eventi successivi. Nel 1811, la prima edizione di Ragione e sentimento era stata venduta in tre volumi in cartonato a 15 scellini, senza una rilegatura vera a propria. Nel dicembre 1815, nelle pubblicità per la prima edizione di Emma si può notare un aumento del prezzo da sei scellini fino a una ghinea, o 1,1 sterline, per i suoi tre volumi in cartonato. Nell’arco di vita di Austen, i libri stampati a mano rimasero oggetti di lusso, e i suoi romanzi apparvero in tirature modeste, probabilmente dalle 750 copie per Ragione e sentimento alle 2mila copie per Emma. Poi, nel 1833, Bentley introdusse ristampe più curate delle opere di Miss Austen, che apparvero in volumi singoli da sei scellini ciascuno, in robuste rilegature di lino color prugna, o di stoffa a coste bordeaux, con etichette di carta. Royal A. Gettmann, il primo ad aver raccontato la storia della collana Standard Novels di Bentley sottolinea – in A Victorian Publisher, A Study of the Bentley Papers (1960) – che «la spesa per la pubblicità fu liberale» e i costi così alti da raggiungere «il punto di pareggio con circa 3.300 copie», con tirature medie per titolo inferiori alle 4mila copie. Anni dopo, il collega editore George Routledge, parlando dell’inizio del XIX secolo, commentò che «a quei tempi un’edizione di 500 copie era considerata grande e una di 2mila enorme» – da Cheap Books and Their Readers: An Interview with Mr. Routledge (1885). Ciò vuol dire che le tirature di Bentley erano ambiziose per il tempo e sei scellini erano una cifra esigua se paragonata al prezzo di altre edizioni. Attraverso la stereotipia, una nuova tecnica di ristampa che permise di abbassare i prezzi, Bentley continuò a ripubblicare periodicamente i volumi di Austen fino al 1866. Negli anni ’40 abbassò ulteriormente i prezzi, seppur per un breve periodo.

 


Un'edizione italiana di Orgoglio e pregiudizio, tradotto da L. Corsini e illustrato da Cassinari (Milano: Piccoli, s.d.).

 


Nel frattempo, il costo di una prima edizione di alta fascia di un romanzo in tre volumi, formato reso celebre da Sir Walter Scott, rimase ostinatamente a una sterlina, undici scellini e sei pence fino alla metà degli anni ’90 del XIX secolo. Non c’è da stupirsi, dunque, che gli studiosi, confrontando i prezzi di Bentley con quelli di queste prime edizioni, lo abbiano salutato come una sorta di Principe Azzurro della reputazione di Jane Austen. I libri relativamente a buon mercato di Bentley hanno certamente permesso ad Austen una maggiore visibilità, eppure, venduti a sei scellini, questi romanzi non erano ancora alla portata di tutti. Un operaio specializzato guadagnava venti scellini a settimana, per non parlare di un operaio non specializzato, che ne guadagnava la metà. Anche con libri a sei scellini il mercato letterario rimaneva perciò – sempre nelle parole di George Routledge – «un sistema marcio, aperto solo a pochi eletti».
 

Un operaio specializzato guadagnava venti scellini a settimana, il che vuol dire che anche con i libri a sei scellini di Betnley il mercato letterario rimaneva, nelle parole di George Routledge, «un sistema marcio, aperto solo a pochi eletti»


Nel 1846, in seguito alla decadimento dei diritti sui primi tre romanzi di Austen e il conseguente aumento della concorrenza da parte di editori emergenti, lo zelante Bentley si trovò costretto a ridurre brevemente il prezzo a due scellini e sei pence per volume, fissandolo poi dal 1848 a tre scellini e sei pence. Le sue copie dei romanzi austeniani risalenti a questo periodo e sopravvissute fino ad oggi sono rare, ma in quelle che ci sono pervenute è chiaramente visibile, in particolare nelle rilegature, il calo di prezzo, una dura risposta ai cambiamenti del mercato dovuti a una concorrenza più economica. Prima di risalire al prezzo a sei scellini, infatti, Bentley si ritrovò a svendere Austen, arrivando a fissare il prezzo a un dodicesimo o un nono rispetto al costo di una nuova pubblicazione. All’interno, nei risguardi di questi rare copie sopravvissute si afferma: «La collezione più economica di romanzi in lingua inglese». Eppure, le tanto acclamate edizioni “economiche” Bentley, in epoca vittoriana, rimasero alla portata di pochi clienti benestanti, come la mondana Lady Molesworth di Pencarrow, che ne possedeva una serie completa, datata 1856, rilegata in stoffa verde e graziosamente decorata con un motivo in oro.
 


Un’edizione tascabile da 25 centesimi di Orgoglio e pregiudizio (New York: Pocket Books, Inc., 1940). Collezione dell’autore



Erano edizioni molto più economiche a raggiungere in massa il pubblico della classe operaia, con una varietà senza precedenti. La qualità produttiva variabile, in particolare della carta, ha fatto sì che non tutte queste altre versioni risalenti al XIX secolo invecchiassero bene. Solo poche sono finite nelle biblioteche. Eppure queste ristampe, viste con sospetto da tutti tranne che occasionalmente da qualche antiquario e liquidate in favore delle copie più robuste delle autorevoli prime edizioni o delle edizioni accademiche, hanno lanciato Austen verso la celebrità globale. Nel tracciare il percorso dell’autrice più popolare dai tempi di Shakespeare attraverso le sue incarnazione meno autorevoli, il mio scopo è sollecitare una storia più inclusiva della ricezione delle opere di Jane Austen. Queste sollecitazioni vanno talvolta contro a voci bibliografiche piene di orgogli e pregiudizi radicati. Nel 1905, Henry James – in Tre saggi su Balzac (1905) – commentò con tono di scherno la diffusione dei romanzi di Austen «riprodotti graziosamente in una varietà di forme considerate di buon gusto e apparentemente vendibili». Da questo punto di vista, dato il mio tentativo di portare all’attenzione accademica le edizioni più scadenti di Austen, la mia bibliografia esplora i peggiori bassifondi: copie di pessimo gusto risalenti al XIX secolo vendute per uno scellino o sei pence nelle bancarelle delle stazioni ferroviarie, serie a episodi al prezzo di uno o di mezzo penny, leziosi libri-regalo di epoca vittoriana, omaggi per campagne pubblicitarie, ristampe per minatori in una società religiosa e sobria, piccoli libretti per soldati in guerra e una marea di formati tascabili di dubbia provenienza.


Ristampa di Emma in brossura della casa editrice Everyman Library (Londra e New York: Dent e Dutton, 1963). Collezione dell’autore


I libri di cui parlo praticano il sensazionalismo più crudo e commettono errori di stile. Molti contengono refusi grossolani, e in altri le scelte decorative sono profondamente infelici. Ho deciso di ignorare questi difetti alla ricerca di un quadro più completo dell’immensa varietà di formati e comunità che hanno contribuito alla celebrità di Jane Austen nel corso dei primi due secoli della sua vita letteraria postuma. Sono disposta a correre il rischio di commettere crimini bibliografici nell’interesse di una resa più completa e più diretta della ricezione popolare di Austen. Molti altri studiosi hanno già discusso in maniera articolata il culto di Jane Austen. Per la maggior parte, tuttavia, la fama dell’autrice continua a essere misurata attraverso le opinioni pubblicate da critici, studiosi e colleghi scrittori – spesso influenzati da Sir Walter Scott, che scrisse una famosa recensione di Emma nel 1816 – piuttosto che dal modo in cui i suoi romanzi vennero commercializzati per il grande pubblico.

Nella mia critica alla ristrettezza degli studi sulla scrittrice, mi unisco a Devoney Looser, il cui recente libro The Making of Jane Austen ha portato alla luce molti dei fattori, mai riconosciuti dalla critica ufficiale, che ebbero un impatto sulla celebrità iniziale di Austen. Entrambe sottolineiamo la capacità di Austen di essere eternamente reclutabile per questa o quella causa ideologica. Allo stesso modo Annika Bautz, con le sue ricerche sulle edizioni da sei pence di Orgoglio e pregiudizio, è riuscita a portare un elemento di novità nel conservatorismo degli studi accademici su Austen, richiamando l’attenzione su un formato dedicato alla classe operaia altrimenti trascurato. Come indica il commento derisorio di James, le ristampe di fascia bassa di Austen, così popolari tra i lettori comuni, sono state a lungo ignorate da un’accademia interessata unicamente alle preziose prime edizioni. Nonostante ciò, la storia di queste prime edizioni non si lega alla storia della ricezione dell’autrice. 

Secondo Juliette Wells, autrice di Reading Austen in America, le prime edizioni conservate nelle biblioteche accademiche possono dirci ancora molto sulle prime pubblicazioni americane del 1816 e del 1832-1833. Nondimeno, le tirature di queste edizioni sono state fuorvianti per gli studiosi nell’interpretare la ricezione americana. In seguito alla prima comparsa dei romanzi, in America la domanda fu molto instabile, e ci furono decenni nel XIX secolo in cui Jane Austen fece fatica a mantenere un posto nel mercato librario americano. Il che mette in discussione la nozione di una presunta «ascesa graduale della notorietà di Austen» in America.
Solo verso la fine del XIX secolo e grazie a una serie di collane discutibili e spesso non registrate in cui giocava il ruolo di comparsa più che di protagonista, Austen si riprese una sua fetta di mercato. Senza contare che talvolta gli storici hanno selezionato erroneamente le “prime” edizioni. Ad esempio, a proposito delle edizioni moderne di Austen, Kathryn Sutherland ha affermato che nel 1923 l’editore della Oxford University Press R.W. Chapman realizzò una prima edizione fondamentale che divenne un modello per le edizioni moderne. Eppure, dare questo rilievo all’edizione di Chapman significa ignorare la pionieristica “edizione scolastica” di sua moglie, Katharine Metcalfe.


Edizione decorata tascabile degli anni ’60. Collezione dell’autore


La spietata selettività riguardo a quali libri meritano di essere analizzati o collezionati ha compromesso e limitato anche le migliori discussioni accademiche e i resoconti storici più dettagliati della ricezione di Jane Austen. C’è bisogno di rivedere le scelte restrittive che hanno portato alla selezione delle voci bibliografiche relative alle opere dell’autrice, perché ci hanno dato un quadro sbagliato della sua fama iniziale. 
Sir Geoffrey Keynes (1887-1982) e David Gilson (1938-2014), i due più influenti bibliografi di Jane Austen, sono alla base delle strategie di selezione tramite le quali, rivolgendosi agli inventari accademici, i bibliotecari e le persone interessate si informano su quali edizioni valga la pena avere. L’innovativa Jane Austen: A Bibliography (1929) di Keynes e la più ampia A Bibliography of Jane Austen (1982) di Gilson sono contributi monumentali agli studi su Jane Austen. Anche oggi gli studiosi di Austen, me compresa, continuano a fare affidamento alla bibliografia di Gilson, che rimane un testo di riferimento indispensabile e spesso citato.
 

C’è bisogno di rivedere le scelte restrittive che hanno portato alla selezione delle voci bibliografiche relative alle opere di Jane Austen, perché ci hanno dato un quadro sbagliato della sua fama iniziale


Eppure, sebbene inavvertitamente, Keynes e Gilson ostacolano la completa interpretazione delle opere di Austen, restringendo il numero di versioni dei romanzi da conservare per lo studio dell’autrice. Alberta Hirshheimer Burke (1906–1975), la più nota collezionista privata di Austen, è un esempio calzante. La sua copia della bibliografia di Keynes del 1929 è piena di annotazioni, con ritagli dai cataloghi delle librerie, e ciò dimostra che valutava i potenziali acquisti usando la bibliografia di Keynes. È significativo che la maggiore varietà di edizioni presenti nella sua collezione si trova tra quelle pubblicate tra il 1930 e la sua morte nel 1975, in un periodo in cui non esisteva ancora una bibliografia che la guidasse.
La collezione di Burke, a sua volta, ha svolto un ruolo importante nel plasmare la bibliografia di Gilson, soprattutto dopo che la collezionista americana strinse una lunga amicizia con lo studioso britannico. L’approccio di Burke è tipico della maggior parte dei collezionisti, privati o istituzionali: bibliofili e curatori di librerie, infatti, si affidano a bibliografie accademiche ufficiali per identificare i libri da procurarsi. La collezione di opere di Austen di David Gilson, ora al King’s College di Cambridge, ci dà un’immagine sorprendentemente diversa da quella che si trova nella sua bibliografia. Karen Attar è la sola a notare – come riportato in Jane Austen at King’s College Cambridge (2002) – che «i libri sugli scaffali mostrano chiaramente le tendenze editoriali, che possono essere ricavate da una bibliografia solo attraverso una ricerca attenta e mirata». Attar si meraviglia del fatto che «la maggior parte delle edizioni della collezione Gilson sono, o erano al momento della loro pubblicazione, economiche, pensate per essere accessibili ai più poveri».

 


Un’edizione di Orgoglio e pregiudizio (Pan Books, 1970). Collezione dell’autore


Quindi, che tutte le versioni economiche dei romanzi di Austen non vengano registrate da Gilson non corrisponde al vero. La sua bibliografia del 1982, presentata alla stampa nel 1978, non è mai stata affiancata da cataloghi online, né ha mai beneficiato dei database di immagini o della vendita sul web, anche se sicuramente Gilson ha mancato di registrare qualche copia. Qualcuna delle sue scoperte successive è stata inclusa nell’edizione del 1997 della sua bibliografia. Per i romanzi provenienti dalla fascia più bassa del mercato, neanche l’inventario tecnico e le descrizioni bibliografiche ci informano sulle rilegature o sulle tirature dell’editore. Nell’opera di Gilson ci sono poche immagini e quelle poche raffigurano solo le prime edizioni di maggior rilievo.
Il mio progetto The Lost Books of Jane Austen contiene invece molte illustrazioni perché vedere quei libri è fondamentale per comprendere sia il pubblico a cui erano destinati sia i cambiamenti nella ricezione della scrittrice. Attar, curatrice di libri rari, si è resa conto che Austen «sorprendentemente, è un’autrice popolare» solo dopo aver guardato i libri dal vivo, notando che le molte «edizioni vittoriane a buon mercato» della collezione Gilson smentiscono l’affermazione di Brian Southam secondo cui durante l’era vittoriana Austen «era stata dimenticata dal grande pubblico».
 

La ricezione di Austen nel mercato di libri economici del XIX e XX secolo è stata trascurata, perché piacere alla massa sminuisce l’importanza di un autore


Gilson e Southam facevano parte di una generazione di studiosi desiderosa di stabilire l’autorevolezza letteraria di Jane Austen. Nella sua bibliografia, Gilson puntava a stabilire la canonicità di Austen individuando alcune edizioni che meritavano una segnalazione speciale, in particolare quei libri con di più alta qualità capaci di trasmettere un crescente rispetto professionale e una volontà di investire in Jane Austen: prime edizioni, prime illustrazioni, prime traduzioni, prime edizioni speciali e così via. Altri studiosi, a loro volta, hanno scelto le edizioni da studiare o da collezionare seguendo le sue orme, trascurando di conseguenza la ricezione di Austen nel mercato di libri economici del XIX e XX secolo perché piacere alla massa, come osservò James, sminuisce l’importanza di un autore.
Sebbene Gilson abbia ampliato l’inventario delle edizioni conosciute di Austen e Alberta Burke abbia avidamente raccolto ogni sorta di libro comparso dopo la pubblicazione di Keynes, la bibliografia di Gilson è ancora lontana dal catalogare in modo esaustivo le ristampe della scrittrice. L’ordine e la disciplina che la bibliografia ha portato in un panorama letterario caotico hanno nascosto la ricchissima varietà della prima diffusione delle opere di Jane Austen. 

 


Janine Barchas è l'autrice di The Lost Books of Jane Austen (John Hopkins University Press, 2019), di cui questo testo è un estratto pubblicato su Literary Hub il 15/01/2020  The Obscure Editions of Jane Austen Novels That Made Her Internationally Known
Traduzione di Laura Pellegrini


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