Dustin contro Meryl

Quando Dustin Hoffman ha oltrepassato il limite sul set di Kramer contro Kramer

Forse già sapete che Meryl e Dustin si sono scontrati sul set di Kramer contro Kramer. In caso contrario, preparatevi a una storia che esemplifica perfettamente come non vanno trattati i propri colleghi. Diversi anni prima delle riprese del film, Meryl aveva incontrato Dustin durante un provino per uno spettacolo teatrale di Broadway da lui diretto intitolato All Over Town. Lei studiava a Yale; lui le fece da subito una cattiva impressione. «Sono Dustin Hoffman», disse, ruttando e palpeggiandole il seno. Non poteva sapere che un giorno quel bruto avrebbe interpretato suo marito in un film (pare che in seguito Dustin si sia scusato per quell'incidente).
Come Billie Jean King si allenava per battere Bobby Riggs, anche Meryl aveva fatto il suo riscaldamento. Si aggirava per i parchi giochi dell’Upper East Side per osservare giovani madri non lavoratrici che vivevano unicamente per i loro figli e iniziò a empatizzare con la lotta interiore del suo personaggio: «Il papà di Joanna si era preso cura di lei. Il suo college si era preso cura di lei. Poi Ted si era preso cura di lei. Improvvisamente si sentì incapace di prendersi cura di sé stessa». Meryl, naturalmente, non aveva sperimentato nulla di tutto ciò nel corso della sua vita non proprio lineare. «Volevo interpretare una donna con questa sensazione di impotenza, perché ho sempre sentito che potevo fare qualsiasi cosa».

Il secondo giorno di set, Dustin oltrepassò il limite. Durante le riprese della drammatica uscita di scena di Joanna proprio all'inizio del film, quando una Joanna angosciata, cercando di trattenere le lacrime, informa senza mezzi termini Ted che non lo ama e che se ne va senza loro figlio Billy. Meryl racconta: «La scena iniziava con noi che uscivamo in corridoio, quindi ci siamo messi in posizione nella stanza, dietro la porta, e al grido di “Azione!” Dustin si è girato e... mi ha schiaffeggiato». Lo schiaffo lasciò «enormi segni rossi sulla mia guancia», racconta lei. Benton – il regista di Kramer contro Kramer – era sconcertato. Meryl, professionale come sempre, continuò la scena, in cui Joanna esce nel corridoio fuori dall’appartamento dei Kramer e scappa verso l’ascensore. Più tardi, mentre la macchina da presa catturava il suo commovente addio, sentì Dustin, gran sostenitore del metodo Stanislavskij, tentare di provocarla menzionando John Cazale (il fidanzato di Streep, morto l’anno prima). Era il suo modo malato per innervosire Meryl e ottenere la performance che lui voleva. Meryl non aveva bisogno dell’aiuto di Dustin. Era furiosa. Dopo Kramer Dustin non l’avrebbe più umiliata. «È stata un’intrusione», commentò Meryl nel 2018, qualche mese dopo che il movimento #MeToo aveva smascherato il passato da molestatore di Dustin e il suo atteggiamento irrispettoso verso le colleghe. «Ma credo che in questo momento storico cose del genere non passino più. Non è la politica a deciderlo, ma sono le persone... Certe cose non esisteranno più perché la gente non le accetterà».
 

«Alla fine le urlai contro», ha raccontato Dustin. «“Meryl, perché non la smetti di fare la femminista e ti limiti a recitare la tua parte!”


Un altro fuori copione è nella scena del ristorante, in cui Joanna annuncia l’intenzione di ottenere la custodia di Billy. La sceneggiatura prevedeva che Joanna desse subito la notizia e poi spiegasse: «Durante tutta la vita mi sono sempre sentita di qualcuno, moglie, madre o figlia di qualcuno – per tutto il tempo che siamo stati insieme, non ho mai saputo chi fossi». Tuttavia, Meryl ha voluto dirlo prima di sganciare la bomba su Billy, come parte della sua missione per umanizzare il personaggio di Joanna. Benton era d’accordo, ma Dustin fumava di rabbia. «Alla fine le urlai contro», ha raccontato Dustin. «“Meryl, perché non la smetti di fare la femminista e ti limiti a recitare la tua parte!”. Lei si infuriò. È la scena in cui lancio il bicchiere di vino contro il muro e va in frantumi. Non era nel copione, gliel’ho solo tirato. Meryl si arrabbiò di nuovo. “Ho pezzi di vetro nei capelli!” e così via».

Per la scena del tribunale, Benton, che aveva scritto la sceneggiatura e l’aveva volentieri ritoccata con il contributo di Meryl, chiese all’attrice di riscrivere il monologo di Joanna al banco dei testimoni. «Credo di averlo scritto da un punto di vista maschile, non come lo direbbe una donna», le disse. «Prendi il discorso, mantieni la stessa struttura, ma dagli una voce femminile». Quando arrivò il momento, Meryl si presentò con un blocco per gli appunti e una pagina e mezza di dialogo scritto a mano. Benton pensò Oh mio Dio, cos’ho fatto? Perderò un’amica e due giorni di lavoro. Sarà un disastro. Si era preparato al peggio. Poi lesse la sua bozza, e… fiuuu, doveva essere tagliata di un terzo, ma era perfetta. Ancora meglio: non doveva preoccuparsi di ferire i sentimenti di Meryl o di perdere la sua amicizia. Tagliarono il discorso insieme, eliminarono un paio di battute e lo consegnarono alla segretaria di edizione.

Azione.

Meryl fu straordinaria già al primo ciak, suscitando un silenzio sbalordito in tutti i presenti. Benton cominciò a temere che Meryl consumasse tutte le sue energie, sarebbe stata una lunga giornata e aveva molte scene da girare, compresi i piani di ascolto. Benton si raccomandò: «Meryl, ti prego, non farlo. Non l’hai mai fatto prima. Per favore, non bruciarti tutto subito, abbiamo ancora tanto da girare». La esortò a «risparmiare le energie per il primo piano». Meryl non lo ascoltò. Ciak dopo ciak, recitò le sue battute come se fosse la prima volta. «Non era mai meccanica», dice Benton. «Dopo forse il terzo o quarto ciak, mi sono improvvisamente reso conto che Meryl mi faceva una paura matta. Quel controllo, quella profondità, era incredibile». Joanna stava prendendo forma, ma per Meryl fu un’esperienza molto diversa rispetto al set di Giulia – film del 1977 in cui Streep interpreta un ruolo secondario. Se la schietta e femminista Jane Fonda si era dimostrata un’eccellente spalla per Meryl, l’ex signora Kramer era un’isola solitaria in mari inesplorati, doveva sostenersi da sola senza l’aiuto di un’altra donna. Un estratto del monologo originale di Joanna, scritto da Benton, diceva: «Non ho diritto a una vita mia? È così terribile? Il mio dolore vale meno solo perché sono una donna? I miei sentimenti hanno meno valore?».

Meryl non viene mai apprezzata abbastanza per le sue capacità di scrittura. Il modo in cui ha modificato la prima stesura di Benton, smorzando la pose teatrali e andando a colpire direttamente l’emotività, ha dato vita a un ritratto di femminista discreta con cui il pubblico potesse entrare in empatia, e che fece apprezzare il personaggio di Joanna anche agli scettici pronti a denigrarla. «In quella casa ero incapace di sentirmi viva, e proprio non riuscivo a vedere un’alternativa», scrive lei. «Perciò pensai che la cosa migliore fosse non portarlo [Billy] via con me... Sono stata sua mamma per cinque anni e mezzo. E Ted ha avuto quel ruolo per diciotto mesi. Non so come per qualcuno sia possibile pensare che io avrei un impegno minore nel dedicarmi a quella creatura di quanto ne abbia il signor Kramer. Sono sua madre».
 

«È stata un fallimento nel rapporto più importante della sua vita?». Dustin scosse la testa, quasi impercettibilmente, facendo sapere a Meryl/Joanna che non pensava affatto che lei fosse un fallimento


Con la parola mamma, Meryl risvegliò in Benton tristi ricordi. E Dustin, con i suoi vecchi trucchi, risvegliò quelli di Meryl con le parole John Cazale. Gliele sussurrò nelle orecchie e la istruì a guardarlo negli occhi quando l’avvocato di Ted dice: «È stata un fallimento nel rapporto più importante della sua vita?». Lei seguì le sue istruzioni e quando i loro sguardi si incrociarono la reazione di Dustin le toccò il cuore: lui scosse la testa, quasi impercettibilmente, creando un momento di tenerezza tra i due avversari, e facendo sapere a Meryl/Joanna che non pensava affatto che lei fosse un fallimento. Meryl gli aveva dato qualcosa di autentico a cui reagire. E Benton, desideroso di mantenere la magia, fece ripetere a Dustin il suo micro-movimento così da poterlo catturare su pellicola. Sembrava che Meryl, al suo quarto film, iniziasse finalmente a prenderci la mano. Ma il teatro occupava un posto speciale nel suo cuore. Sul palco non correva il rischio di perdere ciò che la rendeva grandiosa. Poteva lasciarsi andare e interpretare ruoli più autentici di un’attricetta di secondo piano che serve solo per lasciare spazio ai monologhi enfatici dei Dustin Hoffman, Robert De Niro e Alan Alda di turno.
«Fare l’attore di cinema è un mestiere poco dispendioso, pulito, ridotto ai minimi termini», ha detto Meryl nel 1979. «Ti puoi permettere di fare davvero poco. Non occorre essere un bravo attore, o neanche essere un attore per recitare in un film. Ma quando lavori con un grande interprete, come Brando o Olivier, allora è diverso, loro prendono il toro per le corna e lo cavalcano. Il mio timore è che, facendo così poco, non riuscirò a eguagliare quello che faccio sul palcoscenico, cioè avere coraggio, fare un salto nel buio».

 

 


Erin Carlson è una giornalista americana, autrice di I'll Have What She's Having (2017) e Queen Meryl (2019) usciti negli Usa per Hachette. Questo articolo è un estratto del suo ultimo libro pubblicato su Literary Hub il 25/09/2019 ► Why You Shouldn’t Cross Meryl Streep on a Film Set  | Traduzione di Serena Mannucci


Commenta