Dal profondo del cuore

Storia di William Harvey e della scoperta della circolazione sanguigna

Nel 1627 William Harvey, già medico del St. Bartholomew’s Hospital e physician-extraordinary to the king, fu nominato per la terza volta censore del College of Royal Physician of London. Egli aveva il compito di verificare che i candidati all’ammissione fossero degli ortodossi seguaci dell’antico Galeno, eppure l'anno dopo pubblicò un libro che, annunciando la scoperta della circolazione sanguigna, di Galeno smentiva clamorosamente l’autorità.
La Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus, esito degli esperimenti condotti da Harvey durante i suoi corsi di anatomia al College, era anche la summa delle correzioni che i moderni anatomisti, dissezionando cadaveri, avevano imposto a Galeno confrontandone i dettami con il “libro della natura”. Galeno ha detto che il sangue del sistema venoso, giunto al cuore dal fegato – dov’è prodotto cuocendo il cibo ingerito – in parte si riversa nei polmoni per nutrirli,  come accade in tutto il corpo; il grosso, filtrando dai pori della parete interna del cuore, passa dal ventricolo destro al sinistro, incontra l’aria dei polmoni e, mutato in pneuma vitale, tramite le arterie diffonde nell’organismo il calore che origina nel cuore e attiva molte funzioni corporee.

Ebbene André Vésale dimostrò che il setto cardiaco è impermeabile. Quindi Realdo Colombo diede fondamento empirico ad un’ipotesi già nota: il sangue transita dall’uno all’altro ventricolo circolando nei polmoni. Girolamo Fabrizi d’Acquapendente indicò che le valvole regolanti il flusso venoso sono aperte in una direzione, non in entrambe come ha detto Galeno. Tutti costoro – Vesalius, Columbus, Fabricius – avevano insegnato a Padova, dove Harvey si era addottorato in medicina nel 1602. Come loro, egli cominciò correggendo l’autorità. Nella prima metà dell’opera Harvey descrive come, vivisezionando rane, aveva visto che la fase attiva del cuore, la natura del battito, non consisteva nel risucchiare il sangue dalle vene durante l’espansione diastolica, come voleva Galeno, ma nell’espellerlo violentemente nelle arterie durante la contrazione sistolica. Harvey annuncia di qui la circolazione sanguigna. Per illustrarla si serve anzitutto dei dati quantitativi ottenuti misurando l’ammontare giornaliero del sangue che entra ed esce dal cuore, troppo elevato sia perché il fegato possa produrlo, sia perché il corpo possa assorbirlo, come voleva ancora Galeno. Perché sia evidente che il sangue è «spinto in un circolo» e «in movimento continuo», Harvey applica una ligatura ad un avambraccio allentandone poi la stretta per mostrare, a fior di pelle, che il sangue passa dalle arterie alle vene; risistemando il lavoro del suo maestro, Fabrizi, riesce a determinare che dalle vene, grazie alle valvole, il sangue viene sempre respinto verso il cuore.

Poiché Galeno ha detto il falso e Harvey il vero, potremmo vedere nella circolazione sanguigna, fondamento della nostra medicina, un passo decisivo della storia della scienza moderna come marcia verso la verità. Inoltre questo abbattere l’autorità, questo insistito sperimentare e misurare quantificando e concepire il cuore come una pompa potrebbero far di Harvey un avanguardista della “rivoluzione scientifica” del Seicento, che grande impulso trasse dallo sperimentalismo del matematico Galileo, dal meccanicismo cartesiano, dall’invito ai sensi di sir Francis Bacon – cioè dai molteplici tentativi fatti per disfarsi delle eredità di Aristotele. Ma la filosofia della natura che fondava l’attività di Harvey era aristotelica non meno di quanto era galenica la dottrina fisiologica su cui egli aveva impostato l’indagine del corpo umano. Osservando la circolazione, egli dovette limitarsi a descriverla, senza risalire alla finalità ultima, alle cause che la motivavano, ma era proprio in cerca di queste che Harvey aveva impugnato il bisturi, secondo un modello aristotelico della conoscenza. Per dar forza retorica all’ipotesi circolatoria, prima di dimostrarla sperimentalmente, Harvey fece leva su un’analogia tra il corpo umano e il sistema meteorologico così come concepito da Aristotele: come il sole, «heart of the world», fa salire dalla terra umida il vapore che poi ricade in pioggia fertilizzando il suolo, così dal «Sun of the Microcosm», il cuore, «the blood is mov’d, perfected, made vegetable, and is defended from corruption and mattering».
 

«So the heart is the beginning of life, the Sun of the Microcosm, as proportionably the Sun deserves to be call’d the heart of the world, by whose vertue, and pulsation, the blood is mov’d, perfected, made vegetable, and is defended from corruption and mattering; and this familiar household-god doth his duty to the whole body, by nourishing, cherishing, and vegetating, being the foundation of life, and author of all».

Nella grande disputa sulla circolazione, gli aristotelici suoi detrattori denunciarono i difetti del procedimento dimostrativo, ma i suoi sostenitori, che s’imporranno, magnificarono le potenzialità gnoseologiche dello sperimentare di Harvey, entusiasti non tanto della verità che aveva scoperto, quanto del metodo sperimentale che gli aveva permesso di trovarla. 

 

Pubblicato su L'Eco del Nulla N.3, "Indagini e ricerche", Autunno 2015
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