Black Mirror: Bandersnatch | C'è libero arbitrio

La recensione interattiva dell'episodio speciale di Black Mirror targato Netflix

Mangiati le unghie o Tirati il lobo dell’orecchio. Nella sala della dottoressa Haynes, Stefan solleva la mano, pronto a compiere il gesto che gli abbiamo comandato, ma per la prima volta si trattiene, blocca la mano tremante e impedisce a se stesso di portare a termine l’azione. È il primo sussulto di indipendenza che il protagonista compie, ribellandosi alle nostre decisioni. Si convince di aver trovato una propria via, indipendente da tutto, ma quando nel finale di fronte alla stessa dottoressa rivolgendosi indirettamente a noi spettatori dichiara «Adesso hanno l’illusione del libero arbitrio, ma in realtà sono io a decidere il finale», la sua affermazione suona stridente, stonata come il sorriso sulla sua bocca.

Per quanto Stefan si ribelli al suo destino, il suo arbitrio rimane parziale e le sue scelte si muovono all’interno del percorso che lo spettatore e l’autore creano per lui. Guardando Bandersnatch si ha la sensazione fin da subito che Charlie Brooker ci stia guidando verso un punto ben preciso – quel finale in cui Stefan vorrebbe affermare la propria autonomia ma finisce invece per confermare quella dell’autore –, e ogni minuto che passa è una prova che le scelte che compiamo non sono altro che un’illusione di libero arbitrio.

Nell’atmosfera rilassata del suo salotto, Colin chiede a Stefan se vuole gli acidi che gli permetteranno di vedere la vera forma della realtà, e al suo rifiuto gli dice «Volevo solo darti la possibilità di scegliere». Poi Colin scioglie il francobollo lisergico nel tè del collega, in modo da fargli assumere gli acidi comunque. «Che cos’hai fatto?», gli chiede Stefan. «Ho scelto per te». Lo afferma il personaggio ma in realtà è Brooker a dirlo allo spettatore, ribadendo la sua posizione di controllo, e a noi viene quindi da chiedersi: abbiamo davvero la possibilità di scegliere di volta in volta come si concluderà la storia oppure il finale è uno soltanto?

 

 

C’È UN SOLO FINALE

CI SONO PIÙ FINALI


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