Dicembre in Europa - Eureka
L'Unione Europea può proteggere lo stato di diritto in Polonia?
«Credo nella democrazia liberale: imperfetta e fragile, disprezzata e violata, a volte priva di difese, ma senza alternative». Il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, in un simbolico discorso all'Università di Pécs, in Ungheria.
FOCUS EUROPA Lo stato di diritto e il ruolo dell'Unione Europea
Prima ancora che su interessi di natura economica, che talvolta possono apparire divergenti tra i propri stati membri, l’Unione Europea trova il proprio fondamento nella democrazia, nel rispetto della giustizia, nello stato di diritto. In ragione di un «evidente rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro» di quei valori contenuti nell’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea (TEU), la Commissione Europea ha ufficialmente proposto l’applicazione dell’articolo 7 TEU nei confronti del governo di Varsavia. Se almeno quattro quinti degli stati membri sosterranno la proposta – e pare di sì, almeno per le prime contromisure -, la Polonia sarà soggetta all’iter previsto dall’articolo 7 che, con il consenso degli altri stati membri, potrà portare alla sospensione del diritto di voto all’interno del Consiglio per la Polonia. Ma impedire il voto polacco sembra una prospettiva poco realistica, sebbene più vicina. Dal gennaio 2016, la Polonia è stata al centro di un’indagine della Commissione per comprendere se le riforme messe in atto dal partito di governo ‘Giustizia e Libertà’ in Polonia abbiano la capacità di minare le istituzioni dello stato di diritto. Il governo polacco ha giustificato le misure con la necessità di rimuovere i retaggi dell’era comunista dal sistema giuridico. Le preoccupazioni circa lo stato del sistema giudiziale in Polonia non sono state solamente sotto la lente delle istituzioni UE. Recentemente, anche la Venice Commission del Consiglio d’Europa ha espresso i propri dubbi circa il rispetto dello stato di diritto se l’ultimo pacchetto di riforme del sistema giudiziario fosse approvato dal presidente polacco, Andrzej Duda. Nel corso del tempo, la Polonia ha promosso 13 riforme che potrebbero minare l’imparzialità e l’indipendenza della magistratura. Nel 2014, mentre si cominciavano ad avvertire i primi segnali della deriva verso il modello di «democrazie illiberali» di alcuni Paesi membri dell’Est, la Commissione promosse un nuovo modello di azione in caso di presunta violazione dello stato di diritto. Al centro della nuova strategia la Commissione inserì il dialogo costante tra le parti, per poter raggiungere un accordo extragiudiziale capace di evitare il ricorso all’articolo 7. Tuttavia, come il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, ha dichiarato, il governo di Varsavia non sembra aver collaborato a sufficienza per risolvere le presunte violazioni.
L’Unione Europea è accusata di soffrire di un certo «deficit democratico». Perché quindi l’Unione Europea dovrebbe intervenire a tutela dello stato di diritto in uno degli stati membri?
Tuttavia, l’Unione Europea è accusata di soffrire di un certo «deficit democratico». Perché dunque l’Unione Europea dovrebbe intervenire a tutela dello stato di diritto in uno degli stati membri, interferendo di fatto negli affari interni? Ci sono diverse ragioni che giustificano l’intervento, a cominciare dalla necessità di assicurare il rispetto dei Trattati che costituiscono l’Unione. Anzitutto, ciascuno stato membro ha volontariamente aderito all’Unione Europea, accettandone le basi costituzionali, e quello stesso articolo 2 TEU che spiega su quali valori l’Unione Europea si fondi; questi includono il rispetto dello stato di diritto e della democrazia. Compromettere il sistema giudiziale in uno dei Paesi membri significa anche causare delle esternalità negative per gli altri cittadini UE. Da una parte, gli altri cittadini comunitari che risiedono nello stato membro artefice della violazione potrebbero essere esposti alle conseguenze della svolta autoritaria, vedendo compromessi i propri diritti di cittadini dell’Unione. Ma soprattutto, si avrebbe il rischio che il governo «illiberale» possa condizionare, con il proprio voto in Consiglio, le politiche dell’Unione Europea, che hanno effetti su tutti i cittadini.
Resta un’altra questione aperta: quella della credibilità degli strumenti di cui la Commissione dispone per far fronte a tentativi di destabilizzare lo stato di diritto. Se l’articolo 2 TEU dovrebbe essere adottato nella fase di pre-accessione all’Unione, imponendo il rispetto dei valori per quanti vogliano far parte della UE, l’articolo 7 sembra non essere abbastanza come deterrente. Non ha funzionato con la Polonia, e non funziona con l’Ungheria. I tempi per dialogare sono troppo lunghi, soprattutto se non giungono risposte dalla controparte. La credibilità della Commissione è incrinata anche dalla disparità di trattamento riservata all’Ungheria, dove l’idea di una «democrazia illiberale» è nata, ma il cui partito di governo è parte del gruppo nel Parlamento Europeo a cui appartiene anche buona parte della Commissione. Per adesso, gli strumenti a disposizione dell’Unione Europea per difendere i propri valori sembrano poco adeguati. La proposta del governo tedesco, invece, sembra andare nella giusta direzione: erogare i contributi europei a condizione del rispetto dei valori dell’Unione Europea. Se nel 1989 la Polonia e l’Ucraina avevano un PIL pro capite comparabile, oggi la Polonia ha una ricchezza per persona quattro volte maggiore dell’Ucraina, e buona parte di questo balzo in avanti si spiega con la prospettiva dell’accesso all’Unione Europea, e con il sostegno finanziario di Bruxelles. Per questo, una strategia che imponga il rispetto dei valori comunitari come condizione per ricevere finanziamenti può essere la soluzione; ma ciò potrà avvenire solo dal 2020, con il nuovo bilancio pluriennale. Da auspicare è anche una più stretta collaborazione con il Consiglio d’Europa, anch’esso attento alle evoluzioni della riforma del sistema della giustizia in Polonia. Non a caso, in uno storico discorso a Strasburgo a Novembre, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha suggerito una maggior cooperazione nell’ambito di una «giustizia europea», che vada oltre i confini nazionali.
Leonardo Zanobetti
CALENDARIO In Europa, a dicembre
1 dicembre ► Il budget 2018 è stato approvato con 295 voti a favore, e 194 contrari dal Parlamento Europeo. Gli astenuti sono stati 197; per la prima volta, il gruppo di S&D, alleato dell’EPP nella coalizione alla guida della Commissione, si è rifiutato di votare il bilancio per il 2018. Contemporaneamente, anche il Consiglio ha dato il proprio via libera.
5 dicembre ► Nell’ambito di un più grande progetto per il controllo degli effetti negativi della globalizzazione, gli stati membri hanno approvato una lista di Paesi in varia misura non cooperativi in materia di trasparenza fiscale, i cosiddetti ‘tax heaven countries’. La lista include anche territori oltremare del Regno Unito.
6 dicembre ► La Commissione Europea ha confermato l’intenzione di trasformare il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) in un fondo monetario europeo entro fine mandato. Altra misura proposta, da tempo discussa, è la creazione di un ministro delle finanze europeo.
7 dicembre ►La Francia vedrà svolgersi una serie di consultazioni nazionali sul tema di una possibile riforma dell’Unione Europea, secondo il rapporto presentato all’Assemblea nazionale.
12 dicembre ► In una nota del presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, si riconosce che il sistema di ricollocamenti obbligatori per l'emergenza migranti sia stato inefficiente.
13 dicembre ► A sorpresa e grazie all'intervento di alcuni franchi tiratori, il governo di Theresa May è stato sconfitto sulla Brexit bill, con il Parlamento che si è riservato il diritto di votare sull'accordo che sarà stipulato con la UE, contrariamente alle intenzioni del governo, che non intendeva fare ricorso al voto parlamentare.
15 dicembre ► I leader europei dichiarano che è stato raggiunto un «progresso sufficiente» nelle negoziazioni per Brexit che consente di avviare le negoziazioni per un futuro accordo commerciale tra Unione Europea e Regno Unito.
21 dicembre ► Nelle elezioni convocate dopo lo scioglimento del governo della Catalogna, gli indipendentisti riconfermano la maggioranza assoluta, ma il primo partito diventa il moderato Ciudadanos.
SPUNTI per l'Europa
Project Syndicate A new grand coalition for Germany - and Europe
Keynes Blog L’appello: superare il Fiscal compact per un nuovo sviluppo europeo
Affari Internazionali Ue: Unione economica e monetaria, idee nuove, ma non troppo
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