Black Mirror: Bandersnatch | Non scegliere

La recensione interattiva dell'episodio speciale di Black Mirror targato Netflix

Soffocati dal numero impressionante di realtà alternative e dalla sofferenza di Stefan, schiacciato dalle nostre decisioni, saremmo tentati di non scegliere di più, di lasciare che la storia faccia il suo corso senza imporre le nostre volontà (spesso violente e autodistruttive) ad un personaggio impotente. Ma ci rendiamo conto che anche non scegliendo la storia prosegue comunque, va avanti e prende pieghe indipendenti dalla nostra volontà, come a dire che se non scegli è la vita a scegliere per te. 

«La personalità, già prima di scegliere, è interessata alla scelta», sosteneva Kierkegaard in Aut-aut. Anche il non scegliere è una scelta e non decidersi significa scegliere di non scegliere. Non si può dunque non scegliere in quanto la natura della struttura umana è già originariamente decidente; la libertà di scelta dell’uomo «non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all’alternativa di una “possibilità che sì” e di una “possibilità che no” senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile». Scegliere o non scegliere è un falso problema, la vera questione sta nell’impossibilità di scampare al senso di instabilità e di spaesamento che tormenta l’anima umana. E così, è l’intero concetto di libertà ad essere minato alle radici.

Scegliendo di non scegliere ci lasciamo guidare da ciò che ci accade e nel caso di Stefan non scegliere significa lasciare la propria vita in mano ad altri, in prima istanza alle decisioni dell’autore dell’episodio e in seconda alle nostre di spettatori. Un rapporto duplice tra autore e spettatore, spettatore e personaggio.

 

 

 

AUTORE/SPETTATORE

SPETTATORE/PERSONAGGIO

 

 


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