Danzica, e quel certo clima d'odio in Europa

L'omicidio del sindaco di Danzica sembra confermare un certo clima aggressivo che aleggia in Europa

Il 13 gennaio scorso doveva essere un giorno di festa per la Polonia. Come ogni inverno da ormai 27 anni, la Grande Orchestra della Carità di Natale (WOŚP) fondata da Jerzy Owsiak doveva raggruppare migliaia di polacchi e celebrare questa raccolta annuale di beneficienza. La Fondazione è nata appunto nello scopo di raccogliere fondi destinati all'acquisto di attrezzature per gli ospedali polacchi. Quest’anno, invece di essere una festa è stata purtroppo una tragedia. Il sindaco di Danzica, Paweł Adamowicz, è stato accoltellato davanti al pubblico.

Paweł Adamowicz era da sempre legato alla sua città – ci è nato, cresciuto, si è laureato in giurisprudenza e amministrazione all’Università di Danzica. Il suo impegno politico risale agli anni ‘80, quando faceva parte delle prime associazioni studentesche di opposizione. Dopo gli studi è rimasto nell’ambito universitario, e negli anni ‘90 ha lavorato nel consiglio comunale. Diventò sindaco di Danzica nel 1998, ed è stato rieletto cinque volte. La sua famiglia politica iniziale era quella dei conservatori. È interessante notare che è passato da un orientamento tradizionale – aveva per esempio provato a vietare una manifestazione LGBT a Danzica nel 2005 – a una visione più liberale. Nel 2017 non ha più impedito ma addirittura organizzato la «Marcia per l’Uguaglianza» della Tripla Città (denominazione che si riferisce a Danzica, Gdynia e Sopot). Adamowicz era cattolico, e lo esponeva pure. Interpretava la fede come fonte di amore e tolleranza nei confronti dell’altro. A proposito della Marcia disse: «La mia presenza a questa marcia è coerente con il mio cristianesimo, il mio cattolicesimo. Perché il cristianesimo non divide ma raduna». In quanto opponente a qualsiasi forma di intolleranza, il primo cittadino di Danzica era impegnato anche a favore dei migranti. Creò il Consiglio degli Immigrati ed il Consiglio dell’Uguaglianza di Trattamento.
 

“Gioventù polacca” ha persino pubblicato sulla rete il «certificato di morte politica» di Adamowicz, specificando che la causa della morte fosse «il suo liberalismo e multiculturalismo».


La posizione molto liberale del sindaco negli ultimi anni gli ha causato diversi problemi. La televisione pubblica lo presentava in un modo molto negativo, dei gruppi nazionalisti lo hanno perseguitato. Uno di questi ultimi, chiamato “Gioventù polacca” ha persino pubblicato sulla rete il «certificato di morte politica» di Adamowicz, specificando che la causa della morte fosse «il suo liberalismo e multiculturalismo». La procura ha chiuso l’inchiesta il 9 gennaio 2019, spiegando che l’intenzione del gruppo non fosse l’incitazione all’odio ma «la voglia di esprimere uno scontento di fronte alle iniziative del sindaco». Adamowicz aveva previsto di fare appello. Ma non ha fatto in tempo. Il sindaco è stato vittima di un attacco mentre celebrava in piazza la Grande Orchestra della Carità di Natale. L’aggressore è salito sul palco e lo ha accoltellato davanti a tutti. Adamowicz è deceduto l’indomani, in ospedale, dopo un intervento di cinque ore. La notizia ha stupito tutto il Paese. Subito dopo l’annuncio della morte di Paweł Adamowicz, il fondatore dell’evento annuale di beneficienza - Jerzy Owsiak - si è dimesso dalle sue funzioni, denunciando critiche infondate apparse nei suoi confronti. I media pubblici spiegavano quanto avvenuto dicendo che mancassero misure di sicurezza da parte della Fondazione e che l’aggressore fosse malato di mente. In realtà l’aggressore aveva chiaramente giustificato il suo atto con l’odio per la Piattaforma Civica, ex partito di Adamowicz.
 

Ultimamente va molto di moda il termine «simmetrismo»: si usa per dimostrare la polarizzazione della scena politica attuale, per illustrare l’inesistenza di un consenso nazionale


Da quando il paesaggio politico del Paese è dominato dai due giganti – i partiti Diritto e Giustizia (PiS) e Piattaforma Civica (PO) – la politica è basata su un’incessante battaglia, molto spesso non sul merito bensì sul piano personale. Ultimamente va molto di moda il termine «simmetrismo»: si usa per dimostrare la polarizzazione della scena politica attuale, per illustrare l’inesistenza di un consenso nazionale. Man mano che si succedevano i governi, questa polarizzazione si rafforzava. Siamo arrivati all’apice dello scontro ideologico col governo attuale, quello di Diritto e Giustizia. La narrazione usata dai politici è piena di odio. E questo influenza i gruppi più radicali, come quello che aveva minacciato il sindaco Adamowicz sui social. L’atto di violenza contro il sindaco ha in qualche maniera rappresentato il sorpasso della linea invisibile che divide le parole dagli atti. L’aggressività verbale diffusa nel linguaggio, nei mass media e in politica è diventata violenza fisica il 13 gennaio. È successo in un paese membro dell’Unione Europea, governato da un partito nazional-populista e chiaramente opposto all’accoglienza di migranti. La questione dell’odio in politica riguarda certo la Polonia ma anche tutti i cittadini europei.

Nonostante ciò, bisogna sottolineare alcune prospettive positive per il Paese. La tragedia di Danzica ha scatenato un’ondata di solidarietà nella società civile. La gente è uscita in piazza prima per il lutto, e dopo per chiedere al leader della Grande Orchestra di cambiare idea e non dimettersi. Dal decesso di Adamowicz fino al suo funerale, moltissimi internauti hanno condiviso il messaggio «Owsiak, rimani». La famiglia Adamowicz ha pubblicamente chiesto al fondatore dell’Orchestra di tornare al lavoro. È pure apparsa una raccolta di fondi spontanea. Questo spirito di solidarietà con la famiglia di Adamowicz e nel contempo l’appello ad Owsiak ha avuto un grande impatto: in un paio di giorni sono stati raccolti circa 16 milioni di złoty, cioè quasi 4 milioni di euro. E Owsiak, subito dopo il funerale di Adamowicz, ha dichiarato il suo ritorno nella Fondazione.

E adesso? La Polonia si sta preparando a una serie di elezioni, iniziando con quelle europee a maggio. Dopo ci saranno le legislative in autunno, e le presidenziali nel 2020. Sarà interessante vedere come si evolverà la scena politica del Paese. Oltre ai due «giganti» ci sarà un nuovo attore: il partito Primavera, appena fondato da Robert Biedroń. Quest’ultimo si definisce progressista, non vuole fare alleanze, è composto da esperti, e potrebbe cambiare gli equilibri tradizionali con la sua narrazione positiva. Ma per adesso è tutto ancora da vedere.

 

Maria Popczyk

 

 


CALENDARIO In Europa, a dicembre
15 gennaio ► In un voto sofferto, il governo di Theresa May è stato sconfitto di oltre 230 voti sulla bozza di accordo raggiunto con Brussels; allo stesso tempo, il governo ha superato il voto di sfiducia, e la Camera dei Comuni non è stata in grado di impedire legalmente l'eventualità di un no-deal.
14 gennaio ► Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno richiesto l'abolizione della sede del Parlamento europeo di Strasburgo.
25 gennaio ► Il parlamento greco ha approvato uno storico compromesso sulla denominazione ufficiale di FYROM che permetterà alla Macedonia di avviare il processo di ingresso nella Nato e nell'UE.
29 gennaio ► La Corte dei Conti europea ha avanzato dubbi sugli effettivi meriti del Piano Juncker, in particolare riguardo all'equità degli esiti tra i vari Paesi UE.


SPUNTI per l'Europa
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