Più (o meno) Europa? - Eureka

Cosa pensano dell'Euro e dell'Unione Europea i partiti candidati alle elezioni del 4 marzo

La campagna elettorale per le elezioni 2018 si è distinta per un’assoluta confusione mediatica e di programmi, con poca attenzione a un tema – Euro e Unione Europea – che era rimasti per lungo tempo al centro del dibattito per molte forze politiche come Lega e Movimento 5 Stelle. Perciò per la nostra rubrica Eureka, la rassegna europea ci siamo chiesti: che cosa pensano davvero i partiti dei rapporti con l’Unione Europea? Abbiamo indagato sui programmi di partiti e coalizioni concentrandoci su quattro temi principali – Europa, Euro e economia, difesa, immigrazione – ed ecco i risultati, in ordine con gli ultimi sondaggi pubblicati prima del silenzio elettorale: Centrodestra al 37% (Forza Italia 16.7%, Lega 13.4%, Fratelli d’Italia 4.7%, Noi con l’Italia 2.4%), Movimento 5 Stelle 27.6%, Centrosinistra (Partito Democratico 22.8%, + Europa 2.6%, Civica Popolare 1.1%, Insieme 1%), Liberi e Uguali 5.6%, Potere al Popolo e Casapound sotto l’1%.

CENTRODESTRA Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia ► Programma
Il programma è firmato da una coalizione di ben 4 liste (anzi, 3 + 1, visto che Noi con l’Italia ricorda tanto la quarta ruota di un triciclo) che, secondo tutti i sondaggi, dovrebbe risultare la più votata il 5 marzo. Le aspettative sono dunque grandi, ma così non è lo zelo con cui sono scritti i punti nel programma. Il nutrito schieramento si trova infatti perfettamente in sintonia con quelli che “i programmi non contano nulla”, e infatti ci si trova di fronte una lista di buoni propositi per l’anno nuovo, senza spazio per spiegazioni. Siamo nel 2018, ma la sintesi sembra essere quella del 1994: meno tasse, meno Stato, più libertà, più sicurezza. La quinta essenza del wishful thinking, come direbbe uno scienziato politico; semplicemente un programma berlusconiano, diciamo noi. Sebbene essenziale, l’elenco puntato dedicato all’Europa si caratterizza per obiettivi chiari e perentori, oltre che per uno stile decisamente vintage. “Meno vincoli dall’Europa” è il titolo del capitolo (numero 3). Ma la svolta europeista sembra arrivata: Tajani, veterano di Strasburgo e attuale presidente del Parlamento europeo, si è reso disponibile per la presidenza del Consiglio, pronto a rassicurare l'Europa che conta.

EUROPA Il cuore della proposta politica vede un conflitto tra interessi europei e italiani. Per questo l’Italia deve tutelare questi ultimi “in ogni sede a partire dalla sicurezza del risparmio e della tutela del made in Italy, con particolare riguardo alle tipicità delle produzioni agricole e dell’agroalimentare”. Parole chiave Chi fa da sé, agroalimentare, agricoltura
EURO E ECONOMIA Almeno da quanto scritto, l’europeismo di Forza Italia sembra aver mitigato l’euroscetticismo di Lega e Fratelli d’Italia. Ovvero quelle forze che vantano nelle proprie fila famosi teorici dell’Italexit e che nei propri programmi non hanno rimosso l’idea di «uscita concordata dall’Euro» e, se fosse necessario, dall’Unione Europea. La Lega comunque (nel suo programma) rassicura tutti che «l’Italia non può uscire dall’Europa» appartenendo al continente «per sua stessa natura geografica». Rimarremo almeno nelle carte geografiche, grazie. Il compromesso a cui si è giunti prevede quindi diversi no da dire all’UE: no all’austerity, e alle «regolamentazioni eccessive che ostacolano lo sviluppo» oltre al primato del diritto comunitario sulla Costituzione (con buona pace dell’art. 11). Si devono inoltre ridurre i versamenti annuali al bilancio UE. Parole chiave Euro sì, Euro no, Esco anch’io, no tu no!
DIFESA L’unica difesa che trova spazio nel programma è quella nazionale. Da un aumento della spesa militare, al grande mantra “la difesa è sempre legittima”. Oltre agli slogan, è opportuno segnalare che in diverse occasioni tutte le forze hanno dimostrato simpatie per una difesa unica europea, ma che non violi la sovranità nazionale, sia mai. Parole chiave secondo emendamento, sovranità, porto d’armi
IMMIGRAZIONE Inutile cercare la parola nella sezione Europa, perché la gestione delle immigrazioni è solo affare di sicurezza. Le misure proposte sono un’interessante climax ascendente: «lotta al terrorismo» attraverso una «ripresa del controllo dei confini» e ovviamente «blocco degli sbarchi con respingimenti assistiti e stipula di trattati e accordi con i Paesi di origine dei migranti economici» che termina con il «rimpatrio di tutti i clandestini», il cui ammontare sta variando nelle settimane di varie decine di migliaia a seconda della dichiarazione. Si potrebbe dire che questo approccio si ispiri all’attuale Ue, accordo con la Turchia docet. In mezzo a questo piano, c’è una vera e propria chicca: il Piano Marshall per l’Africa. Un aiutiamoli a casa loro più strutturato, ma non spiegato. Il riferimento è ovviamente al recovery plan con cui gli americani aiutarono la ripresa europea dopo la devastazione della guerra. Paragonare gli USA del tempo all’Italia di adesso è a dir poco ambizioso. Parole chiave sicurezza, Make Italy great again, rimpatri

MOVIMENTO 5 STELLE Il MoVimento è in incognito. Sta cercando di presentarsi a queste elezioni travestito da partito governativo, ma il suo travestimento è efficace quanto gli occhiali di Clark Kent. Eppure, come nel caso di Clark, qualcuno ci casca. L’obiettivo è chiaro: pescare tanto dal voto di protesta anti-establishment quanto dal voto moderato, affascinato dall’esotica retorica 5 Stelle. Questo vestito moderato però va decisamente stretto ad un partito la cui identità è proprio fondata sulla ricerca di soluzioni tanto semplici quanto (spesso) estreme. E soprattutto sui temi europei, che per loro stessa natura sono particolarmente intricati, il risultato è un programma che dirlo confuso e ambiguo è un eufemismo.

EUROPA La posizione dei 5 Stelle sull’Europa è semplicemente incomprensibile. Basti ricordare che al parlamento Europeo siedono nel gruppo reazionario con Ukip e Le Pen, ma sono stati sul punto di passare nel gruppo iper-europeista dell’Alde di Verhofstadt. A questo giro vogliono più Europa, ma meno Europa. Procedure più snelle, ma più complesse. Più mercato, ma meno mercato. La soluzione per coniugare la retorica anti-euro e anti-burocrati-di-Bruxelles con questa nuova veste pseudo-moderata è stata quella di porre un ultimatum: sosterranno l’integrazione se andrà nella direzione da loro auspicata, altrimenti si portano a casa il pallone e non giocano più. Nello specifico i grillini lamentano l’eccessiva influenza di alcuni Stati europei nella scelta delle politiche comuni, con una conseguente riduzione dei livelli di democraticità. Le soluzioni proposte a questo problema sono l’introduzione di strumenti di democrazia diretta europea, con un ampio ricorso a referendum elettronici senza quorum, in cui i cittadini europei possano esprimersi direttamente, senza il tramite dei propri Stati. Inoltre vorrebbero cambiare (non si sa in che modo) i criteri di bilancio, per un’UE che si preoccupi maggiormente di tutele sociali (quali? come?). Propongono anche una riforma istituzionale, che prevedrebbe di adottare sempre la procedura di codecisione per eliminare l’intergovernativismo. Prevedono inoltre di superare la regola dell’unanimità del consiglio per quanto riguarda le politiche sociali e di migrazione, ma allo stesso tempo auspicano un recupero di sovranità degli stati membri su altre politiche (quali?). Parole chiave Supercartellino giallo, che confusione (sarà perché ti amo)
EURO E ECONOMIA Sulle questioni economiche il programma a 5 Stelle dà il meglio di sé. Da un lato abbiamo misure smaccatamente protezionistiche, travestite da “precauzioni per la salute dei cittadini”, e una riforma che sancirebbe la fine di qualunque accordo commerciale: l’inserimento dell’obbligo di approvazione di ogni accordo da parte di ciascun parlamento nazionale. A questo si aggiunge la richiesta di più trasparenza nelle negoziazioni, ignorando il fatto che non solo le policy di disclosure dell’Ue sono tra le più trasparenti al mondo, ma che per la natura stessa di una negoziazione, la riservatezza all’interno dei tavoli è indispensabile per il funzionamento delle trattative. A parte un po’ di buone intenzioni sulla lotta ad evasione e elusione fiscale e sulla green economy – consumi zero, circular economy, autosufficienza energetica – due sono i punti principali sui temi economici europei: una riforma dell’Unione Monetaria e una del Budget dell’Ue. Sull’unione monetaria la situazione si fa drammatica: il Movimento propone l’introduzione di clausola di opt-out dell’Euro (!), perché non c’è nulla di meglio di far decidere di politica monetaria alla mia barista (ciao Cristina, sei fantastica). Propongono anche la fine del Fiscal Compact, del Meccanismo Europeo di Stabilità e della Patto di Stabilità e Crescita. Da sostituirsi con non meglio identificati obiettivi sociali (disoccupazione, povertà, diseguaglianze). Se ciò non avvenisse, la soluzione dovrebbe essere trasferire piena sovranità agli Stati. Propongono anche l’introduzione di un Glass-Steagall Act Europeo che separi banche d’investimento e banche commerciali (un evergreen di tutti i partiti anti-sistema poco edotti sui sistemi finanziari) e una riforma non meglio identificata dell’Unione Bancaria che ponga più attenzione ai rischi sistemici (?). Propongono pure l’abolizione del bail-in e l’introduzione di una garanzia illimitata sui depositi, oltre al fare della Bce un prestatore di ultima istanza. Piccolo dettaglio: se fossero a conoscenza dell’esistenza dell’azzardo morale saprebbero bene che in questo modo farebbero soprattutto gli interessi dei finanzieri senza scrupoli, ma pazienza. Sul budget europeo è usato sicuro: taglio drastico al bilancio Ue, da farsi tramite tagli agli stipendi dei parlamentari, chiusura agenzie inutili (quali?), fine dei soldi spesi per propaganda Ue anti-Russia e fine del piano Juncker, perché «finanzia solo le grandi opere». Ah, e già che ci siamo, con un bilancio ridotto all’osso, facciamo pure un reddito di cittadinanza europeo. Parole chiave Cristina a capo della Bce, Basta propaganda contro la Russia, Paga Pantalone
DIFESA Si dicono contrari ad un esercito europeo, ma non per le ragioni che si potrebbero pensare. Sono infatti a favore di una razionalizzazione della spesa militare, ma temono che l’esercito verrebbe usato per finalità neocoloniali (?) e hanno dubbi sulle modalità di gestione dello stesso. Sarebbero invece a favore di una forza di peacekeeping europea in stile caschi blu dell’Onu. Dal lato intelligence, sono a favore di più cooperazione e scambio di informazioni tra gli stati membri. Parole chiave No all’esercito europeo! Sì esercito europeo, ma solo se inutile, cooperazione
IMMIGRAZIONE Poche idee e confuse. Riforma di Dublino (ma davvero?!) però poi da un lato si propone la sospensione accordi e rimpatri verso paesi che violano diritti umani (come la Turchia) e dall’altro la promozione di nuovi accordi di rimpatrio. Con la Norvegia evidentemente. Punto ragionevole è il passaggio dell’immigrazione sotto la competenza esclusiva Ue. Molto vaga invece la promozione di un dialogo con il cosiddetto “Mediterraneo allargato”. Parole chiave Basta rimpatri. Più rimpatri. Rimpatri?

PARTITO DEMOCRATICO ► Programma
Un po’ di ottimismo non guasta. Il programma del Pd trasuda ottimismo. I lettori sono chiamati a partecipare a questo ottimismo, con la loro immaginazione, con il loro essere italiani. «Il Pd come la forza tranquilla del cambiamento» sembra quasi un richiamo ad un pacato Gentiloni-bis. Ma c’è ancora tanto da fare. Tanto da ricoprire 43 pagine di programma, con il motto gentile e positivo di «più lavoro, più Europa e più cultura». E all’Europa spetta un intero capitolo, che invoca più Europa e più politica in Europa, per ben 6 pagine.

EUROPA L’Europa come «l’orizzonte naturale». Fino a rinvigorire l’idea di Ventotene, la cittadinanza (più che i parametri) di Maastricht, e anche quella di Lisbona – chissà poi perché. Ma se l’Italia ha davvero le «carte in regola» per unirsi ai riformatori d’Europa, ha ancora 62 procedure di infrazione sulle spalle, che il Pd celebra come un traguardo, perché quasi dimezzate da qualche anno fa. L’Unione è accusata di essere immobile, tecnocratica, con veti incrociati. Spumeggia l’Europa à la Spinelli: liste transnazionali e un Presidente unico tra Consiglio Europeo e Commissione. Si parla chiaramente di una modifica dei trattati necessaria, ma l’esperienza con quella costituzionale italiana non è incoraggiante. Valori e solidarietà sono il corollario dell’azione in Europa, con un chiaro attacco all’Ungheria e alla Polonia, e a chi sceglie di rifiutare i migranti. Parole chiave lo Spirito di Ventotene, più Europa (non quella della Bonino), procedure di infrazione
EURO E ECONOMIA L’Euro non si mette in dubbio. Piuttosto si avanzano una serie di proposte che da tempo si affastellano sul futuro dell’Europa, per nulla originali: dagli eurobond, a un budget comune per gli shock asimmetrici che colpiscono solo noi mediterranei, all’evoluzione del Meccanismo Europeo di Stabilità in un Fondo monetario, ma senza parlare di come convincere la Germania. Poi concorrenza nel mercato dell’energia, telecomunicazioni e trasporti, ma senza dire come. Nel tentativo di non disperdere l’austerità, il Pd promette anche la riduzione del debito pubblico italiano, non solo perché ne va della credibilità a Bruxelles, ma anche perché si tratta di un impegno da assumere «innanzitutto con le future generazioni di italiani». Touché. Parole chiave eurobond, austerità, equità intergenerazionale (!)
DIFESA Di esercito italiano e di forze dell’ordine non se ne parla, nel programma del Pd. En passant l’impegno militare all’estero, «a partire dall’Iraq con il contributo alla sua libertà e alla sconfitta di Daesh». L’orizzonte è l’Ue: il Pd sta lavorando per rendere possibile «la creazione di un fondo europeo della difesa» per la creazione di una guardia costiera e di frontiera comune, per tutelare l’aquis di Schengen, oltre ad un sistema di intelligence per combattere il terrorismo. Difesa comune significa anche economie di scala, dicono. Si legge di interazione tra istituzioni, locali, nazionali, internazionali. Condivisione di informazioni e prevenzione faranno il resto. Tutto questo sarà finanziato con la lotta alla mafia, assicurando che i beni confiscati siano vengano sfruttati con una «sempre più efficace gestione» (?). Di cybersecurity se ne parla poco, praticamente relegata all’ultimo punto dell’ultimo paragrafo dell’ultimo capitolo, se non per un accenno nel contesto europeo (forse per la natura ancora assai cartacea della nostra pubblica amministrazione): verrà combattuta con «nuove tecnologie». Ad avercele! Parole chiave cooperazione, nuove tecnologie, utopia
IMMIGRAZIONE L’Europa entra subito in ballo quando si parla di immigrazione: «l’Europa ha il dovere di accogliere i rifugiati politici», mentre per quelli economici l’Italia troverà da sola una soluzione. Ci sono i famosi Accordi di Dublino, «sciaguratamente approvati dal Governo Berlusconi». Ci sono i Sustainable Development Goals dell’Onu, per i quali il Pd intende aumentare la dotazione riservata alla cooperazione internazionale. Si rammentano il Migration Compact, presentato nel 2016 a Bruxelles, e l’idea di dover intervenire all’origine dei flussi, in Africa. Ma sia chiaro: «deve essere l’Europa a occuparsi del fenomeno migratorio», ripetuto lungo tutto il paragrafo. Si parla anche di emigrazione dei giovani, con «politiche del lavoro» che possano arrestare la fuga di talenti, e al contempo si propone la valorizzazione di quei «5 milioni di italiani all’estero, una risorsa e una rete di conoscenza per tutto il Paese» – dimenticandosi per un attimo delle infauste parole del ministro Poletti, che non auspicava il ritorno dei giovani scappati dall’Italia. Parole chiave giovani, immigrati, pace nel mondo Parole chiave (bis) lasciamo, tutto, all’Europa

+ EUROPA con Centro Democratico ► Programma
Il nome dice tutto, e non vuole compromessi. È grazie all’alleanza con Centro Democratico di Bruno Tabacci che la Lista dei Radicali Italiani si è potuta presentare senza dover raccogliere le firme necessarie a un partito non presente in Parlamento nell’ultima legislatura. L’apporto di Cd al programma finisce qui, visto che l’enorme aura di credibilità nazionale e internazionale che avvolge la figura di Emma Bonino ha ridotto Tabacci & Co. al ruolo di umili servitori. Il nome di Emma Bonino giganteggia non solo nel simbolo, ma anche in ogni singola dichiarazione, quasi fosse automatica la garanzia di qualità delle proposte. Dopo una non troppo credibile attesa strategica, la lista si è affiancata in coalizione al Partito Democratico. Il programma è tuttavia autonomo e ha al centro, manco a dirlo, l’Europa e una chiarezza più unica che rara sulle riforme di cui necessita l’Unione Europea.

EURO E ECONOMIA Alla base di tutto c’è la richiesta di una trasformazione dell’Ue in una federazione leggera. Il bilancio europeo dovrebbe essere ampliato fino al 4-5% del PIL totale degli Stati membri, basandolo su risorse proprie – aliquota IVA sulle importazioni, corporate tax e web tax sono quelle citate – anziché sui contributi degli Stati. Buona fortuna con le trattative in Consiglio Europeo, la cui ultima riunione ha scongiurato questa ipotesi. È a partire da questo bilancio europeo che si devono promuovere gli investimenti e non con la «stucchevole polemica» anti-austerità. Il rigore dei conti pubblici e la riduzione del debito sono bandiere sventolate con orgoglio, sebbene la difesa di riforme à la Fornero ne affondino la popolarità. L’Italia dovrebbe inoltre sostenere la chiusura di tutti gli accordi commerciali che l’Ue ha ancora sul tavolo, senza distinzione di sorta. Parole chiave federazione, + bilancio, - piagnistei, + Bonino
DIFESA Si richiedono una polizia di frontiera europea e un esercito europeo. La Cooperazione Strutturata Permanente in tema militare recentemente approvata non è vista come sufficiente. Non banale la richiesta di completo disarmo nucleare dell’Unione Europea, con chiaro riferimento alla Francia. Parole chiave esercito unico, - nucleare, + Bonino
IMMIGRAZIONE A livello europeo le proposte sono chiare: revisione del Regolamento di Dublino per quanto riguarda la norma del Paese di prima accoglienza e apertura di «canali legali e sicuri di ingresso per lavoro, anche non qualificato, implementare i programmi di reinsediamento e la creazione di corridoi umanitari per le persone bisognose di protezione». Questo unito a una revisione del sistema nazionale di accoglienza. Parole chiave + accoglienza, + corridoi umanitari, + solidarietà
EUROPA È già abbastanza chiaro fin qui, gli interessi italiani vanno di pari passo con quelli europei. Uno dei passaggi più emblematici in tal senso è l’invito a smettere di chiedere flessibilità per questa o quella politica e riacquistare credibilità. Basta con la retorica dei pugni sul tavolo di Bruxelles insomma, cari alleati del Pd. Ma c’è di più: si parla di Trattati europei. E qui la questione si fa complessa e non è un male. Si richiede una riforma della governance dell’Eurozona con pieno sostegno alle proposte della Commissione Europea di dicembre 2017. In particolare, l’unione bancaria e del mercato dei capitali, lo sviluppo di un mercato digitale europeo e la trasformazione del Meccanismo Europeo di Stabilità in un Fondo Monetario Europeo che decida a maggioranza e non all’unanimità. Non serve però un bilancio separato per l’Eurozona. Tutti e 27 insieme, appassionatamente. Nell’incipit si legge che tutto questo non è un sogno, ma senza una specifica su come superare l’attuale sistema intergovernativo – dentro o fuori i trattati – e su come unire paesi con livelli di integrazione differenziata – zona euro, zona Schengen etc. – rischia di rimanere lettera morta. Parole chiave + riforme, - retorica, + Bonino

INSIEME La lista ulivista formata da socialisti, verdi e arancioni è poco più di un portatore d’acqua del Pd, sempre che superi l’1%, problema condiviso con Civica Popolare di Beatrice Lorenzin. Ma a differenza di Civica Popolare ci sono alcune ragioni per dedicare qualche riga alla lista Insieme: in primis l’endorsement di Prodi, ed in secondo luogo perché ha delle posizioni sorprendentemente chiare (ma qualcuno le conosce?).

EUROPA Tra la menzione esplicita agli Stati Uniti d’Europa e l’elezione diretta del presidente della Commissione Europea, si conferma la teoria di fondo su Insieme: è Più Europa, ma di sinistra. Il progetto di riforma dell’Ue è probabilmente il sogno proibito di ogni europeista di sinistra: un’Europa Federale, incentrata sulla difesa dei diritti e sulla realizzazione di un piano di investimenti strategici. Parole chiave federalismo, elezione diretta, Europa federale
EURO E ECONOMIA Il focus primario è sugli investimenti in infrastrutture sociali come quelle sanitarie, abitative popolari e istruzione (il cosiddetto Piano Prodi) e sulla realizzazione di un Green New Deal, sulla falsariga del New Deal for Europe. Altri punti cui è dedicata particolare attenzione sono il finanziamento della ricerca scientifica e più in generale la lotta alle disuguaglianze economiche, con il Welfare State come fulcro dell’identità europea e del progetto di integrazione. Si riconosce piena legittimità e supporto all’Euro e alle istituzioni economiche europee, ma si propone un ampliamento del budget europeo al 4-5 % del PIL europeo. Tale allargamento del budget verrebbe realizzato non solo grazie ad un aumento dei trasferimenti dai Paesi membri, ma anche tramite l’introduzione di una corporate tax europea che fornisca risorse proprie all’Unione. Si propone inoltre la trasformazione del Fondo Salva Stati in un vero Fondo Monetario Europeo. Parole chiave Piano Prodi, Ampliamento del bilancio, welfare state
DIFESA Un’altra posizione della lista Insieme tanto chiara quanto ignota ai più consiste nel supporto ad una difesa comune, intesa come superamento dell’attuale attività di cooperazione, fino a raggiungere delle forze armate comuni con armi convenzionali. A ciò si aggiunge una stretta cooperazione in materia di intelligence. Tale riforma dovrebbe abbinarsi al raggiungimento da un lato di una reale politica estera comune, e dall’altro di un aumento dell’accountability democratica delle istituzioni. In quanto a politica estera in senso più ampio, Insieme supporta un aumento delle responsabilità e competenze Onu, con riforma del Consiglio di Sicurezza. Parole chiave internazionalismo, esercito europeo, politica estera comune
IMMIGRAZIONE Anche in questo caso si parla di riforma di Dublino, ma si afferma inoltre che l’Ue ha la responsabilità di garantire soccorso a profughi e migranti. Per raggiungere questo obiettivo Insieme propone una riforma di Frontex, la realizzazione di hotspot e corridoi umanitari, oltre ad una revisione complessiva del diritto d’asilo in prospettiva europea e degli aiuti umanitari. Si propone anche una riforma delle politiche attive di integrazione. Parole chiave accoglienza, corridoi umanitari, asilo europeo

LIBERI E UGUALI ► Programma
La prima cosa che salta all’occhio di Liberi e Uguali, per noi che scriviamo, è una sola: che non esiste un pdf del programma. Cosa di non poco conto, perché non ci consente di premere CMD+F per trovare le parole chiave. Ce ne faremo una ragione. In ogni caso: l’incipit è in perfetto stile cinquestelle: per «i milioni di cittadine e cittadini che oggi non si sentono più rappresentati da nessuno». E per capire la sostanza del programma di Liberi e Uguali basta proprio un’analisi quantitativa spicciola: la radice «pubblic-» ricorre ben 33 volte. Cogliamo l’occasione per dire che: 1) “For the Many, not for the Few” è lo slogan del Labour di Corbyn, tradotto come “Per i molti, non per i pochi” con la faccia di Pietro Grasso accanto; 2) Anche quella sulle tasse universitarie era una proposta di Corbyn – unica differenza: nelle classifiche internazionali i nostri atenei sono intorno alla 100-200esima posizione, quelli del Regno unito nella top 10.

EUROPA Non c’è una sezione sull’Ue, come invece accade per quasi tutti i programmi, dal Pd a Casapound. Tuttavia, Liberi e Uguali dicono che la loro «è una scelta chiaramente europeista», ma si schierano contro la «deriva tecnocratica» di Bruxelles – eppure, quell’essenza post-weberiana è la cifra della burocrazia europea. Ma l’Europa sia «più giusta, più democratica, e solidale», con un Parlamento Europeo al centro della procedura decisionale. L’Europa può poi introdurre una «vera imposta sulle transazioni finanziarie» e una «tassazione sui profitti delle multinazionali» (un concetto che sembra essere di vitale importanza, ripetuto in modo simile due volte nel giro di poche righe). Di standard europei si parla molto, anche per il ruolo dei bidelli nelle scuole. Parole chiave finanza, tecnocrazia, bidelli europei
EURO E ECONOMIA Un «riordino del sistema dei controlli sull’attività bancaria e finanziaria», per un «quadro più certo di responsabilità e poteri» di Banca d’Italia, Bce, Consob e magistratura, ma senza spiegare quale sarebbe il motivo di confusione attuale. Si parla coraggiosamente della Politica agricola comune, ma in modo oscuro: «un’importante occasione di riforma», sperando solo non si voglia scialacquare ulteriormente. Parole chiave Politica agricola comune, BCE, Tobin tax
DIFESA La posizione è assai chiara: «non rinviabile riduzione delle spese militari». La sicurezza, nel programma di Liberi e Uguali, è più quella da rischio geofisico o quella del posto fisso, più che quella armata. Il ripudio della guerra è essenziale, così come il rilancio del multilateralismo e della cooperazione internazionale, per l’Italia e per l’Europa, che seguano una «politica estera di pace», naturalmente contro una «logica di guerra». Parole chiave pace, amore, e fantasia
IMMIGRAZIONE «Accoglienza» è la chiave. Rigettando fortemente il criterio imposto dagli Accordi di Dublino, si denuncia «una faglia in tutta Europa». Ma la risposta all’immigrazione non sembra essere europea: con chissà quali risorse (forse quelle di una Tobin tax, questa sì europea), si accoglie, si dà la cittadinanza italiana secondo lo ius soli e si mettono da parte i «troppi scandali e distorsioni» che hanno segnato la gestione del fenomeno migratorio negli ultimi anni. Parole chiave ius soli, accoglienza, integrazione

POTERE AL POPOLO ► Programma
Potere al Popolo (PaP, da qui) è l’autoproclamata VERA sinistra. Fanno vanto di aver scritto il programma tutti insieme, centinaia di persone in quattro settimane di scrittura collettiva. Una buona peer review. Ciò che accomuna le menti è, a detta loro, l’antifascismo, il comunismo, il socialismo, il femminismo, l’ambientalismo e i loro nemici giurati (ancora due -ismi): il capitalismo e la sua barbarie, il neoliberismo. La leader Viola Carofalo ha dato prova di poco self-control dichiarando che la loro Italia ideale è a immagine e somiglianza del Venezuela di Maduro. Salvo poi chiarire che le caratteristiche non democratiche le lascerebbero fuori, menomale. Anche per PaP, come per tanti altri, l’Unione Europea è un interlocutore esterno. In particolare, è il neoliberismo fatto istituzione costruito per pochi contro i popoli. Ciò che emerge da questa lettura sono pochi punti e confusi.

EURO E ECONOMIA Nulla è esplicitato, tranne che i trattati si devono “rompere”, quindi immaginiamo anche Maastricht. Naturalmente si propugna lo stralcio del fiscal compact e la rimozione del principio del pareggio di bilancio dalla Costituzione. Qualsiasi vincolo esterno deve essere sottoposto ad approvazione tramite referendum. Per il resto, nel dubbio, lotta al capitale. Parole chiave condivisione dei mezzi di produzione, anticapitalismo, turboliberismo
DIFESA Un progressivo azzeramento delle spese militari, la fuoriuscita da ogni accordo militare internazionale e una politica estera basata sulla neutralità. Serve altro? Parole chiave disarmo, pace e bene, turboliberismo
IMMIGRAZIONE I flussi migratori causati da politiche liberiste devono essere gestiti a partire da «l’abolizione del regolamento di Dublino III, delle leggi Minniti-Orlando e di tutte le leggi razziste che lo hanno preceduto». Una deregulation che deve lasciar spazio a canali legali di entrata e un sistema diffuso di accoglienza. Parole chiave abolizione, antirazzismo, turboliberismo
EUROPA “Rompere i Trattati” è la parola d’ordine. Come? Non è dato sapere. Solo dalle ceneri dell’attuale Unione Europea se ne potrà costituire una nuova, quella fondata sulla «solidarietà tra lavoratrici e lavoratori». Idealmente molto evocativo ma non si capisce come ci si dovrebbe arrivare e soprattutto come sopravvivere alla transizione. Parole chiave araba fenice, Marx, Engels

CASAPOUND Programma
Un fiume di lessico reazionario che celebra la sovranità e la forza. Non un programma per deboli – di cuore. Nazione, stato, e stato sociale. Una certa idea di stato imprenditore unita all’idea del «lavoro stabile e ben pagato», perché il mito del posto fisso non tramonta mai. Ma nell’enfasi statalista, la perla incontrastata è solo una: la sovranità energetica. Casapound a quanto pare ha scoperto un giacimento di gas naturale in Molise e uno di uranio in Veneto che ci garantiranno l’autosufficienza.

EURO E ECONOMIA Casapound non apprezza particolarmente l’Euro. Il primo punto del programma è una raffinata invettiva contro la moneta unica, accusata di essere uno strumento «al servizio di gruppi privati e nazioni ostili» – non c’è patto (di ferro) che tenga. Ça va sans dire, l’Euro è quindi responsabile dell’impoverimento dei cittadini e della distruzione dello stato sociale. La soluzione è di una raffinata complessità macroeconomica: uscire dall’Euro e creare ex novo una valuta, purché «sovrana e nazionale». Non solo le proposte di politica monetaria: nello stesso paragrafo si rievoca il controllo pubblico dell’economia con un nuovo IRI, la nazionalizzazione della Banca d’Italia, e per finire una serie di generici divieti: un generico agente (pubblico o privato non si sa) non potrà effettuare vendite allo scoperto; tuttavia sarà possibile ricreare la tempesta perfetta della crisi finanziaria del 2008, tra swap, special investment vehicles o leveraged EFTs. Unico problema: non c’è un solo numero in tutto il paragrafo. Parole chiave inflazione a gogò, nazionalizzazione, legge bancaria del 1936
EUROPA Convinti antagonisti dell’elisione, a Casapound propongono di «uscire dalla Unione Europea». Se non fosse bastato il primo punto contro la moneta unica, il secondo conferma l’ossessione per non meglio precisati «gruppi finanziari sovranazionali» che attentano all’identità italiana. Con un potente guizzo di nazionalismo, e in maiuscolo per chiarire ancora meglio, Casapound invoca il «NOSTRO INTERESSE» e le «NOSTRE CONDIZIONI». Condizioni disperate, dopo l’abbandono dell’Euro. L’uscita dalla Ue sarà «unilaterale», con conseguente «immediata interruzione delle erogazioni miliardarie» – perché Theresa May non ci ha pensato prima? – e una sobria «cancellazione di tutti i trattati europei, di tutte le regole e regolamenti, di tutte le quote di produzione imposte alle nostre imprese». Il sospetto è che su Wikipedia, anziché cercare ‘Unione Europea’, il redattore abbia digitato ‘Unione Sovietica’. E per concludere, un complesso meccanismo di tassazione basato sulla distanza dal luogo di produzione (il famoso «kilometro zero»), oltre a un elaborato algoritmo che consenta di calcolare le «differenti condizioni sociali e lavorative» adottate nella produzione. Parole chiave sovranità, sovranità, sovranità
IMMIGRAZIONE Anche in questo caso, la ricetta è semplice: blocco totale dei flussi migratori. E per chiarire, in maiuscolo: «IUS SANGUINIS», chissà fino a quale grado di antenati. Se non altro, con precisazione tra parentesi che si tratterebbe di una riforma costituzionale. Si parla di «dati reali» che smentirebbero un insostenibile rapporto tra popolazione in età da lavoro e pensionati, ma questi stesse cifre non sono rese note. Poi, un po’ di pietismo a stemperare l’intransigenza della razza: bloccare in toto l’immigrazione tutela anche gli immigrati, perché consente di proteggerli dai soprusi di «qualche cricca affaristica antinazionale». Parole chiave multirazzista, Multinazionali (con la lettera maiuscola), cricca affaristica antinazionale
DIFESA Per confermare il leitmotiv isolazionista, l’Italia esca anche dalla Nato. E poi imponga la chiusura di tutte le basi straniere presenti sul territorio. Alla difesa della patria ci pensiamo da soli, senza nessuna limitazione di armamenti, «dalle portaerei alle armi nucleari». Con quali soldi? «Aumentando i punti di PIL destinati agli armamenti che devono principalmente essere forniti da aziende italiane». Per risparmiare un po’, la reintroduzione della leva obbligatoria per tutti, con richiami quinquennali, su modello del vaccino contro il tetano. E poi un grande revival della «geopolitica degli anni Trenta». Parole chiave blocco occidentale, Forze Armate, ministero della guerra.

 

Matteo Gori
Leonardo Zanobetti
Federico Calciolari


Parte della serie Eureka, la rassegna europea

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