Perché non riusciremo a fermare il disastro ecologico del pianeta

Appunti su Sistemi di sopravvivenza di Jane Jacobs

Nei passaggi cruciali della Repubblica di Platone, opera dialogica su come curare l'ingiustizia sia nell’animo umano che nello Stato, si parla del cercare di «prevalere sugli altri». Chi agisce a tal fine è governato dalla pleonexia, il desiderio insaziabile di avere di più, sempre di più. Platone rintraccia proprio nella pleonexia la radice dell’ingiustizia, poiché conduce l’uomo a volere ciò che non gli appartiene. Essere giusti, al contrario, significa volere solamente ciò che ci appartiene, ciò che è nostro. La giustizia, secondo il filosofo, può essere raggiunta attraverso la pratica comune di tre virtù: autocontrollo, coraggio e saggezza. Nella Repubblica, infatti, Platone non propone solamente il ritratto dello Stato ideale e dell’individuo morale, ma anche una critica ai comportamenti esistenti e alle diverse tipologie di governo. Sfortunatamente questo non bastò per salvare le sorti dell’impero ateniese che, ormai violento e borioso, precipitò irrimediabilmente nel caos assoluto. Anche l’impero americano, dall’analoga attitudine violenta e bramosa, sta collassando, e lo sgretolamento di quest’ordine mondiale “progressista” avviene nel bel mezzo del disastro ecologico che esso stesso ha generato. Adesso è troppo tardi per chiedere autocontrollo e saggezza allo Stato, così come era tardi allora per l’Atene di Platone. Siamo abbandonati a compiere atti virtuosi solo come individui o piccole comunità e non come membri votanti di più ampie società nazionali.
 

Coraggio, autocontrollo, sagacia o saggezza e giustizia. Il fatto che queste quattro virtù canoniche ci siano state ripetutamente richieste per millenni, suggerisce che l’essere umano è una specie incline all’avidità, al tradimento


Ora a coloro che amano i supermercati, l’acqua potabile, l’aria condizionata offerti dalle cosiddette democrazie liberali occidentali, si richiede una sola di quelle virtù: il coraggio. Il coraggio di ammettere che siamo complici del disastro ecologico, e che apparteniamo ad una specie molto violenta, miope, senza freni. Acquisire questa consapevolezza potrebbe almeno darci modo di morire con dignità.
Ma ci sono forse delle virtù “ecologiche” particolari che avremmo dovuto mettere in atto? No. Nelle storie che ci sono arrivate dalle culture paleolitiche e quelle del Neolitico, notiamo che le virtù lodate sono le stesse. E che tale analogia sussiste anche con le virtù auspicate dalle religioni monoteistiche. Quelle più importanti sono le stesse di Platone: coraggio, autocontrollo, sagacia o saggezza e giustizia. Il fatto che queste quattro virtù canoniche ci siano state ripetutamente richieste per millenni, suggerisce che l’essere umano è una specie incline all’avidità, al tradimento, a comportamenti avventati e stolti e all’incapacità di affrontare tutto questo. Le storie che promuovono queste virtù e che mettono in guardia sulla loro mancata osservanza hanno lo scopo di rendere possibile la vita sociale, aiutare gli esseri umani a vivere equamente non solo fra piccole comunità, ma anche con il resto degli abitanti della Terra, da cui dipende il loro stesso benessere.

Tuttavia, tutte queste culture fanno anche riferimento a una lista di virtù fantasma: l’inganno, il furto, la spavalderia, l’imbroglio astuto, la violenza seppur maldestra negli uomini, a patto che riesca a reprimere qualsiasi opposizione; la vanità nelle donne, nella misura in cui serva per assicurare loro un compagno. Vediamo la pleonexia agire in un modo o nell’altro in ognuna di esse. Le chiamo virtù perché sono caratteristiche ammirate e coltivate, considerate a tutti gli effetti manifestazioni dell’eccellenza umana. Le chiamo virtù fantasma perché nonostante questa ammirazione sia reale, essa è nutrita in segreto. Infatti difficilmente ci si riferisce in maniera esplicita a queste virtù come ammirevoli: se tutti sono d’accordo, un furto non è tale; e non è inganno se chi lo perpetra non simula onestà; la vanità ostentata apertamente è di solito considerata miserabile o disgustosa. Laddove l’ammirazione è esplicita, queste virtù fantasma sono incarnate da imbroglioni e da storie di violenza fra uomini in guerra. È il trionfo di queste virtù, sostenute e promosse dalla pubblicità (anch’essa spesso una forma di imbroglio astuto) che ha portato alla catastrofe ambientale globale. Le storie antiche ci avevano avvertito delle conseguenze del sottomettersi a ideali fantasma, e che è nella nostra natura pensare di poter trasgredire le virtù canoniche e farla franca finché non è troppo tardi.

Da dove vengono queste virtù fantasma? Perché le virtù canoniche non riescono a domarle? Come è possibile che nonostante la nostra intelligenza queste confermino il disfacimento della nostra e di altre specie? In Sistemi di sopravvivenza, Jane Jacobs rintraccia due gruppi di virtù umane che si manifestano in ogni cultura urbana. Il cosiddetto sistema etico dei commercianti condanna la violenza e valorizza la cooperazione, la trasparenza e l’equità sociale. Il sistema etico dei guardiani condanna il commercio e valorizza l’organizzazione gerarchica del potere, la manifestazione di abilità, discrezione e di un approccio al mondo basato sul noi contro loro. Esempi di istituzioni guardiane nella cultura di consumo aziendale includono la Mafia, l’Agenzia di Sicurezza Nazionale, il Centro di studi strategici internazionali, il corpo militare, alcuni ordini religiosi, i monopoli industriali, la polizia, le aristocrazie, gli entourage governativi; in passato ne facevano parte anche le orchestre sinfoniche e l’accademia. Difficilmente i commercianti si organizzano in istituzioni; il suo membro tipico è colui che gestisce una piccola azienda innovativa, o collettivi di volontari che vogliono sviluppare la propria comunità.

Di seguito sono riportate le caratteristiche proprie di questi due paradigmi morali:

Jacobs è arrivata a delineare questi due sistemi morali mentre cercava di venire a capo di alcuni problemi insolubili che opprimevano la società nordamericana: l’aumento della burocrazia con conseguente perdite di tempo; la crescita di tensione interetniche; l’incapacità di fidarsi di ciò che i politici dicono; la persistenza di ampi arsenali nucleari. L’autrice ha deciso di investigare la moralità che soggiace “la vita lavorativa pragmatica” per comprendere perché tali problematiche non riuscissero ad essere risolte. Le sue letture sono state intense e trasversali: biografie, storie aziendali, report di scandali, studi sociologici, storici, e testi di antropologia culturale. Entrambi i sistemi, afferma Jacobs, condividono alcune virtù “universali”, elencate separatamente: coraggio, moderazione, saggezza, buon senso, competenza, cooperazione, lungimiranza, giudizio, perseveranza, fede, energia, pazienza e pietà.

Tre delle quattro virtù canoniche, moderazione (autocontrollo), coraggio e saggezza, sono presenti nella lista ma appaiono anche sotto altre vesti. La lista credo possa essere sfoltita. Perseveranza, pazienza ed energia sono forme specifiche di coraggio, modulate dall’autocontrollo nel caso della perseveranza e della pazienza. Anche la fede è una forma di autocontrollo, rappresenta il rifiuto di soccombere alla disperazione; buon senso, lungimiranza, giudizio e competenza sono forme di sagacia o saggezza. Cooperazione e pietà restano al di fuori, presumibilmente ritenute virtù universali al di sopra delle quattro virtù canoniche. Ma credo che nessuna delle due sia universalmente considerata una virtù. La cooperazione è la virtù paradigmatica per il commerciante, ma è spesso ritenuta irrilevante da coloro che abbracciano il sistema morale dei guardiani. Basti pensare alle storie di poliziotti o cowboy solitari che cercano di farsi giustizia da soli, senza mai essere parte di una comunità. 
La pietà invece sembra essere una virtù associata alle religioni monoteistiche: un freno alla collera patriarcale. Si differenzia dal suo corrispettivo commerciale, la compassione, in quanto la pietà è praticata in contesti ove è legalmente permesso essere crudeli. Le comunità di commercianti difficilmente riconoscono tale diritto. Nelle culture guardiane, la pietà è dispensata in maniera opportunistica, per rafforzare il senso di fedeltà nella persona che la riceve. Perciò, proporrei di aggiungere la cooperazione alla lista delle virtù commerciali e pietà a quella delle virtù dei protettori.
 

Le virtù universali sembrano rifratte attraverso lenti diverse: la giustizia in quanto rispetto di contratti e la giustizia in quanto vendetta; saggezza in quanto onestà e saggezza in quanto aderenza alla tradizione


L’altra discrepanza fra la lista di Jacobs e le quattro virtù canoniche è l’assenza della giustizia nella prima. Consideriamo le liste di virtù non universali quelle che differenziano i due sistemi di Jacobs. In alcuni casi, sembra che le virtù universali, inclusa la giustizia, siano rifratte attraverso lenti diverse: la giustizia in quanto rispetto di contratti e la giustizia in quanto vendetta; l’autocontrollo in quanto parsimonia o efficienza e autocontrollo in quanto obbedienza; saggezza in quanto onestà e apertura al nuovo e saggezza in quanto aderenza alla tradizione; coraggio in quanto bravura e forza d’animo fatalistica e coraggio in quanto volontà a collaborare e a dissentire. Cosa determina la forma in cui una virtù universale diventa manifesta? Sembra che quelle che a prima vista ci verrebbe da chiamare “cornici morali” siano in realtà ecosistemi, organizzazioni in cui le parti si declinano a vicenda. All’interno di un dato ecosistema morale, le cosiddette virtù universali possono sia apparire nella loro veste originale, sia come commistioni date dalla loro interazione all’interno del sistema. Nella loro veste modulata, stando a ciò che afferma Jacobs, esse sono completate e rinforzate da altre virtù. 



Un’altra caratteristica sorprendente è l’alta conflittualità presente nella lista. Non c’è dunque da meravigliarsi se i contesti in cui i due sistemi operano sono afflitti da problemi insolubili. Un altro elemento che colpisce è la presenza nella lista dei guardiani di virtù fantasma, inganno, violenza, truffa. Tuttavia, più sconcertante è che la pleonexia si manifesti, sotto diverse sembianze, in entrambe le liste. Nell’etica dei guardiani ammiriamo l’ostentazione e le manifestazioni di generosità; ammiriamo coloro che mentono per ottenere potere e profitto e che usano il pugno di ferro per mantenerli. Dall’altra parte, nell’etica dei commercianti, siamo ben felici di promuovere l’eccesso sotto forma di comfort e comodità, la pubblicità e il consumo di oggetti inutili e all’ultima moda solo per la voglia di qualcosa di nuovo. Lo shopping fa bene, come si dice nella Baia di Victoria. Ma il consumismo eccessivo come può coesistere con la virtù commerciale della parsimonia? Forse non può. Forse il codice morale commerciale sta soccombendo a causa dell’inarrestabile avanzata del capitalismo. I venditori però fanno ancora leva sulla parsimonia nel tentativo di incoraggiare un consumo sfrenato: ovunque ogni prodotto è in saldo, a prezzi stracciati. E noi ci cadiamo, per poi di rado sentirci un po’ confusi per tutte quelle inutili cianfrusaglie accatastate nelle nostre credenze. Poi c’è il capitalismo vero e proprio: lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali che sostiene la tradizione della crescita economica: la pleonexia sotto forma del cosiddetto investimento redditizio.
 

Nell’etica dei guardiani ammiriamo coloro che mentono per ottenere potere e profitto, nell’etica dei commercianti siamo felici di promuovere il consumo di oggetti inutili solo per la voglia di qualcosa di nuovo


Se osservo più attentamente le liste noto anche qualcos’altro. Nonostante voglia credere che tali sistemi si manifestino in tutte le culture proprie di società contemporanee urbane, sembra che esse non siano state presenti (e non lo siano adesso) in tutte le società del mondo. Ad esempio, potrebbero essere stati assenti nelle società dei nativi nordamericani all’epoca del primo contatto con gli europei. Mi vengono in mente gli Irochesi e gli Algonchini, società descritte nel libro Relazioni dei Gesuiti della Nuova Francia, nel diciassettesimo secolo. In queste società la collaborazione con sconosciuti, la cooperazione e l’ottimismo sembrano esser coesistite con la bravura, l’onore, il rispetto della tradizione e la lealtà. Che l’unione di queste due liste rappresenti un terzo tipo di cultura morale? O il collasso di sistemi diversi a causa di determinate condizioni economiche e territoriali? Dimostra forse che dove la pleonexia è impossibile per mancanza di risorse, i due codici morali non divergono? Non so. Ma credo che valga la pena scoprirlo.

Perché tutti noi siamo incapaci di mettere in atto le virtù canoniche nella loro forma canonica, anche nel momento in cui sia le nostre vite che quelle dei nostri figli dipendono da questo? I sistemi individuati da Jacobs suggeriscono che il motivo sia il conflitto fra e all’interno dei nostri codici morali. In primo luogo un cambiamento di tale portata comporterebbe un improvviso spostamento complessivo verso un sistema morale prevalentemente commerciale: onestà da parte dell’entourage politico e delle aziende; cooperazione massiccia sia a livello nazionale che internazionale; collaborazione con sconosciuti; parsimonia a livello profondo, cioè apertura a cambiamenti radicali nello stile di vita degli abitanti dei paesi ricchi. I guardiani ritengono tali richieste profondamente sbagliate. Non possiamo aspettarci che gioiscano nel rimpiazzare l’ostentazione con la parsimonia; non possiamo aspettarci che chi occupa posizioni al vertice sia nella politica che nelle aziende, molte delle quali sono fondate su accordi segreti e congreghe fedeli, terreno ideale per i guardiani, all’improvviso ammetta le proprie responsabilità rispetto allo stato attuale delle risorse.
 

Mettere davvero in pratica la parsimonia richiederebbe un ribaltamento dell’ideale dell’infinita crescita economica, una revisione dei concetti tipicamente benestanti di comfort, comodità e ricerca di novità


Il secondo fattore che invalida il conflitto si rintraccia all’interno del codice morale dei commercianti. La pleonexia non si manifesta solamente sotto forma di generosità ostentata come in quello dei guardiani, ma anche sotto forma di consumismo alimentato dai venditori. Mettere davvero in pratica la parsimonia richiederebbe un controllo degli investimenti, un ribaltamento dell’ideale dell’infinita crescita economica, una revisione dei concetti tipicamente benestanti di comfort, comodità e ricerca di novità. Inoltre, chi fra di noi ha vissuto oltre le proprie possibilità ecologiche avrebbe bisogno di molto coraggio, virtù propria dei guardiani, per affrontare la fine del lusso. Avremmo anche bisogno di una giusta dose di fatalismo per bilanciare l’ottimismo imperante secondo cui c’è sempre una soluzione high-tech pronta dietro l’angolo. Ma il fatto che questi sistemi siano ecoosistemi fa sì che non possiamo semplicemente ritagliare le virtù specifiche di cui abbiamo bisogno. Modificarne un aspetto significa modificare tutto.
Quanto sono radicate le tensioni? Se non fosse per le storie del Paleolitico, direi che sono biologiche. E dobbiamo ricordarci che anche le storie delle culture paleolitiche predicavano la necessità di auto controllo. Le virtù fantasma della pleonexia, a quanto pare, non sono altro che idealizzazioni del desiderio. E perché no? Il desiderio è alla base della storia della vita su questo pianeta; contribuisce verosimilmente a definire la vita. Se così fosse, allora gli esseri umani si rivelano essere un esperimento evolutivo autodistruttivo e disastroso, una forma di vita, una manifestazione di brama diventata troppo brava a prendere.

 

 

Jan Zwicky è una filosofa, poetessa e saggista canadese. Questo articolo è stato pubblicato su Brick numero 105, estate 2020  A Note on Jane Jacob's System of Survival, Or Why We Will Not Be Able to Prevent Global Ecological Collapse  | Traduzione di Sonia Valentini


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