L'Eco del Nulla

Dichiarazione d'intenti

Troppo silenzio. Nell'intera valle si sente soltanto l'eco di vuote parole. Un ritmico ripetersi di niente.
In un momento destabilizzante, destabilizzati alle fondamenta da chi le fondamenta dovrebbe aiutare a costruirle, vogliamo scrivere, vogliamo parlare perché nello stimolo, nell’interesse, nella sfida culturale risiede il primo motore per smuovere l’immobile di questo paese.
Con la cultura non si mangia perché non ne abbiamo fame. Pensiamo troppo spesso a dove vogliamo andare dimenticando da dove siamo partiti, chi è che ci ha indicato per primo la strada e ci ha reso grandi e orgogliosi, fin troppo. Noi, popolo di autocommiserati e autopresunti falliti, fioca la fiamma che già da tempo ci siamo dimenticati di alimentare, guardiamo avanti disillusi e disinteressati sventolando lo stendardo dell’anti come unico valore.  Defilarsi la speranza, fuggire lo scopo ultimo.
Ma è qui che noi prendiamo forma, è qui che noi prendiamo vita. La terra non è soltanto suolo: è respiro, è tempo, è storia. La radice dell’essere noi vi è legata indissolubilmente; ma per essere liberi non bisogna reciderla, inevitabilmente ci porterebbe alla morte. Per essere liberi dobbiamo avere la forza di afferrare le briglie e farne frusta, per guidare da quello che è stato a quello che, solo grazie a noi, sarà.
Noi siamo qui per cominciare a parlare, perché il sussurro diventi brusio.
Vogliamo parlare perché il silenzio delle nostra generazione ci assorda, ci assorda il suo vuoto frastuono. Ripudiamo il muto assenso e le grida da slogan, il rimbombo di parole vuote in teste vuote. Vogliamo parlare per colmare l’eco del nulla.


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