Novembre in Europa - Eureka

Difesa europea, tra debolezze e punti di forza. Mentre in Polonia si confondono nazionalismo e festa nazionale

«Io difendo una giustizia europea, concepita come uno spazio di dialogo complementare». Emmanuel Macron durante una visita al Consiglio d'Europa, a Strasburgo.

 

FOCUS EUROPA La lunga battaglia per l'esercito europeo

Nel Consiglio Europeo del 19 ottobre scorso è stato deciso di lanciare ufficialmente la proposta di una cooperazione rafforzata sulla Difesa. Questo strumento, previsto dal Trattato di Lisbona, serve a facilitare il processo decisionale del Consiglio Europeo e nello specifico ambisce a creare un primo coordinamento dell’UE nel settore degli armamenti, della ricerca militare e della guerra cibernetica (cyberwar). La cooperazione rafforzata è un meccanismo attraverso il quale «istituzionalizzare» la volontà di cooperazione tra diversi Paesi appartenenti all’Unione, di modo da dare un cappello europeo, per quanto solo nominale, a delle collaborazioni possibili in diversi settori ritenuti importanti per il futuro dell’integrazione europea. A livello operativo questa PESCO (dall’acronimo inglese equivalente) si potrebbe tradurre in un superamento dell’astensione costruttiva sulla politica estera in sede di Consiglio, l’unico organo deputato a prendere decisioni in questo campo fino ad oggi. Secondo il sistema vigente gli Stati membri possono proporre delle azioni specifiche di politica estera, le quali però devono avere l’assenso della totalità degli Stati membri (per le decisioni più importanti) o passare un voto a maggioranza qualificata (per esempio sulle scelte più logistico-operative). L’astensione costruttiva permette di far passare delle risoluzioni e quindi dare il via a delle iniziative europee evitando di votare contro. La cooperazione rafforzata aggira il problema dell’unanimità creando un «canale preferenziale» per quegli Stati che esprimano il desiderio di collaborare in un determinato settore e che quindi non devono più chiedere l’autorizzazione al Consiglio. Questi Stati chiedono di usare le strutture dell’Unione per avere un maggiore coordinamento tra loro ed evitare la creazione di doppie strutture di controllo di singole iniziative intergovernative. Il finanziamento di questo strumento, in materia di Difesa così come in tutti i settori nei quali dovesse essere attivata, è a carico agli Stati aderenti e comporta costi minimi per il bilancio dell’Unione. È quindi posta al di fuori del controllo degli organi deputati a verificare il bilancio europeo, come il Parlamento, che tuttavia rimane aggiornato sui suoi progressi. L’agenzia che finanzierà questa cooperazione rafforzata permanente è l’EDA, l’Agenzia Europea per la Difesa (European Defence Agency). Quest’organismo è dipendente dagli Stati membri dell’Unione, che ne costituiscono la governance e la finanziano in proporzione al rispettivo PIL, ma è presieduto dall’Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune, attualmente Federica Mogherini. Gli Stati che si avvarranno della PESCO, potenzialmente tutti gli Stati membri dell’Unione eccetto Malta, la Danimarca e la Gran Bretagna, si impegneranno a finanziare l’EDA per delle attività di ricerca e sviluppo comuni in ambito militare. L’ambizione della Commissione e del Consiglio Europeo è quella di iniziare a realizzare delle economie di scala nel settore della ricerca e dell’innovazione, per poi arrivare a quello dell’approvvigionamento degli armamenti. Una delle difficoltà maggiori per una futura difesa europea infatti è proprio la rivalità e la competizione tra diverse grandi aziende di armamenti nazionali, che finora hanno preferito rivolgersi ad un limitato mercato nazionale, sostenuti dai rispettivi governi, piuttosto che aprirsi ad un ambizioso mercato europeo, giudicato più pericoloso. Questa scelta poco lungimirante ha portato l’Europa a perdere progressivamente terreno in campo di ricerca e innovazione con i suoi principali competitor, ossia la Russia e gli Stati Uniti.
 

Una delle difficoltà maggiori per una futura difesa europea è proprio la rivalità e la competizione tra diverse grandi aziende di armamenti nazionali, che finora hanno preferito rivolgersi ad un limitato mercato nazionale


Le risorse sembrano adeguate ad aumentare l’attuale irrisoria competitività. Dai 50 milioni attuali infatti l’EDA passerà ad un finanziamento di 500 milioni il prossimo anno e di un miliardo dal 2019. I maggiori contributori, rispettando il principio della proporzionalità al Prodotto Interno Lordo, saranno Francia e Germania. Le dolenti note di questa cooperazione rafforzata rimangono sul piano strettamente logistico-operativo. Benché la PESCO faciliti il processo decisionale, semplicemente diminuendo il numero di Stati coinvolti, e preveda anche la creazione di un centro di comando di «pianificazione e guida militare» a Bruxelles (teoricamente attivo dal marzo di quest’anno), la partecipazione alle missioni europee rimane assolutamente discrezionale per gli Stati. Non solo: il centro operativo di Bruxelles ha il compito specifico di supervisionare tutte le missioni europee di Peace building a sostegno di un Paese terzo, definite non esecutive, mentre per quelle esecutive e di Peace enforcement (vale a dire di interposizione tra componenti armate, missioni antipirateria o impegno diretto per la vigilanza armata del rispetto dei diritti umani) non è previsto un coinvolgimento del centro operativo. Nonostante il passo avanti sia enorme, questa Cooperazione rafforzata manca ancora di una propria coerenza e linearità. Le decisioni del Consiglio Europeo, che determinano la linea della Politica estera e di sicurezza europea, saranno da ora in poi mitigate sia dalle indicazioni che usciranno in sede PESCO, sia dai tre supporti rappresentati dall’EDA per la ricerca, dal quartier generale europeo per le missioni non esecutive e dai quartieri generali creati ad hoc dall’Alto Rappresentante per le missioni esecutive.  È infatti quest’ultimo che personalmente risponde della coerenza di tutte queste strutture nei rispettivi ruoli e nella rispettiva autonomia. Rimane abbastanza chiaro come questa situazione sia anni luce distante sia da un’Unione della Difesa, sia dalla prospettiva di un esercito europeo. A fare la differenza nei prossimi anni sarà la volontà politica dei Commissari Europei e dei Capi di Stato a lavorare sui dossier e a prendere decisioni coraggiose, seguendo la difficile strada che Federica Mogherini sta percorrendo.

Federico Castiglioni

 

FOCUS POLONIA Festa nazionale o festa nazionalista?

Mentre tutti i paesi europei stavano festeggiando l’armistizio che nel 1918 mise fine alla prima guerra mondiale, i polacchi celebravano anche la Festa dell’indipendenza. Infatti, il paese riguadagnò la sua sovranità dopo 123 anni di spartizioni nel primo dopoguerra. Quest’anno però i media internazionali non hanno diffuso le immagini della cerimonia patriottica davanti alla tomba del Milite ignoto (che si è svolta in presenza del presidente della Repubblica Andrzej Duda), bensì quelle di una manifestazione nazionalista nel centro di Varsavia. Alcuni giornali come The New York Times, Le Monde o La Stampa hanno persino parlato di «uno dei raduni ultranazionalisti più grandi al mondo». È vero che gli slogan razzisti e xenofobi dei movimenti nazionalisti hanno dominato le rubriche sulla Polonia nei giorni successivi, tuttavia bisogna stare attenti a non confondere una minoranza di estremisti con l’insieme della popolazione polacca. La cosiddetta «marcia per l’indipendenza» organizzata dai nazionalisti ha raggruppato più di 60 mila persone, un numero in crescita rispetto agli anni precedenti. I loro cartelli erano ancor più preoccupanti: si leggeva «Per un’Europa bianca», «Polonia pura, Polonia bianca». Come spiegare un tale risveglio del nazionalismo? È necessario ricordare la differenza tra patriottismo e nazionalismo. Il patriottismo è un sentimento di devozione alla patria, che può essere dimostrato attraverso il rispetto della storia nazionale e dei simboli del proprio paese. Il nazionalismo corrisponde invece ad un’ostilità nei confronti delle altre nazioni e ad una volontà di umiliarle. Queste due nozioni sono purtroppo state confuse apposta dai gruppuscoli fascisti. Sono riusciti a manipolare le immagini dell’11 novembre trasmesse all’opinione pubblica, facendo della festa nazionale una festa dell’odio. Le autorità non hanno condannato gli atteggiamenti estremisti. Anzi, il Ministro dell’Interno ha dichiarato che la festa nazionale si è svolta in «un clima positivo e in condizioni di sicurezza». La festa nazionale polacca è quindi stata non solo manipolata dai gruppi nazionalisti, ma i commenti negativi venuti dall’estero si inseriscono anche in un contesto più ampio – quello di una serie di riforme polemiche promosse dal partito conservatore Diritto e Giustizia (PiS). Al potere dal 2015, il partito al ha cambiato la composizione del Tribunale Costituzionale in suo favore, impedito l’aborto, limitato la libertà di stampa, e provato a riformare il funzionamento delle istituzioni giudiziarie.

Assistiamo ad una profusione di commenti semplificati sui polacchi: la politica antieuropea delle autorità viene erroneamente associata all’insieme della società civile. Il governo non riflette per niente l’insieme della popolazione

La Polonia viene criticata anche per l’atteggiamento antieuropeo del governo. Dopo la violazione dello stato di diritto, i conservatori al potere hanno rifiutato la politica di accoglienza dei rifugiati proposta dalla Commissione europea, dimostrandosi xenofobi e isolazionisti. Di conseguenza, assistiamo ad una profusione di commenti semplificati sui polacchi: la politica antieuropea delle autorità viene erroneamente associata all’insieme della società civile. Il governo non riflette per niente l’insieme della popolazione. Secondo gli ultimi sondaggi, l’88% dei polacchi è favorevole all’Unione Europea. Inoltre, ogni riforma conservatrice o manifestazione nazionalista è contrastata da dimostrazioni pro europee e antigovernative. Ad esempio, dopo la promulgazione della legge anti-aborto, tutte le piazze delle grandi città si riempirono di manifestanti che rivendicavano più libertà per le donne. L’estate scorsa, di fronte alla prova di riforma giudiziaria, migliaia di persone sono scese per protestare davanti ai tribunali. Infine, l’11 novembre c’è stata una manifestazione pacifica per rispondere ai nazionalisti con un messaggio antifascistico. Sono i politici antieuropei al governo a favorire l’emergenza del nazionalismo. Come lo dimostrano i movimenti di opposizione, una gran parte dei polacchi vuole invece l’Europa, la democrazia e la tolleranza. Bisogna quindi ricordarsi che l’11 novembre è stato innanzitutto una festa patriottica, perché parlare di fascismo sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti di tutta la società civile che si mobilizza regolarmente contro l’estremismo.

  Maria Popczyk

 

CALENDARIO In Europa, a settembre

1 novembre ► Il Presidente francese, Emmanuel Macron, ha pronunciato un discorso storico presso il Consiglio d'Europa, rimarcandone il ruolo anche nei rapporti con le istituzioni dell'Unione Europea.
20 novembre ► Dopo una lunga fase di negoziazioni informali, un voto inconcludente e un sorteggio finale, l'Agenzia del Farmaco Europea (EMA), oggi nel Regno Unito, sarà trasferita ad Amsterdam, in conseguenza di Brexit. L'Autorità Bancaria Europea (EBA) andrà invece a Parigi.
21 novembre ► Il parlamento britannico ha votato contro la conservazione del Charter of Fundamental Rights nell'ambito della trasposizione della legislazione UE nel diritto del Regno Unito; tuttavia, il Charter, una volta lasciata l'Unione, avrebbe avuto solo un significato simbolico.
22 novembre ► L'ex-generale serbo, Ratko Mladic, è stato condannato a sei dei sette capi di imputazione presso il Tribunale de L'Aia.
24 novembre ► L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha diffuso i dati riguardanti i flussi migratori nel 2017 verso l'Europa, che segnano un calo degli arrivi dagli oltre 345 mila del 2016 a poco più di 161 mila nel 2017, fino a novembre; nell'ultimo anno sono entrati in vigore o si sono consolidati accordi bilaterali con Paesi terzi di frontiera.
27 novembre ► In Unione Europea, gli stati membri accolgono il rinnovo per cinque anni della licenza per la commercializzazione e l'uso del glifosfato, un erbicida al centro di una controversia, sospettato di essere cancerogeno.
29 novembre ► Nel vertice UE-Unione Africana tenutosi in Costa d'Avorio, tra le priorità ci sono stati il controllo dei flussi migratori e il terrorismo.

 

SPUNTI per l'Europa
Foreign Affairs A fiscal Union for the Eurozone
The Irish Times Ignorance of Irish history means that Brexit talks will not end up well
Il Sole 24 Ore Una carbon tax per guardare con più fiducia al futuro


Parte della serie Eureka, la rassegna europea

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