Contro il cinema a 2 euro

Il rifiuto dell'iniziativa del Ministero dei Beni Culturali e le ragioni del Cinema Stensen di Firenze

Lo scorso marzo in concomitanza con l’annuncio del prolungamento dell’iniziativa Cinema2Day, il mercoledì di cinema a 2 euro promosso dal Ministero dei Beni Culturali, sulla pagina Facebook del Cinema Stensen di Firenze appare questo post: «Lo Stensen NON aderirà al proseguimento dei Cinema2Days, dopo aver già partecipato nei mesi precedenti. PERCHÉ? Perché ci pare di svalutare il nostro lavoro svendendolo, aderendo ad una promozione calata dall’alto che non (ri)conosce le promozioni che già applichiamo». Questa dichiarazione (che potete leggere per intero qui) ha seguito il rifiuto di adesione all’iniziativa da parte di tanti altri cinema di tutta Italia da Roma a Milano a Bologna, dove addirittura in 15 sale si sono schierate contro il mercoledì a due euro, in coro con le dure dichiarazioni di Teodora Film che Davide Turrini riportava sul Fatto quotidiano. Tra le proteste degli esercenti e le polemiche degli spettatori che non capiscono le ragioni della mancata adesione, soprattutto in un periodo di crisi di pubblico per le sale cinematografiche, abbiamo voluto fare un po’ di chiarezza e siamo andati a parlarne con Marica Romolini e Michele Crocchiola, tra i responsabili dello Stensen.

Perché avete scelto di non aderire più a Cinema2Day?
MARICA
L’intenzione iniziale dichiarata era quella di fare una promozione del cinema e dei film massiccia ma limitata nel tempo. Quindi per sei mesi, una volta al mese, il cinema a 2 euro, in modo da portare al cinema anche chi di solito al cinema non va. Però ci sono state delle conseguenze, direi soprattutto due: innanzitutto il pubblico già esistente si è concentrato appunto sui mercoledì a prezzo ridotto a discapito dei giorni precedenti e successivi, quindi questo ha portato a una desertificazione del pubblico sul bilancio del mese, e il nuovo pubblico che sarebbe dovuto essere attratto da questa promozione del cinema a 2 euro in realtà è quella fascia di persone che si muovono solo ed esclusivamente sulla leva della gratuità o dell’estrema convenienza, del tutto indifferenti al piano offerto. Cioè sono quelle persone che andrebbero a un buffet solo perché è gratis, a comprarsi la maglietta a due euro solo perché costa due euro, ma a prescindere dall’offerta del bene che viene dato. Quindi è un pubblico che non viene fidelizzato, è un pubblico non fidelizzabile. E alla fine la conseguenza è stata una diminuzione degli introiti, ma non è solo questo. C’è stata una svalutazione della cultura. La cosa più grave è che secondo me giungiamo a tre grandi paradossi di questa iniziativa.
Il primo è che si dice di voler valorizzare la cultura svalutando in realtà il lavoro e quindi la dignità delle persone che rendono la cultura fruibile. Noi nello specifico siamo dodici persone a lavorare in questo cinema tra proiezionisti, cassieri, ufficio stampa, comunicazione, marketing. Ovviamente ci sono degli stipendi da pagare che non possono andare al di sotto del minimo sindacale. La cultura non è un fine, è un mezzo per promuovere il rispetto e la dignità della persona. Se viene persa di vista questa finalità mi chiedo quanto si sia capito di che cos’è la cultura.

Gli unici beneficiari di questo Cinema2Day alla fine sono i multiplex. Invece di promuovere il cinema, stiamo promuovendo i pop-corn


Il secondo è che gli unici beneficiari di questo Cinema2Day alla fine sono i multiplex. E qui non voglio fare una discriminazione a livello di film offerti, non voglio entrare all’interno di un’idea elitaria di cultura: non è questo il punto. Perché i multiplex? Perché guadagnano sul cibo. E nel momento in cui i ragazzi magari vanno al multiplex attratti dal fatto che ci sia il mercoledì a 2 euro, poi spendono quei 10 euro che avevano preventivato per la serata magari nei pop-corn, nelle caramelle, nelle patatine che hanno un ricarico altissimo. Quindi alla fine, invece di promuovere il cinema, stiamo promuovendo i pop-corn. Niente di male, ma non è lo scopo dell’iniziativa. 
Il terzo grande paradosso è che non c’è nessun contributo diretto da parte del governo a compensazione. È una propaganda politica della sfera pubblica a carico dei privati, oltretutto dei piccoli privati che non vendono pop-corn. Allora nel momento in cui è stato proposto di prolungare questa promozione e abbiamo toccato con mano queste conseguenze, assolutamente prevedibili se permetti, abbiamo detto di no. Ci rendiamo conto che poi il pubblico italiano è un pubblico che non è abituato a pagare la cultura il suo giusto prezzo, per una motivazione storica visto che un tempo la cultura era finanziata dalla sfera pubblica e ci siamo abituati a pagare poco certi beni, ci rendiamo conto che quindi bisogna un po’ rieducarlo, e sono d’accordo che questo debba avvenire passo per passo, ma non con questa politica coatta che non si prende nemmeno la responsabilità di andare a pagare i privati e compensare questi mancati introiti.
MICHELE Quello che c’è su Facebook è anche il mio pensiero, anche perché l’ho scritto io. Ai motivi politici aggiungerei una cosa di cui mi sono reso conto nei commenti nei giorni successivi. Una delle cose che ci ha fatto desistere è il fatto che si stava facendo un sottoprezzo – come quello dell’Esselunga o della Coop – non tanto su un titolo, ma su una modalità di fruizione: la sala. Il problema del Ministro e della promozione è che sta facendo passare l’idea che il prodotto film può costare poco anche in un luogo in cui dovrebbe costare di più, perché è il luogo stesso che costa. E siccome noi abbiamo fatto sforzi sovrumani per renderlo il luogo migliore e accogliente, ci sembra di svalutare quel tipo di lavoro. I primi mesi avevamo aderito, ma se passa più a lungo questa idea vai a indebolire non solo il mercato cinematografico e le singole strutture.
Io proverei a non fare il retrogrado: sono di una generazione che ha vissuto la sala poco prima dell’arrivo di internet. Io non me la prendo con i giovani che oggi mancano come pubblico, perché ogni rivoluzione tecnologica porta con sé dei pro e dei contro. Un ragazzo di 20-30 anni oggi ha talmente tante possibilità di scelta nel tempo libero… L’importante è che quando venga si trovi bene, e per fare questo il prezzo non è la prima leva.

Perché il ministero ha voluto pubblicizzare così tanto una campagna a cui poi, in fondo, non partecipa economicamente? Un fatto di cui ci si dimentica, o che forse non si sa, è che una politica che è semplicemente pubblicitaria, cioè non dà contributi alle sale che partecipano, che dovrebbero essere le prime beneficiarie di questa ripopolazione degli spazi cinematografici.
MARICA
La motivazione mi sembra abbastanza ovvia: farsi belli col lavoro degli altri. È una cosa che riscontro quotidianamente. Tante volte vengono pubblicizzate iniziative dei privati da parte anche del Comune, quindi comunque dalla sfera pubblica, vantandosi di un lavoro che poi ricade sulle spalle dei privati. Perché non si riesce più a dare, in direzione del pubblico, un’offerta culturale compatibile con i tempi che viviamo e con certe esigenze del mercato. Cioè, una cultura sostenibile. In questo la sfera pubblica ha fallito dalle università alle grandi offerte culturali in cui si paga più la burocrazia che un reale bene, perciò hanno trovati altri modi per fare propaganda appoggiandosi al lavoro dei privati. E chiaramente noi non ci stiamo più.

Non si riesce più a dare un’offerta culturale compatibile con i tempi che viviamo e con certe esigenze del mercato. Cioè, una cultura sostenibile. In questo la sfera pubblica ha fallito

MICHELE Il Ministro ha proposto questa promozione in connessione con la nuova Legge Cinema, una legge quadro che mancava da decenni: noi facciamo la Legge Cinema e in cambio attiviamo una politica che riporti la gente in sala. È stato fatto un lavoro di legge su tutta la filiera e per promuoverlo si è scelta una parte particolare della filiera, la sala cinematografica. Il che va bene, quello che noi contestiamo è che questa cosa che doveva essere una tantum adesso è stata prorogata, e non sappiamo se verrà fatto ancora. Questa è la preoccupazione mia e di molti altri colleghi. L’altra questione è che è stato fatto inizialmente un investimento comunicativo importante sull’iniziativa e adesso che è stata rinnovata questo investimento è andato a scemare, e quindi si è perso anche l’elemento promozionale puro. E se poi diventa un’abitudine, una routine, diventa problematica.

Un commento al vostro post diceva: “Sinceramente mi sembra una polemica assurda. I cinema sono aperti 7 giorni su 7 per tre, quattro proiezioni e a parte i weekend e il mercoledì non è che ci sia questo pienone nelle sale. Se vai a una proiezione pomeridiana durante la settimana rischi di essere solo tu in sala e una decina di vecchietti. Adesso dimmi: c’è più guadagno a riempire la sala a due euro per quattro proiezioni o ad avere dieci, venti posti occupati a prezzo pieno?”. Cosa ti senti di rispondere?
MICHELE Bè, i giorni immediatamente successivi e precedenti alla promozione sono calati, quindi quello che tu guadagni in visibilità il giorno della promozione lo perdi nei giorni precedenti e successivi. Aggiungo un’altra cosa, che mi interessa di più: per evitare di avere quattro vecchietti e la sala vuota probabilmente bisogna investire di più sulla sala, non abbassare i prezzi.

Che soluzioni alternative si possono trovare per raggiungere gli stessi scopi?
MARICA
Noi nel nostro cinema abbiamo ospitato proiezioni gratuite dirette ai giovani finanziate dall’Europa in maniera secondo me molto più intelligente, perché innanzitutto ci sono dei fondi europei dedicati, il film poi era selezionato dalla Comunità Europea, quindi ritenuto di valore culturale e volto a trasmettere valori precisi al giovane cittadino. Nel caso del Cinema2Day non c’è nessuna costruzione di un obbiettivo, è lasciato lì a se stesso.

Voi dite non solo questa iniziativa svaluta il cinema e il vostro lavoro, ma anche le cose che fate per portare gente al cinema. Quindi paradossalmente quest’iniziativa finisce per andare dalla parte opposta rispetto all’obbiettivo che si prefigge. Voi che cosa fate per portare più persone nel vostro cinema?
MARICA Noi nella comunicazione lavoriamo tantissimo. Io personalmente mi occupo proprio di comunicazione e marketing, perché oggi non si può prescindere dal comunicare l’offerta culturale. Per quanto riguarda il coinvolgimento del pubblico abbiamo sempre adottato una politica di sconti per i giovani più che per gli anziani, perché i giovani sono una categoria oggigiorno più penalizzata nei criteri di spesa rispetto agli anziani. Cerchiamo al contempo di fare proiezioni in lingua originale per dare un surplus di valore al film, per restituirne la fedeltà ma anche per promuovere l’idea di studiare le lingue. Anche lì cerchiamo di fare degli sconti per i giovani. E tantissime altre iniziative che hanno a che vedere con il coinvolgimento di altri enti territoriali, mirati, perché la cultura non può rimanere ristretta solo sul film, dev’essere un mezzo per elevare la dignità della persona.

La cultura non può rimanere ristretta solo sul film, dev’essere un mezzo per elevare la dignità della persona

MICHELE Vorrei citare un mio collega che è il Cinema Spazio Uno. Lui ha una struttura meno nuova della mia, ha una difficoltà. Loro si impegnano, si fanno un mazzo tanto. E hanno inventato prima del Ministro il lunedì a 3 euro, che adesso è a 3 e 50, ma era un modo per fare rivivere una giornata, il lunedì in cui nessuno andava al cinema, venendo incontro ai ragazzi che abitano in centro, ai giovani. Ci sono già queste iniziative, perché farle calare dall’alto?

Nel vostro caso, non avete timore che rinunciare al cinema a due euro vi possa mettere in cattiva luce con gli spettatori che si trovano privati, nel vostro cinema, della possibilità di questa offerta?
MARICA Se ho paura che gli spettatori non capiscano la nostra non adesione? Noi abbiamo un rapporto molto diretto con i nostri spettatori, che ci possono chiedere spiegazioni, e se lo spettatore non capirà meglio pochi ma buoni. Diamo una certa offerta culturale e sarà una selezione naturale.

Va anche detto che il Cinema2Day porta al cinema molte persone che non ci vanno mai, soltanto perché si paga due euro. E quindi probabilmente non perderete uno spettatore legato a una certa idea di cinema e dell’andare al cinema, che è forse ciò che dovrebbe promuovere il ministero invece che attuare queste politiche.
MARICA Esattamente, anche perché poi lo spettatore non arriva in sala con un certo rispetto per il film e per gli altri spettatori che il film vogliono vederlo.

Questo è punto importante. Il fatto di pagare il biglietto del cinema quanto un caffè è una delle cose peggiori di quest’idea di promozione, perché svaluta il concetto stesso dell’andare al cinema.
MARICA E ci rimettono le altre persone che magari entrano in sala con una certa cognizione di causa. Non è nemmeno giusto: la qualità della cultura va mantenuta.
MICHELE Credo che nessuno di noi esercenti chieda un aiuto allo Stato sulla promozione di ogni sala nella sua dimensione locale. Il governo può impegnarsi, come si è già impegnato, per rimettere al centro dell’attenzione la sala cinematografica, ma non puoi puntare una pistola alla testa della gente, se non ci vuole andare vedremo in che direzione si andrà. Sta a noi tutti poi rimboccarci le maniche.


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